A.C. 1917
Grazie Presidente. Grazie Ministro per la sua presenza, almeno oggi. La forma è sostanza, si dice sempre. Allora, Ministro, non possiamo non dirle che siamo sconcertati di fronte al fatto che una riforma di questa portata, che investe la nostra Costituzione e che entra nel terreno dell'organizzazione di un altro potere distinto da quello legislativo e da quello esecutivo, non sia stata proposta cercando il massimo accordo, lei questo non ha proprio provato a farlo, ma sia stata dichiarata da lei stesso - e non solo da lei anche dalla Presidente del Consiglio - blindata rispetto ad ogni modifica. Vorrei ricordare al collega Calderone, che, con tanto trasporto, diceva “le leggi le scrive il Parlamento”, che, proprio questa, noi non l'abbiamo neanche vista passare, non abbiamo potuto neanche toccarla, ed è - lo ricordo - un testo del Governo.
Passi certamente per le richieste dell'opposizione, ma che neppure la maggioranza abbia potuto fare alcunché ci è sembrato troppo. Spiace anche, ancora una volta, notare che una delle forze politiche della maggioranza, che ogni tanto alza la testa, sia stata costretta prontamente a riabbassarla al primo no del Governo.
Dicevo, spiace ancora una volta che una delle forze politiche della maggioranza, che ogni tanto alza la testa, sia stata costretta a prontamente riabbassarla al primo no del Governo. Vede, Ministro, essere moderati non significa fare della presunta moderazione solo un'arma di mera propaganda politica, ma significa andare fino in fondo.
Ma veniamo anche al merito della riforma. Già la Corte costituzionale ci aveva detto che, per prevedere la separazione delle carriere, cioè ruoli distinti, per avere concorsi distinti era sufficiente una legge ordinaria. Quindi, ci siamo chiesti: perché fare una riforma costituzionale? Certo, si può fare una legge ordinaria, se si mantiene un ordine unico e un unico CSM, ma voi avete voluto fare di più, siete andati oltre, avete voluto fare qualcosa di più radicale. Infatti, qui non siamo di fronte alla separazione delle carriere, glielo abbiamo detto più volte. Qui siamo di fronte alla separazione delle magistrature. Si prende un potere unico, lo si divide in due mezzi poteri e, in questo modo, si indebolisce proprio l'ordine giudiziario, intaccandone l'autonomia e l'indipendenza e questo, al contrario di quanto ho ascoltato, è un fatto.
Si dice che la riforma sia necessaria per dare piena attuazione al processo accusatorio, lo hanno detto tutti. Questo però poteva valere nel 1987, quando è stato inserito in legge delega, oppure nel 1997, quando lei, Ministro, ha scritto il libro che ieri ricordava e che è stato così ben recensito. Me lo faccia dire, Ministro: tolga i suoi libri in bella mostra dal sito istituzionale del Ministero, perché questa la troviamo una caduta di stile che non le appartiene. Però sa qual è il problema? Che parliamo del 1987 e del 1997. Gli anni sono passati, gli anni passano ed infatti oggi il processo accusatorio italiano è un processo accusatorio all'italiana, cioè un processo accusatorio ibrido, diverso ed unico ed è anche per questo che noi siamo contrari alla separazione, così come avete detto.
Del resto, mi colpisce che si facciano citazioni soltanto del passato eppure si potevano trovare alcune citazioni del presente, però evidentemente argomenti sul presente per giustificare questa separazione non ce ne sono. Si dice che occorre separare le carriere, perché il PM e il giudice prendono il caffè allo stesso bar e si danno del tu. Ma allora, se tanto mi dà tanto, vanno separati anche il giudice di primo grado e quello di appello.
Eppure i dati, Ministro, ci dicono il contrario. I dati ci dicono che il 40 per cento dei giudizi d'appello riforma il giudizio di primo grado e che oltre il 50 per cento dei giudizi finisce con un proscioglimento. Si dice che la separazione delle carriere c'è in tutte le democrazie o in molte democrazie, anche dei Paesi europei, e, allora, perché non farla in Italia?
Lei cita spesso questi Paesi, penso, ad esempio, alla Francia e alla Germania, ed è vero: lì le carriere sono separate. Però, Ministro, perché non dire che lì i pubblici ministeri dipendono direttamente dal Ministro della Giustizia, che l'azione penale è discrezionale e che il passaggio da una funzione all'altra non è neppure vietato? E perché non dire, ad esempio, quando lei ricorda il modello americano, che lì la figura del pubblico ministero è fortemente politicizzata? Pensi che viene addirittura eletto direttamente dal popolo e pensi che c'è anche la giuria. Pensi, quando cita l'Inghilterra - è capitato in Commissione -, che lì c'è Scotland Yard, non c'è mica la Polizia giudiziaria; il pubblico ministero, lì, è distinto dalla Polizia giudiziaria.
Noi siamo una cosa completamente diversa. Quindi, quando si parla di diritto comparato, bisogna sempre rendersi conto che ogni giudizio è a sé, ogni ordinamento è a sé, quindi, a volte, queste indicazioni possono non essere puntuali.
Si dice che la riforma serve per limitare lo strapotere del pubblico ministero nel processo, per dirla come diceva il collega Costa, per impedire che la sentenza sia quella del PM all'esito delle indagini preliminari. Ebbene, questa riforma, così come è scritta, determinerà esattamente il contrario, cioè l'indebolimento dell'ordine giudiziario e il rafforzamento del pubblico ministero, già dotato di un proprio apparato di Polizia giudiziaria, che avrà anche un proprio CSM per autogovernarsi.
Si dice - e lo ha detto sempre il collega Costa - che nel processo viene applicato un sistema agghiacciante, che è quello del marketing giudiziario e della forza mediatica fortissima del PM. Ebbene, cari colleghi, qui siamo alla seconda eterogenesi dei fini: con un proprio CSM, i PM assumeranno sempre più un ruolo centrale, cercando legittimazione e consenso popolare e il proprio organo di governo finirà per alimentare, sostenere e difendere proprio questo ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
E, quando sarà necessario riequilibrare questo strapotere, sa, Ministro, come si farà? Come si sta facendo già negli altri Paesi europei, quelli che ho citato prima: si farà esattamente sottoponendo il pubblico ministero all'Esecutivo. Non si tratta di un processo alle intenzioni, Ministro, ma è la dinamica istituzionale e le condizioni perché ciò accada le sta costruendo lei, oggi. Quindi, quando lei dice “non preoccupatevi per domani”, noi ci preoccupiamo per domani, perché lei è lo stesso che ci ha detto, in quest'Aula, che avrebbe fatto meno reati: abbiamo iniziato con i rave party, ne abbiamo più di 40. Quindi, se abbiamo qualche dubbio su quello che lei dice, Ministro, credo che sia più che fondato.
Si dice, poi, che il sorteggio serva per superare le correnti della magistratura e che, in fondo, non ci dobbiamo scandalizzare, perché, come ha detto lei, il sorteggio è un elemento fondante del nostro sistema. A questo proposito, lei citava il tribunale dei ministri e la corte d'assise: peccato, però, che quelli siano organi giudiziari, mentre noi stiamo parlando di un organo di rilevanza costituzionale e di composizione rappresentativa, come il CSM (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi, mi verrebbe da chiedere: che ci azzecca il sorteggio?
Si dice che l'Alta Corte la voleva la sinistra. Certo, ma per tutte le magistrature, solo come seconda istanza e non certo con questa composizione, Ministro. Ma, se avesse letto le proposte che abbiamo depositato, anzi, se ci avesse anche solo fatto discutere sulle proposte che abbiamo depositato, chissà che oggi, magari, questa riforma non avrebbe avuto un consenso più ampio. Ma ci è stato impedito.
Ministro, a noi sembra chiaro l'intento punitivo; del resto è bastato sentire qualche intervento per capire che questa è una riforma che viene fatta con intento punitivo e che questa riforma ha anche un certo furore ideologico che l'accompagna. Lei cita spesso - non sempre a proposito, ma qui lo hanno fatto tutti -, il professore emerito Giuliano Vassalli. Sa che c'è, Ministro? Quando Giuliano Vassalli era Ministro, fece una Commissione per la riforma del codice di procedura penale.
In quella Commissione che doveva riscrivere il codice di procedura penale, quello in cui dal processo inquisitorio si passava a quello accusatorio, c'era il professor Vittorio Grevi, un altro dei padri del codice di procedura penale, il quale, qualche anno dopo, scriveva rispetto alla separazione delle carriere. Quindi, colui che ha scritto, insieme a Vassalli, il codice di procedura penale, qualche anno dopo - pensi erano gli anni in cui lei scriveva quel suo libro - scrive: è innegabile che un indirizzo legislativo - quello della separazione delle carriere - di questo tipo finirebbe per condurre la configurazione di un corpo di circa 2.500-3.000 magistrati fortemente arroccati all'interno del ruolo funzionale del PM.Un corpo di magistrati inquirenti e requirenti in qualche modo autoreferenziali, cui sarebbe preclusa ogni possibilità di scambio di cultura e di esperienze con gli ambienti dei magistrati assegnati alla funzione giudicante, con pericolo da parte degli stessi di - cito - acquisizione di una mentalità propensa ad appiattirsi sullo schema mentale tipico della Polizia giudiziaria, cioè - cito - un PM a vocazione fatalmente colpevolista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Allora, mi scusi, questo è Vittorio Grevi, il professor Vittorio Grevi, non è il Partito Democratico. La verità è che tutte le motivazioni che sono alla base di questa riforma non hanno nulla a che fare - lo si capisce anche dagli interventi - con la riforma stessa, perché allora, se quelli erano i problemi, non si doveva intervenire sull'ordinamento, ma rafforzare le garanzie processuali e intervenire sul processo. Infine, Ministro: c'era proprio bisogno di questa riforma?
Non era meglio occuparsi del sovraffollamento delle carceri, del processo penale che non avete voluto sperimentare, che non sta funzionando e che è stato bloccato, del piano strategico per le assunzioni, per cui abbiamo magistrati che oggi fissano le udienze al 2030, o del fatto, ad esempio, che state togliendo strumenti a quei magistrati che lottano contro la criminalità organizzata, e mi basterebbe ricordare la questione delle intercettazioni e l'abolizione dei reati?
Ma perché, allora, non preoccuparsi di questo? Certo, questi sono problemi che interessano i cittadini e anche gli operatori del diritto, ma a voi non interessa costruire un servizio pubblico di giustizia per i cittadini. Del resto, così come state smantellando il servizio pubblico sanitario allo stesso modo smantellate anche il servizio della giustizia penale e chi ci rimetterà, Ministro, saranno proprio quei cittadini, quei cittadini a cui noi spiegheremo la separazione delle carriere, anzi la separazione delle magistrature, e spiegheremo anche che, insieme alle altre due riforme, cioè insieme al premierato e insieme all'autonomia differenziata, voi state smantellando la Costituzione.
Del resto, cosa vi interessa, poi, di una Costituzione che non avete neppure scritto, cosa vi interessa di mantenere i valori di quella Carta costituzionale e cosa vi interessa di quei valori che oggi qui riportate soltanto quando vi fa comodo? È per questi motivi e per tanti altri, Ministro, che noi convintamente siamo contrari a questa riforma.