A.C. 1917-B
Grazie, Presidente. Intervengo per aggiungere qualche riflessione a quelle che hanno già fatto bene i colleghi che hanno sviscerato la natura di questo provvedimento e messo in luce tutte le lacune e soprattutto tutti i pericoli che porta con sé.
Io vorrei fare un paio di riflessioni. La prima è questa: la natura profonda di questo provvedimento è legata al livore che in tutti questi anni la destra e il centrodestra hanno dimostrato nei confronti della magistratura. Qualcuno ricordava prima le parole di Berlusconi che, quando si parla di giustizia, viene sempre evocato, come se fosse un padre della Patria, non da tutta la destra, ma almeno da una parte della destra che ha fatto della battaglia non per la giustizia, ma contro il sistema della giustizia, un tratto distintivo della sua azione politica e devo dire anche della sua esperienza personale.
Nonostante qualche dichiarazione, che mi sembra un po' folcloristica, che ho sentito, la verità è che a destra c'è un vizio ed è un vizio pesante in democrazia e in generale in un sistema liberale, cioè quello di non difendersi mai nel processo, ma cercare di difendersi dal processo. In questo caso è il tentativo preventivo di intervenire sulla norma per difendersi dai processi.
Allora, io credo che ci sia consapevolezza dentro la maggioranza e dentro il Governo del danno che si produce, ma ci sia anche grande indifferenza, perché è difficile definire questa legge figlia del programma di Governo, come spesso viene sbandierato, perché questo Governo non ha un programma e non ha mai avuto un programma.
Questo Governo ha le bandierine ideologiche dei partiti che lo compongono e non è un caso che questa legge sia stata definita in quest'Aula un baratto, perché questa è un pezzo del baratto che vede i tre partiti principali portatori di proprie istanze e di proprie bandiere e bandierine ideologiche che vengono giustapposte dentro uno schema tutto meno che organico, nemmeno nella logica della destra e del centrodestra, e su cui si costruisce una competizione anche interna. Per cui da un lato vi è l'autonomia differenziata, come qualcuno ha detto, dall'altro la separazione delle carriere e dall'altro ancora il premierato, con la bandierina, che forse in realtà sembrava la più piccola all'inizio della legislatura, che di fatto è quella che si trova ad essere più avanti sul percorso di approvazione, cioè quella delle carriere. Di questo stiamo parlando. Stiamo parlando del tentativo di tenere insieme da un lato una campagna elettorale permanente, dall'altro il tentativo, molto presente in questo Governo, di identificare sempre e comunque dei nemici - se non è l'opposizione, sono gli stranieri alle porte e se non sono gli stranieri alle porte, sono i magistrati - e di conseguenza fare quello che molti di loro hanno sempre voluto fare, cioè provare a destabilizzare la magistratura, a togliere peso e rilevanza e a incidere in maniera profonda sull'equilibrio dei poteri.
Ascoltate l'espressione “equilibrio dei poteri”. Capite quanto è rotondo e quanto è importante questo aspetto. Qua si sta cercando - temo con un certo successo, poi ovviamente vedremo cosa accadrà con il referendum - di fare esattamente questa cosa: entrare in profondità, minando l'autogoverno della magistratura e di conseguenza minando l'autorevolezza della magistratura anche di fronte ai cittadini. Perché è del tutto evidente che se c'è una parte politica che fa della propria azione politica e della propria iniziativa politica l'attacco a un soggetto qualsiasi esso sia, è chiaro che produce un danno, perché orienta e contribuisce ad orientare anche un pezzo dell'opinione pubblica. Ma noi cosa vogliamo? Noi vogliamo un sistema in cui ci sono i cittadini contro i magistrati? Pensiamo che si possa reggere un meccanismo su continue contrapposizioni? Io penso che dovrebbe essere esattamente il contrario e con questo - badate bene - noi non stiamo dicendo che va tutto bene, madama la marchesa! Perché basta guardare con un minimo di attenzione a ciò che accade anche quotidianamente per capire che le cose non vanno bene.
Ma ora la domanda è: questo è il modo, più o meno condivisibile, per mettere mano ai problemi della giustizia, per dare un servizio migliore ai cittadini e per garantire i cittadini su un aspetto molto rilevante della propria vita personale e della vita del sistema Italia? No. Qui non è che c'è un'idea diversa, non è che si può condividere o meno la scelta di mettere mano in questo modo al sistema per migliorarlo, perché qua non si vuole migliorare il sistema. Qui si fa semplicemente un'operazione di arroganza politica, per la quale ci si scaglia contro la magistratura e non si fa niente per migliorare il sistema magistratura. Dove sono i soldi? Dove sono le iniziative per avere più personale amministrativo (che poi è proprio il gradino su cui cade spesso anche il sistema e allunga i tempi)? Dov'è un sistema di formazione adeguato? Dove si interviene sul sistema carcerario, cioè, quali sono le iniziative concrete e sostenute anche dall'aspetto economico? Faccio notare che in tantissima parte di provvedimenti di questo Governo, si parla, si parla, ma di soldi non se ne vede mai l'ombra. Vale per la giustizia adesso, vale per la sicurezza, vale per la cybersicurezza, vale per mille ambiti. Dove sono queste iniziative? Io, guardate, ho ascoltato anche con attenzione le parole che qualche… pochi, a dire la verità, esponenti del Governo e della maggioranza hanno voluto spendere su questo tema. Oggi in Commissione ho ascoltato con attenzione le parole del Vice Ministro; io però sinceramente ho trovato la difesa d'ufficio, anche ben argomentata viste le capacità del Vice Ministro, ma non ho trovato alcun argomento che rispondesse a queste domande. Che non sono le mie domande, che non sono le domande del Partito Democratico, che non sono le domande dell'opposizione, ma sono le domande dei cittadini. Cioè, voi con questa… chiamiamola “riforma”, sicuramente costituzionale, non avete messo al centro della vostra riflessione i cittadini con le loro esigenze, ma avete messo al centro della legge le vostre esigenze politiche, i vostri desiderata, la vostra arroganza e la vostra voglia di dimostrare, in una prova di forza muscolare continua, chi comanda tra voi e i magistrati.
Il tema è che ognuno, in un sistema equilibrato (come dicevamo all'inizio), deve fare il proprio pezzo. A me sembra sinceramente che qui chi stia facendo al peggio il proprio pezzo purtroppo siate voi, e dico “purtroppo” perché alla fine le spese qua le facciamo tutti. E guardate che questa arroganza… L'arroganza non è sempre sinonimo di forza, spesso è anche sinonimo di debolezza. E io penso che questa debolezza ci sia e sia legata esattamente a quello che dicevo prima, cioè… Guardate, l'arroganza di venire in Parlamento presentando una legge non modificabile non è un gesto di arroganza solamente nei confronti delle minoranze, eh, è un gesto di arroganza anche nei confronti della maggioranza. Impedire anche alla maggioranza, a un deputato di maggioranza di poter alzare la mano e dire la propria, di poter intervenire su un testo di governo, è una violenza complessiva nei confronti del Parlamento, e non solo della minoranza.
Ovviamente qui c'è la massima acquiescenza: tutti inchinati per spiegare perché il Governo ha ragione, non per dire cosa si sarebbe dovuto fare. Ecco, allora io penso, e chiudo (la Presidente giustamente mi annuncia che stiamo per finire il tempo)… Io sinceramente non mi sento nemmeno di fare l'appello alla maggioranza, perché quando c'è la mala fede, c'è la mala fede, e con la malafede - fatemi dire - nessuno è andato particolarmente lontano. Qui dite spesso: “ah, il consenso, i cittadini”. Vedremo il consenso e i cittadini cosa diranno.