Data: 
Giovedì, 23 Maggio, 2024
Nome: 
Giovanna Iacono

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il 23 maggio 1992 avevo solo 9 anni. Sono parte di quella generazione che ha visto le grandi stragi con gli occhi di una ragazzina. Ricordo ancora i telegiornali che mandavano in onda le immagini di quell'autostrada sventrata. Ricordo lo sguardo preoccupato dei miei genitori. Ricordo ancora il pianto di Rosaria Costa Schifani, giovane mamma e moglie, che diceva addio al suo Vito il giorno dei funerali. Sono parte di una generazione che ha avuto modo di crescere negli anni e di formarsi nel ricordo e con l'esempio di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, di Peppino Impastato, di Pio La Torre e di tutti gli altri uomini e le altre donne con il cui sangue è stata difesa la tenuta stessa della nostra democrazia. Tutte quelle morti hanno rappresentato un muro, per quanto fragile, allo strapotere mafioso, alla capacità della criminalità organizzata di incidere nel tessuto sociale, economico e anche politico del nostro Paese. Quelle morti e quelle stragi hanno risvegliato una società civile acquiescente, portando a una reazione collettiva che ha rappresentato l'inizio di un riscatto. Certo, avversato da tanti, parziale, ancora incompleto, ma le marce per la legalità e le iniziative che, ogni anno, ricordano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, il 23 maggio, sono un importante esercizio per tenere a mente la lezione di Giovanni Falcone e per riflettere sul fatto che quella guerra non è ancora finita. Come ha detto il Presidente della Repubblica, Mattarella, nel suo discorso del 2022, l'impegno contro la criminalità non consente pause, né distrazioni. E noi istituzioni, lungi dal ritenere date come questa solamente simboliche, dobbiamo continuare a ricordarlo. Dobbiamo continuare nella lotta alle mafie. Sarà l'unico modo per rendere onore alla loro memoria e per mantenerne vivo il ricordo. Grazie, signor Presidente.