Discussione generale
Data: 
Lunedì, 3 Agosto, 2020
Nome: 
Andrea De Maria

Grazie, Presidente. Governo, colleghi, è evidente che la pandemia da Coronavirus, questa sfida terribile che stiamo affrontando anche nel nostro Paese, è a tutti gli effetti una sfida globale e va affrontata con un'azione multilaterale che deve riguardare l'intera comunità internazionale. Era già chiaro che sempre di più, in un mondo interdipendente e globalizzato come il nostro, le politiche della salute non possono che avere anche una dimensione globale. Non a caso, le stesse Nazioni Unite hanno considerato e considerano la salute come un aspetto fondamentale dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030, ma credo che con la pandemia da Coronavirus questo elemento sia ormai chiaro a tutti, anche al nostro dibattito pubblico. D'altra parte, se c'è una cosa che ci insegna il contrasto al Coronavirus è proprio come la sicurezza di ognuno si possa realizzare solo in un contesto collettivo. Questo riguarda anche le scelte individuali e quotidiane di ognuno di noi: usare la mascherina significa mettere in sicurezza gli altri e si è in sicurezza solo se chi ti è vicino adotta le stesse misure di prudenza rispetto al Coronavirus. Ciò vale nei singoli Stati: se ci pensiamo, i Paesi che stanno affrontando con più efficacia la sfida del COVID-19 sono quelli che hanno un più forte il servizio sanitario pubblico, dove la salute è garantita per tutti. Anche in questo caso è abbastanza evidente che uno può ricorrere anche alle cure migliori, magari potendole pagare, ma se non c'è una sicurezza di tutti, quello stesso cittadino è esposto al rischio del contagio dall'epidemia di COVID più che in realtà dove, invece, le cure sono garantite a tutti. Questo vale a maggior ragione, ancora di più, nel rapporto fra Stati a livello globale: un focolaio in un qualunque realtà del mondo è un pericolo per tutta l'umanità e, appunto, in un mondo globale e interconnesso l'epidemia va combattuta, prima di tutto, a livello globale. D'altra parte, questa consapevolezza credo sia dentro la cultura e l'identità della democrazia italiana, a partire dai nostri principi costituzionali. Se ci pensate, in quel bellissimo articolo della Costituzione in cui si dice che il nostro Paese ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali, c'è anche l'informazione forte della rinuncia di parti di sovranità in funzione di organismi sovranazionali e, nella sua storia, l'Italia ha investito particolarmente su questo tipo di organismi, sulla stessa Organizzazione mondiale della sanità.

A dicembre, assumeremo la Presidenza di turno del G20 e sarà una Presidenza di turno molto importante, perché quella fase di vita del G20 si dovrà concentrare molto sulle azioni di contrasto al Coronavirus perché il nostro mondo globale esca dall'epidemia in modo equo e sostenibile. Questa logica di multilateralità, di iniziativa internazionale è il contrario del modo in cui alcuni Governi, anche molto importanti nella dinamica internazionale, stanno affrontando la sfida della pandemia; è il contrario della politica che, negli Stati Uniti, sta conducendo Trump, sia all'interno sia nelle relazioni internazionali, non con il consenso di tutto quel sistema politico (speriamo che il primo martedì di novembre ci sia un altro Presidente alla guida di quel Paese così importante per la democrazia nel mondo).

Non serve isolarsi, non serve dare vita a una nuova guerra fredda, ci vuole più cooperazione, più condivisione - penso, ad esempio, alle ricerche sul vaccino -, più multilateralismo e anche l'impegno per affermare nel mondo il valore universale della democrazia, per chiedere a tutti gli Stati - fra questi certamente anche alla Cina - il rispetto dei diritti umani fondamentali. Un'evoluzione in senso democratico si può realizzare in modo più efficace solo in un contesto globale di crescita del multilateralismo e del legame fra i diversi Paesi del mondo. Di fronte alla pandemia, questo l'Unione europea la capito e l'ultimo Consiglio europeo ha messo in campo iniziative molto importanti per una condivisione a livello europeo di un'azione per governare le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Questa nuova stagione dell'Europa credo che chiami anche l'Unione europea a svolgere un ruolo corrispondente a questi indirizzi che ha assunto al suo interno nelle dinamiche internazionali; d'altra parte, questo è quello che può insegnare anche l'Europa al mondo. L'Europa è stata attraversata per secoli da guerre terribili, da tante guerre civili fra i popoli europei nel momento in cui un singolo popolo ha pensato di imporsi sugli altri con la forza e la violenza, invece ha trovato le ragioni dell'unità nel rispetto reciproco delle identità e delle culture di tutti i popoli europei. Questo è un messaggio che oggi l'Europa può e deve dare al mondo, cioè una comunità internazionale che trova in un progetto comune le ragioni di affrontare anche questa sfida così drammatica rappresentata dall'epidemia di COVID-19.

In questo quadro si colloca anche la risoluzione dell'Organizzazione mondiale della sanità del 18 maggio, condivisa da più di 120 Paesi, che indica un processo graduale di valutazione imparziale e indipendente globale sulla gestione del Coronavirus da parte della comunità internazionale. Una inchiesta che sarà volta anche a far luce sulle modalità e i tempi di circolazione delle informazioni da parte della Cina e della stessa Organizzazione mondiale della sanità sulla diffusione della pandemia, per approfondire davvero tutto quello che è accaduto - è giusto farlo -, fuori però da ogni uso strumentale di politica interna e di politica estera su quello che è accaduto, sapendo, soprattutto, che non si esce da una crisi così mettendo in campo una nuova guerra fredda, come purtroppo si legge sempre più spesso nel dibattito pubblico, ma invece una stagione finalmente vera di multilateralismo, di condivisione, di costruzione di una comunità internazionale che affronta insieme una sfida così complicata.

Nella mozione che il gruppo del Partito Democratico ha messo a punto con gli altri gruppi di maggioranza diciamo, quindi, che l'Italia deve essere sempre di più protagonista di un'azione di cooperazione multilaterale in campo sanitario che riguardi questa fase di emergenza e che, oltre l'emergenza, faccia sì che tutti i Paesi ed anche i Paesi in via di sviluppo si possano dotare di un solido sistema sanitario. Questo obiettivo è un obiettivo di civiltà, di umanità e basterebbe questo per perseguirlo, ma è anche un obiettivo che guarda al nostro interesse nazionale, perché solo se tutti gli uomini e le donne del mondo potranno essere curati davvero di fronte a epidemie come questa, saremo tutti più sicuri e riusciremo più a governare sfide globali come quella che abbiamo di fronte in questi giorni. Poi, certo, va chiesta, va sostenuta una forte collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità nell'ambito della risoluzione del 18 maggio che ho ricordato prima e va chiesta piena trasparenza all'Organizzazione mondiale della sanità nelle iniziative che assume per contrastare il Coronavirus. Poi chiediamo al nostro Governo di proseguire quell'iniziativa preziosa e importante in sede di Unione europea che ha portato a risultati così significativi sia in materia sanitaria, sia in materia di iniziative per contrastare le conseguenze economiche e sociali della pandemia da Coronavirus.

Poi chiediamo all'Italia di attivarsi in sede ONU per mettere in campo una grande alleanza internazionale nella ricerca sul vaccino e per lo sviluppo di strumenti diagnostici e di trattamenti terapeutici per il COVID-19, da mettere davvero a disposizione di tutti, utilizzando anche questa opportunità rispetto alla nostra azione internazionale e questa responsabilità rappresentata dalla presidenza italiana del G20.

Io penso si possa dire che il nostro Paese, grazie all'azione del Governo e della maggioranza, in un dialogo che abbiamo avuto con tutte le forze parlamentari, è stato all'altezza, finora, di questa sfida così difficile; lo è stato nei mesi drammatici, nella fase drammatica del lockdown, quando siamo stati uno dei primi Paesi colpiti, dopo la Cina, dal Coronavirus, facendo scelte che ci consentono, oggi, di governare la situazione in modo più efficace di quella di altri Stati che non hanno avuto la stessa determinazione e lo stesso rigore in quei mesi così difficili. Abbiamo assunto un'iniziativa in Europa e anche l'Unione europea, l'ho detto prima, sta dimostrando di essere all'altezza di una fase così difficile. Ora dobbiamo lavorare perché l'intera comunità internazionale affronti nel modo giusto questa sfida, appunto, con una scelta di condivisione e di multilateralismo, conducendo un'iniziativa condivisa sul piano sanitario e sul piano economico sociale. Anche questa è una grande responsabilità storica dell'Italia e dell'Europa che credo non dobbiamo sottovalutare per la grande importanza che ha e che dobbiamo mettere in campo con grande determinazione.