Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 14 Marzo, 2023
Nome: 
Federico Gianassi

A.C. 831

Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il 30 dicembre del 2022 è entrata in vigore la riforma Cartabia sul processo penale, una riforma ampia, che rovescia alcuni schemi consolidati del passato, che interviene su alcune distorsioni del processo penale italiano. All'interno della riforma abbiamo l'aumento del catalogo dei reati perseguibili a querela, l'introduzione della giustizia riparativa, l'obiettivo di fare della vittima, troppo spesso estranea al protagonismo nel processo penale, un soggetto intorno al quale costruire il processo penale, la previsione di termini massimi di durata delle indagini, il criterio della ragionevole previsione della condanna che deve ispirare l'azione del pubblico ministero e del giudice per l'udienza preliminare, la diffusione e il rafforzamento delle misure sostitutive della pena, il rafforzamento del processo telematico, l'inappellabilità di alcune sentenze di primo grado e molto altro ancora.

È una riforma dunque completa, alla quale hanno contribuito i partiti nella precedente legislatura, alcuni dei quali, oggi, fanno parte della maggioranza di Governo. Eppure, solo pochi giorni dopo l'entrata in vigore della riforma, si è diffuso un profondo e radicato allarme in relazione agli effetti di tale riforma. Si è diffusa una preoccupazione circa l'impunità che dalla riforma avrebbe potuto originarsi. A destare particolare preoccupazione è l'aspetto contenuto nella riforma dell'aumento del catalogo dei reati perseguibili a querela e non più d'ufficio.

La scelta di potenziare la procedibilità a querela è rinvenibile certamente nell'obiettivo di realizzare un effetto deflattivo del processo, ma non solo in questo; proprio perché inserita in un quadro sistemico più ampio, la previsione della diffusione della procedibilità a querela sta soprattutto dentro la visione di un nuovo ruolo della vittima dentro il processo, si affianca ad esempio all'introduzione della giustizia riparativa, un processo che si origina dall'attivismo della vittima e fa della vittima un perno fondamentale e insostituibile, come mai precedentemente era successo.

Eppure, l'attenzione esclusiva al tema della procedibilità a querela ha indotto non pochi analisti, osservatori e anche esponenti politici a tacciare, solo pochi giorni dopo l'entrata in vigore della riforma, la riforma stessa come causa della impunità nel Paese. A destare questo allarme non sono solo opinionisti e addetti ai lavori, ma anche autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza di Governo, esponenti del Governo stesso. Nei primi giorni di gennaio, l'onorevole Delmastro Delle Vedove rilasciava dichiarazioni ai giornali nei quali diceva che la riforma era un disastro e che la procedibilità a querela anziché d'ufficio per reati gravi contro la persona e il patrimonio rappresentava un rischio pericolosissimo di impunità, contro il quale il Governo e la maggioranza sarebbero intervenuti, in forte discontinuità.

Potevamo dunque attenderci, rispetto a quelle preoccupazioni così radicalmente esposte, un intervento del Governo e del Ministro Nordio di stravolgimento della riforma Cartabia, perlomeno nella parte relativa alla diffusione della procedibilità a querela. E, tuttavia, l'intervento del Governo sembra avere smentito quelle preoccupazioni allora evidenziate dall'onorevole Delmastro e da altri esponenti della maggioranza, perché il Ministro non è intervenuto con il decreto-legge e non si può certo dire che questo sia un Governo che non ricorre allo strumento della decretazione d'urgenza. Ad esempio, in materia di giustizia ha deciso di intervenire con decreto-legge per contrastare i raduni musicali. Se non lo fa in materia di procedibilità a querela è perché evidentemente ritiene che non sussista un'urgenza che induca il Governo ad intervenire.

Non lo ha fatto nemmeno nell'ambito del potere conferito dal decreto legislativo Cartabia, perché, come correttamente ha riconosciuto nella relazione illustrativa il Ministro Nordio, i problemi, che pure esistono, in relazione alle aggravanti per mafia e terrorismo sono preesistenti alla riforma Cartabia e riguardano il fatto della contestazione dell'aggravante quando il reato è procedibile a querela. Esisteva prima della riforma Cartabia questo tema e certamente esiste ancora ed è potenziato dentro la riforma Cartabia che estende il catalogo dei reati a querela. Il Ministro Nordio ha dunque scelto lo strumento del disegno di legge da mettere nella disponibilità del Parlamento e ha fatto bene, perché in quella relazione illustrativa ha onestamente riconosciuto che il problema di cui abbiamo parlato in quelle settimane, e cioè il rischio di una procedibilità inadeguata, quella a querela, per reati per i quali è contestata l'aggravante mafiosa e terroristica, merita di essere affrontato con un intervento correttivo. L'intervento integrativo del Governo sostanzialmente attiene a tre temi e nel corso dello svolgimento dell'approfondimento in Commissione a un quarto tema, cioè, appunto, la previsione della procedibilità sempre d'ufficio quando è contestata l'aggravante per mafia e per terrorismo, cosa che noi condividiamo. Il gruppo del Partito Democratico aveva già dato questa indicazione e ha sostenuto ordini del giorno, anche nell'altro ramo del Parlamento, che andavano in questa direzione.

Poi, una correzione del codice antimafia, anche questa preesistente alla riforma Cartabia, con la procedibilità d'ufficio anche per le lesioni personali, erroneamente lasciate al di fuori della procedibilità d'ufficio, e, infine, l'arresto obbligatorio in flagranza di reato, per il quale è necessario che le Forze di polizia che intervengono si adoperino per ottenere la querela della persona offesa, se non è presente sul luogo del reato, nelle 48 ore successive. Da ultimo, anche la sospensione per il giudizio direttissimo nell'attesa dell'ottenimento della querela. Si tratta di proposte di integrazione che confermano l'impianto della riforma Cartabia e cercano di introdurre dei correttivi migliorativi.

Noi abbiamo cercato di dare un contributo ai lavori del Parlamento e, purtroppo, dobbiamo prendere atto che, invece, la maggioranza ha deciso di non accogliere nessuna proposta integrativa e migliorativa. Avevamo presentato alcuni emendamenti per potenziare la previsione della procedibilità d'ufficio quando ricorre la contestazione dell'aggravante per mafia e per terrorismo, ad esempio quando vi è la dissociazione dell'autore del reato o la collaborazione dell'autore del reato. In quel caso, con l'attenuante della dissociazione e della collaborazione, il reato, per quanto venga contestata l'aggravante di mafia e terrorismo, resta perseguibile a querela. Eppure la maggioranza ha rifiutato di accogliere questi emendamenti, che, in spirito collaborativo, avevamo messo nella disponibilità dell'Aula per migliorare il testo e per migliorare il contrasto a mafia e a terrorismo, per rafforzare il ruolo dello Stato nel contrasto a mafia e a terrorismo. Eppure è un tema del quale abbiamo discusso anche in quest'Aula e non sono mancati scontri tra le forze presenti in quest'Aula. Ci dispiace, dunque, che questi emendamenti di buonsenso siano stati rifiutati.

Anche in materia di arresto obbligatorio in flagranza di reato altri colleghi hanno già evidenziato potenziali criticità. Io vorrei qui evidenziare un ulteriore elemento di criticità, che anche le Forze di Polizia, attraverso le organizzazioni sindacali, hanno evidenziato nei lavori della Commissione. Ancora una volta si è deciso, ad invarianza di risorse, di attribuire nuovi ruoli e nuovi compiti alle Forze di Polizia, che oggi non solo devono eseguire l'arresto e predisporre tutta l'attività amministrativa necessaria a condurre l'arrestato davanti al giudice per la convalida dell'arresto, ma devono anche occuparsi, a parità di risorse, di un'ulteriore difficile e faticosa attività, quella di andare a ricercare la vittima di reato, non presente sul luogo, per ottenere da quella persona, entro le 48 ore successive, la querela. Un'attività, dunque, gravosa. Anche qui i sindacati di Polizia hanno evidenziato un allarme, hanno chiesto un potenziamento e una revisione della normativa. Non sono stati ascoltati e persino l'emendamento che in Aula è stato oggi discusso, che chiedeva una precisazione sulla comunicazione relativa all'impossibilità di rinvenire sul luogo del reato la persona offesa, è stata rifiutato dall'Aula.

Dunque, non possiamo esprimere un voto favorevole, per quanto correttamente sia stata confermata l'impostazione della Cartabia e per quanto correttamente lo strumento utilizzato, quello del disegno di legge, abbia portato all'attenzione dell'Aula correttivi ragionevoli, quali quello - ripeto - della modificazione del regime di procedibilità d'ufficio quando ricorre l'aggravante mafiosa e terroristica, ma il rifiuto di ogni contributo offerto dalle opposizioni, anche su temi molto sensibili e delicati, ci impone l'astensione.

Resta, però, un fatto politico. Fanno parte di questa maggioranza partiti che ogni giorno, da tempo, richiamano l'attenzione dell'opinione pubblica sulle esigenze di sicurezza. Quelle forze politiche hanno spesso fatto battaglie muscolari nella comunicazione in quest'Aula e fuori. Oggi con questo disegno di legge, che la maggioranza ha difeso nella sua integralità anche laddove ha deciso di bocciare un emendamento condiviso dalle opposizioni per modificare il regime di procedibilità nel sequestro di persona, la maggioranza ha voluto confermare che i reati contro la persona e i reati contro il patrimonio, quali danneggiamento, truffa, frode e furto aggravato, restano procedibili a querela.

 

È bene aver confermato l'impianto della Cartabia. Si sappia, però, che da oggi in poi difficilmente nei talk show e fuori da qui potrete lamentare che il sistema della giustizia non corrisponde - o quello che avete ereditato in questo mandato - alle esigenze di sicurezza del Paese perché o non eravate sinceri allora o avete cambiato idea, ma lo dovete dire