Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, sono passati ormai sei mesi dal 7 gennaio 2022, data in cui è stata accertata, come è già stato ricordato, la presenza della peste suina africana nella popolazione dei cinghiali nei territori di Piemonte e Liguria. Le conseguenze legate alla diffusione del virus stanno producendo ingentissimi danni, anche a lungo termine, sociali ed economici. Da ultimo, c'è stato il focolaio a Roma. Parliamo del più grande comune agricolo della comunità europea con danni ancora a causa dei cinghiali allo stato brado, in una zona di grande vastità. Solo un intervento di circoscrizione dell'area e di abbattimento di centinaia di suini di allevamento ha impedito finora l'espandersi della peste nei territori vicini (pensiamo alla Toscana, che è una regione di confine tra il Lazio e la Liguria).
Certamente la nostra preoccupazione - ed è questo anche il senso oggi di questa mozione di maggioranza - è che non possiamo escludere che possano accendersi velocemente altri focolai nel Centro Italia. Infatti, basta pensare al numero dei cinghiali allo stato brado, su cui, come ricordava qualcuno, non abbiamo dati certi (comunque, sono oltre 2 milioni). Sappiamo che la malattia è fortemente infettiva e che può spostarsi in contiguità con veri e propri balzi e trasferirsi anche a centinaia di chilometri, come testimoniato, appunto, da vari istituti di ricerca.
Pensiamo agli effetti sulle regioni dove la suinicoltura è di grande importanza, in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto dove è presente il 75 per cento dei suini allevati, con 25 mila aziende agricole e 3.500 aziende di trasformazione. Gli effetti provocati sono misurabili (i danni arrecati alle coltivazioni proprio direttamente agricole). Pensiamo, infatti, ai danni che sta producendo al nostro patrimonio genetico, agli allevamenti professionali censiti che sono numerosi e molti di questi risultano, tra l'altro, aderenti ai circuiti di grande qualità, DOP e IGP. Si tratta di allevamenti all'aperto, quindi fortemente vulnerabili, che consentono di conservare un patrimonio di biodiversità delle razze suine autoctone di grande valore. E poi ci sono i danni al comparto, come veniva ricordato, che è un comparto di grande importanza: più di 11 miliardi e il 6 per cento del totale agricolo e agroindustriale nazionale. Nel 2021 la suinicoltura stava gradualmente uscendo da una fase congiunturale difficilissima ed estremamente sfavorevole. Poi ovviamente l'esplosione dei costi delle materie prime ha mutato le condizioni degli allevatori, con grandi ripercussioni (si faceva riferimento al commercio internazionale).
A causa della peste suina già ci sono stati, all'inizio del 2022, blocchi di esportazioni delle nostre carni suine in Cina e in Giappone, che sono grandi consumatori della nostra carne.
Finora le misure prese sono state importanti. Sono state ricordate e non le voglio citare tutte: si parte dall'ordinanza del 13 gennaio; poi, il decreto dell'aprile del 2022, che ha stabilito anche delle risorse di ristoro e misure per arrestare la diffusione della PSA, questo anche grazie al lavoro che noi abbiamo condotto in Commissione come gruppo del Partito Democratico. Penso, inoltre, al Fondo di ripartizione strutturale degli interventi e magari a una migliore sinergia, in particolare tra le regioni colpite, che sarebbe utile per fare arrivare questi fondi.
Tuttavia, con questa mozione intendiamo anche dare alcune soluzioni di concretezza - perché queste misure evidentemente non sono sufficienti - partendo anche da una maggiore sinergia a tutti i livelli delle amministrazioni pubbliche, da quelle nazionali a quelle regionali e locali, che non è ancora avvenuta compiutamente. Penso, poi, al tema delle ordinanze, che naturalmente non si sono rivelate così omogenee; penso al rafforzamento dei sistemi di controllo territoriali, come quelli delle polizie provinciali, che abbiamo tante volte richiamato, e tutto questo insieme a un rafforzamento dei meccanismi di prevenzione. Per questo motivo è necessaria un'integrazione maggiore di tutte quelle competenze professionali che fanno capo alla sanità, all'ambiente e all'agricoltura.
Quindi, questa mozione chiede ovviamente di stanziare più risorse, reintegrando fondi di parte corrente che possono essere di ristoro. Certo, è una soluzione nell'immediato non strutturale ma che in questo momento è necessaria (pensiamo a coloro che hanno dovuto abbattere migliaia di capi di bestiame). Servono più risorse - 10 milioni - che anche noi abbiamo contribuito in qualche modo ad ottenere e che sono state messe a disposizione del commissario. Evidentemente non sono sufficienti, tanto meno per installare quelle recinzioni che dovrebbero contenere la diffusione ma che naturalmente presentano molte problematiche, che sono già state ricordate, non solo dal punto di vista economico. Poi, misure per sostenere le attività economiche e professionali. Si parlava, appunto, di tutto il sistema turistico e ricettivo, comprese le attività outdoor che operano nel settore delle zone infette e che naturalmente hanno subìto danni diretti o indiretti dalle chiusure, dalle ordinanze di chiusura e dalle misure adottate.
Inoltre, è anche necessario intraprendere in sede europea delle iniziative tese a cofinanziare l'eradicazione della PSA. C'è una lettera anche di alcuni parlamentari europei, i quali ritengono che la stessa Comunità debba fare di più da questo punto di vista. Non sono sufficienti le risorse messe a disposizione; serve, piuttosto, un piano straordinario che possa supportare maggiormente la biosicurezza degli allevamenti.
Abbiamo chiesto anche di rafforzare l'attività di negoziazione per giungere a regole maggiormente condivise con i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione. Ovviamente, anche in sede diplomatica vanno sostenute le esportazioni nei confronti di quei Paesi che, come abbiamo ricordato, hanno adottato delle misure precauzionali non giustificabili nei confronti delle nostre produzioni suinicole, oltretutto avviando grandi speculazioni di mercato. Ancora, abbiamo chiesto che i contratti di filiera siano seguiti e rafforzati da questo punto di vista. Insomma, in qualche modo va messa in campo un'azione più organica, complessiva anche rispetto alla gestione e alla diffusione degli ungulati nel nostro Paese, in particolare i cinghiali, che sono i maggiori vettori e ovviamente per questo, insomma, anche il voto favorevole del Partito Democratico e il contributo nella costruzione di una mozione che è la prima di questa entità all'interno di questa Aula. Ci pare anche necessario avviare delle campagne di informazione pubblica dedicate proprio alla peste suina agricola, anche per tranquillizzare i nostri consumatori, evitare quei timori infondati di rischi per la salute umana, con, invece, l'assoluta garanzia che le nostre imprese agricole continuano a operare nella massima sicurezza, dando quindi quelle garanzie delle nostre produzioni nazionali. Vogliamo in questo modo, con questa mozione, dare anche quelle risposte concrete che finora non sono arrivate e, quindi, in qualche modo, continuare a sostenere con forza e con tutte le misure possibili quello che è uno dei settori così colpiti, come quello suinicolo, eppure così fondamentale per l'economia complessiva del nostro Paese.