Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 17 Settembre, 2025
Nome: 
Marco Sarracino

A.C. 1917-B

 

La ringrazio, signor Presidente. Continua l'intervento di Casu, se il collega è d'accordo, a questo punto. Però, Presidente, cosa abbiamo imparato - ecco questo stava per dire l'onorevole Casu - da questi giorni? Abbiamo imparato, evidentemente, che la colpa per questo Governo è sempre di qualcun altro. Come lo abbiamo visto? Lo abbiamo visto in queste settimane, in questi giorni, dove a fronte di tutto quello che si stava verificando in Parlamento e nel Paese, il Governo non sapeva muoversi diversamente dal trasformare in una rissa quotidiana le grandi questioni che, purtroppo, stanno avvenendo nel mondo e si stanno verificando anche in Parlamento.

Qui si sta discutendo di una modifica costituzionale. E allora a cosa abbiamo assistito e a cosa stiamo assistendo? Stiamo assistendo a una delegittimazione continua delle opposizioni, con questa scena che ci si presenta davanti oggi in Aula: ringraziamo, ovviamente, la Sottosegretaria per essere qui, ma ci stiamo rivolgendo ad un'Aula che, nei fatti, è vuota. E stiamo assistendo ad un'assunzione, nei fatti, attraverso una modifica costituzionale, di una ricerca che viene anche da lontano, da precedenti legislature, dei pieni poteri di fronte alle questioni che non si modificano purtroppo nel Paese.

Perché la crisi economica è sotto gli occhi di tutti quanti e allora si ricercano i pieni poteri. Si accusa e ce la si prende sempre con chi è più povero e con chi fugge da guerre e povertà per venire nel nostro Paese. Ma i fatti - anche i fatti che vediamo qui stamattina - sono molto più forti della propaganda della destra. E allora, Presidente, questo dibattito che affrontiamo qui oggi, che stiamo affrontando da ieri, non riguarda soltanto, noi crediamo, una riforma tecnica. Riguarda, per quel che ci riguarda, la difesa stessa della legalità e della giustizia nel nostro Paese. Perché quando si attacca la magistratura non si attacca soltanto un corpo di professionisti, si attacca la legalità stessa, la fiducia dei cittadini, il rispetto della Costituzione. E questo testo di riforma, per così come è stato impostato, ha un impatto diretto sull'autonomia proprio della magistratura, come è stato raccontato da i miei colleghi.

La magistratura non è un organo politico, è il pilastro su cui si fonda la garanzia dei diritti, la tutela della libertà, la correttezza delle istituzioni. Qualsiasi intervento volto a indebolirla significa, per quel che ci riguarda, minare le garanzie fondamentali dello Stato democratico e le modifiche proposte rischiano di trasformare il giudice e il PM in strumenti subordinati a logiche politiche e amministrative; questo non è solo un pericolo teorico, è una minaccia concreta alla legalità, perché una magistratura indebolita sotto pressione politica non può garantire equità, non può garantire imparzialità, non può garantire il rispetto delle leggi. Basti considerare come le regole sulla selezione del CSM, sui sorteggi e sui test psicoattitudinali, invece di rafforzare la magistratura, possano insinuare sfiducia nei cittadini e anche, io credo, tra i magistrati. Una magistratura debole insomma significa anticorpi indeboliti, significa anticorpi indeboliti contro la corruzione, significa indebolire la magistratura contro la criminalità organizzata, contro i reati più gravi che minacciano il Paese ogni giorno, cosa di cui il Governo purtroppo, evidentemente, non si vuole occupare. Noi non possiamo ignorare che una giustizia forte è il fondamento dello Stato di diritto. Ogni attacco alla magistratura, anche se camuffato da una riforma tecnica, come la si spaccia in questi giorni è un attacco anche alla legalità e oggi, con questa riforma, assistiamo a un tentativo di subordinare la magistratura al potere politico a ridurre l'indipendenza dei magistrati a limitare i controlli democratici. Inoltre, l'assenza di dialogo e confronto con gli operatori della Giustizia dimostra la gravità di questa impostazione. La politica non può ignorare l'esperienza di chi ogni giorno lavora per garantire la legalità, perché l'indipendenza della magistratura, Presidente, è una garanzia per tutti i cittadini, non un privilegio per pochi e, a proposito di personale che garantisce che i processi funzionano funzionino o che i tempi vengano rispettati o accorciati, ieri io e il collega Casu siamo andati ad incontrare i propri precari della giustizia che in tutta Italia hanno manifestato: sono stati assunti con il PNRR, vorrebbero vedere una continuità nel proprio lavoro e, invece, dal Governo anche su questo non riceviamo alcuna risposta.

E, allora, Presidente, questa riforma se approvata così com'è, rischia di creare un precedente molto pericoloso: una magistratura subordinata al potere politico significa cittadini privi di protezione, significa che la legge non è più uguale per tutti. Noi dobbiamo fermare questo percorso, stiamo provando a farlo anche oggi, qui in Parlamento, e difendere la magistratura, perché significa difendere la legalità e difendere la Costituzione. Perciò, vede, lo dico anche al Ministro - che sono contento sia arrivato -, il nostro intervento non è soltanto critico, è un intervento difensivo, è un intervento difensivo in difesa della legalità, in difesa dei cittadini nel nostro Paese, in difesa dello Stato democratico. Non possiamo e non vogliamo accettare riforme che indeboliscano l'autonomia della magistratura, perché noi riteniamo che appunto che la Giustizia non sia terreno di propaganda, come si sta facendo, purtroppo, in questi tre anni di Governo Meloni, ma il pilastro su cui poggia la nostra democrazia.

E, allora, Presidente - e vado a concludere -, noi assistiamo, da tre anni, a un tentativo di ribaltamento dei poteri dello Stato e lo vediamo con le tre riforme che voi avete messo in campo o state provando a mettere in campo, che sono, in qualche modo, l'atto fondativo di questo Governo, ma anche - come è stato spiegato da altri - l'unico collante che vi tiene insieme, anche se su questo però iniziano a esserci dei dubbi, almeno da parte mia, perché la riforma della giustizia che oggi, in queste ore, proverete ad approvare – ma, io sono abbastanza certo e noi siamo abbastanza certi e ci batteremo per questo, gli italiani la bocceranno con il referendum; vedremo ci confronteremo, però noi riteniamo che sarà così - non ne vedrà la luce. Il premierato, con i tempi tecnici ma anche con le incertezze che iniziano a esserci all'interno della maggioranza rischia di non arrivare alla fine della legislatura o, quantomeno, è molto complicato e l'autonomia differenziata di Calderoli nei fatti non esiste più: ne parleremo poi in Aula quando il Ministro verrà a confrontarsi sulla nuova legge che ha presentato, con le correzioni fatte appunto dalla Corte che, nei fatti, ne ha smontato l'impianto.

Quindi, di cosa stiamo parlando, Presidente? Stiamo parlando del fatto che oggi sta venendo a mancare l'atto fondativo delle riforme che questo Governo ha messo in campo. Allora di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del fatto che questo Governo, che litiga praticamente su tutto e che sta vedendo venir meno l'atto fondativo di cui parlavo prima, si tiene insieme soltanto su cosa? Si tiene insieme soltanto su una questione legata al potere che, attenzione, io non demonizzo, perché tutti noi facciamo politica utilizzando il potere per cambiare lo stato delle cose del Paese in cui viviamo.

Ma il problema è che qui noi stiamo assistendo a una concezione molto diversa del potere da parte di questa maggioranza, un potere usato esclusivamente come una clava nei confronti delle opposizioni quando le cose non vanno, questo stiamo vedendo in questi giorni. Lo abbiamo visto con le parole della Presidente del Consiglio, l'abbiamo visto con le parole vergognose del Ministro Ciriani nei confronti delle opposizioni e lo vediamo quotidianamente. Questa è la concezione del potere da parte di questa destra, che è una destra nei fatti allergica al dissenso.

Allora, anziché parlare di un'emergenza vera, un'emergenza vera che si sta verificando a Gaza, mentre la Presidente del Consiglio, ancora una volta, anziché essere qui a parlarne, è andata nelle Marche per fare la campagna elettorale, noi oggi siamo qui a discutere di una riforma che verrà bocciata dai cittadini, che non vedrà mai la luce e che non è assolutamente un'emergenza per questo Paese.