Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 11 Dicembre, 2025
Nome: 
Stefano Graziano

Grazie, Presidente. Mah, insomma, ascoltando le parole del collega Candiani sembrava di stare con il teletrasporto a Londra, e non qui. Gli vorrei immediatamente comunicare che oggi non è “nu juorno buono”, direbbero a Napoli, perché ci sono i giornalisti de La Stampa in sciopero e c'è la vicenda de la Repubblica, del Cdr.

Io penso che questo sia il segno più evidente che si sta infrangendo quello che è l'articolo 21 della Costituzione, e ci tengo a intervenire in Aula sulla mozione per la libertà di stampa partendo da qui, perché io penso che, per i padri costituenti, l'articolo 21 sia stato un presidio della democrazia. L'articolo 21 dà il segno della qualità delle democrazie, e noi abbiamo bisogno sempre di più libertà di stampa, non di meno libertà di stampa. E proprio da qui voglio partire, ribadendo quello che è successo a Sigfrido Ranucci, perché vedete, quello che è accaduto rispetto a un famoso giornalista d'inchiesta di Report è il segno di quello che si sta verificando in questo Paese: è un segno non positivo, è un segno grave, è un segno che innesca meccanismi preoccupanti da questo punto di vista.

E proprio stamattina abbiamo fatto anche la Commissione di vigilanza Rai per dare quello che è stato il verbale che era secretato alla magistratura, e lo ha chiesto anche l'Autorità per la privacy. Vedete, quello significa che c'è un segnale preoccupante, e io penso che noi su questo dovremmo riflettere tutti insieme: perché accade una cosa del genere? Cosa fa accadere una cosa del genere in un sistema che deve essere ed è un sistema democratico? Vedete, tutto questo se noi lo leghiamo ad un'altra cosa importante, la vicenda di Paragon, è un'altra vicenda sconcertante. Il Governo ancora non dà e non conosciamo che cosa realmente è accaduto sulla vicenda di Paragon.

Sono stati spiati giornalisti come Cancellato, come Ciro Pellegrino, come Francesco Nicodemo, come D'Agostino e, sostanzialmente, noi non sappiamo chi li ha spiati, ancora non riusciamo a sapere che cosa è accaduto. E io penso che questo sia un altro segno gravissimo di quello che sta succedendo nel Paese, e se noi a questo aggiungiamo ancora tutta la vicenda della Rai…vedete, c'è la maggioranza che, sotto un ricatto politico, ha deciso fregandosene della legge, non guardando quello che dice la legge, imponendo quello che deve essere un Presidente che loro hanno indicato perché hanno deciso di dividersi la torta politica della Rai, immaginando che l'amministratore delegato dovesse andare a Fratelli d'Italia, il Presidente a Forza Italia e, sostanzialmente, dicendo alla minoranza, all'opposizione: se voi non votate quel Presidente che noi abbiamo indicato, noi blocchiamo la Commissione di vigilanza Rai.

Un fatto di una gravità senza precedenti, perché vedete, lo voglio dire qua in Aula e lo voglio chiarire ancora una volta agli italiani che ci ascoltano: se l'opposizione non partecipa a una Commissione parlamentare dà un segnale politico, ma non blocca le istituzioni; se la maggioranza non partecipa a una Commissione, tra parentesi di vigilanza e di controllo del sistema radiotelevisivo e dell'informazione del Paese, un'azienda pubblica del Paese che serve alla libertà di stampa, bene, la maggioranza si sta assumendo la responsabilità di bloccare quell'istituzione, di bloccare il controllo, di bloccare l'informazione, di bloccare la libertà di stampa in quella direzione.

Ecco, questa è la differenza che io penso abbia un valore importante in un Paese dove, dal quarantanovesimo posto, siamo passati al quarantaseiesimo della classifica in termini di libertà di stampa. E io penso che questo sia un problema, sia un problema serio, cioè perché noi stiamo scendendo sempre di più gradatamente in quelle che sono le libertà di stampa. Poi guardate, sul Governo: penso debba rispondere di più a quelle che sono le domande dei giornalisti, non deve fare semplicemente i comunicati stampa. Forse è utile che faccia più conferenze stampa, dando la possibilità di rispondere a quelle che sono le domande su fatti che si sono verificati.

C'è poi un'altra vicenda, la vicenda della mancata attuazione del Freedom Act, perché, fino ad oggi, noi siamo in una condizione in cui sostanzialmente bisogna attuare il Freedom Act, che è il regolamento europeo sulla libertà di informazione. Oggi bisogna riformare quella riforma della Rai, dopo dieci anni che era stata fatta e che prevede alcuni pilastri fondanti. La proposta di legge che è stata fatta dalla maggioranza al Senato va nella direzione esattamente opposta a quella che dice il regolamento europeo che, entro agosto del 202,5 doveva essere attuato. Il rischio ulteriore è che non solo non è stato attuato, ma si rischia che sostanzialmente ci sia un'infrazione comunitaria per l'Italia, se il regolamento non viene attuato nella direzione del Freedom Act. La maggioranza quindi si assume un'altra responsabilità: quella che, oltre a far pagare il canone Rai ai cittadini, addirittura fa una “Tele Meloni Tax”, una tassa aggiuntiva, perché non rispetta quello che è il regolamento europeo, ma addirittura va nella direzione esattamente opposta.

Penso che l'esempio più importante di come la maggioranza non stia andando nella direzione di costruire le condizioni di libertà e di informazione più ampie possibili, non si stia occupando di quello che è il tema del precariato (che è un tema che schiaccia sostanzialmente i giornalisti), sia quello che sta succedendo sulla vendita del gruppo Gedi. Penso che, da questo punto di vista, il Governo dovrebbe porre al centro della sua attenzione situazioni simili. Su questo chiederemo che ci sia l'informativa del Governo, su quello che sta accadendo, perché è evidente che c'è un problema. Per le cose che ho detto, per come le ho raccontate, si capisce bene che c'è un fil rouge, una diminuzione dell'informazione e della libertà.

Se in un Paese non c'è libertà di informazione, se non c'è la libertà dell'informazione d'inchiesta, se non c'è la libertà della stampa, è evidente che la riduzione di tutto questo porta a una riduzione della democrazia e a una riduzione di quelli che sono i diritti fondamentali. Da questo punto di vista, ci batteremo fino in fondo, stando sempre al fianco della libertà di stampa, sempre e comunque, perché riteniamo che l'articolo 21 della Costituzione sia una pietra miliare, una pietra miliare fondante di quello che per i costituenti è stato un esempio vivido e, non a caso, lo hanno scritto nella Costituzione. Su questo noi ci battiamo da sempre e ci batteremo per sempre, fino in fondo.