Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 29 Giugno, 2022
Nome: 
Matteo Mauri

A.C. 105-A

Grazie, Presidente. Ci sono tanti modi per iniziare a parlare di questa legge sulla cittadinanza, però tante cose, anche nel merito, sono state già dette da alcuni colleghi che hanno illustrato nei particolari questa norma, su cui abbiamo lavorato in questi lunghi mesi. Perciò io scelgo di iniziare dai numeri, perché i numeri sono importanti per capire. Trenta: trenta sono gli anni di anzianità dell'attuale legge italiana sulla cittadinanza; 800 mila: almeno 800 mila - e sto basso - sono le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini, che potrebbero beneficiare di questa nuova legge. Trent'anni: trent'anni sono tantissimi, soprattutto se nel frattempo la società è profondamente cambiata. Le leggi di un Paese devono essere sempre in sintonia con la realtà, altrimenti si producono danni. E ormai quella legge è molto distante dalla realtà. E se è così, siamo noi, qui, noi legislatori, che abbiamo il dovere di aggiornarla, se no poi non possiamo lamentarci che lo farà qualcun altro al posto nostro.

E guardate, non siamo più nel 1992, anno di questa legge, quando in Italia il fenomeno migratorio era agli inizi - è vero che abbiamo poca memoria, ma ogni tanto degli sprazzi ci possono tornare -, quando il numero dei giovani era assolutamente minimo, quasi irrisorio, quando noi eravamo più occupati, con quella legge, a riconoscere la cittadinanza ai discendenti degli italiani all'estero, piuttosto che ai nuovi italiani qui. E allora abbiamo un dovere colleghi: portare quella legge nella contemporaneità. Abbiamo un dovere: non dobbiamo far compiere nemmeno un anno in più a quella legge. Trenta candeline sono anche troppe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E lo dobbiamo fare nell'interesse di queste ragazze e di questi ragazzi, che sono già in tutto e per tutto italiani, se non per un piccolo particolare: non lo sono per la legge. E lo dobbiamo fare per loro, ma lo dobbiamo fare anche nell'interesse della società nel suo complesso. Ci troviamo, cioè, in una classica situazione win-win, o meglio, ci troviamo in quella situazione per chi lo vuole capire e per chi vuole andare oltre la propaganda. Per queste persone è così. C'è un vizio ideologico deteriore che ha contagiato alcuni, in realtà non pochi, e che fa mettere sullo stesso piano la cittadinanza per i ragazzi, figli di stranieri, cresciuti in Italia, con il tema dell'immigrazione. Ma questo è un errore. È un errore da tutti i punti di vista, anche logico, mettere sullo stesso piano le politiche sui fenomeni migratori - su cui già la pensiamo sufficientemente in maniera diversa, ma lasciamo stare - con i diritti dei bambini. Provare a lucrare qualche voto, opponendosi a un loro diritto, non è accettabile. Ho sentito anche in questa sede qualcuno dire che saremmo noi a usare strumentalmente, politicamente, elettoralmente, i bambini e i ragazzi. Ecco, bene, allora mettiamola così: sostenere questa legge significa difendere quei bambini e quei ragazzi, e difendere soprattutto il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Qualcun altro, invece, lo dico con grande chiarezza, vuole rendere loro la vita più difficile, e su questo voglio dire una cosa: abbiamo assistito a un dibattito in Commissione, a tratti surreale, che però disvela questo pensiero di fondo molto radicato. E guardate che non mi sto riferendo al fatto che si vorrebbe pretendere che per diventare cittadini italiani si debba conoscere la sagra o le usanze di Roccacannuccia, località amena tra l'altro del leccese, o altre cose simili, questo è colore, mi scivola via. Mi riferisco al fatto, ben più grave, che qualcuno sia proprio convinto che bisogna rendere la vita il più possibile difficile a questi ragazzi. Meglio che non possano partecipare ad alcuni concorsi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che oggi sarebbero preclusi loro per legge o per consuetudine! Meglio creare loro problemi per andare a lavorare o a studiare all'estero! Meglio impedire loro di affermarsi sportivamente a livello internazionale! Meglio farli sentire diversi! Meglio! Meglio far sentire loro che sono considerati un po' meno dei loro amici, o compagni di scuola, o compagni di giochi! Meglio togliere loro qualche opportunità! Meglio mettere ostacoli alla piena inclusione nella società, per poi magari parlare a sproposito della necessità di favorire l'integrazione, quando invece gli stessi che pensano queste cose hanno imposto i decreti in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per tagliare le risorse all'accoglienza o per escludere dagli SPRAR i richiedenti asilo, altro che favorire l'integrazione! Oppure anche - fatemi dire, perché ogni tanto bisogna sapersi anche guardare indietro - mentre a Lodi una sindaca, pardon, un'ex sindaca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), si inventava regole per rendere la vita ancora più difficile a 130 bambini, figli di stranieri, per la mensa scolastica o per lo scuolabus, facendo tra l'altro condannare il comune di Lodi dal tribunale, anche in appello, per condotta discriminatoria. Per me è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

È così che dimostrate che vi sta a cuore l'integrazione? Che vi stanno a cuore i bambini e quello che pensano quando ci vedono? I bambini ci vedono sempre, e non perché sono su RAI Parlamento, ma perché ci guardano, ci osservano e capiscono molto di più di quello che noi pensiamo che loro possano capire. Cosa avranno pensato, allora, mi chiedo, quelle bambine e quei bambini dello Stato italiano, che erano costretti ad andare a scuola a piedi, mentre i loro compagni erano sull'autobus? Cosa avranno pensato mentre i loro compagni di banco potevano mangiare un piatto caldo in mensa, che a loro era negato? Si saranno sentiti più o meno accettati? Più o meno integrati? Che idea avranno avuto, in quel momento, dello Stato italiano? E cosa avrà pensato quella bambina che, qualche anno fa, nel veronese - anche lì avete avuto dei problemi - è stata costretta a pasteggiare a cracker? Io vi posso dire cosa ha fatto, perché non so cosa ha pensato, ma so cosa ha fatto: si è messa a piangere, disperata. Perché? Perché non capiva la ragione. E vi confesso che non la capisco nemmeno io (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma mi chiedo: cosa c'è di più bello di una nuova generazione di veri italiani, che sia nelle condizioni di dare il meglio di sé, affinché ognuno di loro possa dare il meglio di se stesso per se stesso e per l'Italia? Una generazione messa nelle migliori condizioni possibili per potersi realizzare nella vita, nell'interesse di ognuno di loro e dell'intera società italiana? Noi qua dentro, non solo perché è giusto, ma perché ce lo dice la Costituzione, dobbiamo rimuovere gli ostacoli, non mettere gli ostacoli. Qualcuno ha anche detto che in questo modo la cittadinanza si trasferirebbe anche ai loro genitori, cosa assolutamente non vera. L'ho letta anche sui giornali e lo dico così, solo come nota a margine: se un genitore acquisisce la cittadinanza e ha un figlio minore convivente, l'acquista anche il minore, ma non vale il contrario, giusto perché sia messo agli atti. Quello che dovrebbe essere chiaro a tutti è che su questo punto c'è una grande sintonia nel Paese, non tra gli addetti ai lavori, ma proprio tra i cittadini italiani, tra quei milioni di genitori e nonni che vivono la nuova realtà ogni giorno, per i quali le differenze non fanno nessun effetto, né quelle di accento magari un po' strano, né quelle di colore, per così dire, di graduazione cromatica. Le ritengono semplicemente la normalità i tantissimi italiani, che non trovano strano che gli amici dei loro figli possano diventare cittadini italiani, gli italiani che al contrario trovano strano che non lo siano già. Questa è la maggioranza dei cittadini italiani, molto diversamente dal racconto che si vuol fare in alcune occasioni e molto diversamente da alcuni comportamenti che si tengono qua dentro.

Vi è poi un altro aspetto. Quello che noi facciamo con questa legge è offrire una possibilità, non un obbligo. Ogni genitore è libero poi di scegliere se chiedere per il proprio figlio la cittadinanza o se non farlo, così come quel figlio è libero di chiedere di non averla più oppure di richiederla se i genitori non l'hanno fatto. Non c'è nessun obbligo, nessun tipo di obbligo. E anche questa raffigurazione caricaturale delle famiglie non italiane, come se fossero tutti dei covi in cui vive e regna il sopruso e la limitazione delle libertà: le famiglie sono le famiglie. Anzi, magari, da cronaca in giro, dovremmo fare qualche riflessione in più sulla famiglia tradizionale classica italiana e su quello che succede al suo interno, visto che spesso questo viene riportato dalla cronaca nera (Applausi della deputata Boldrini). In famiglia ci si parla, non è che gli stranieri con i bambini non parlano o tra di loro non parlano. O forse questo è appannaggio di chi? Degli occidentali? Ma certo che c'è un confronto! Non si dà la libertà ai ragazzi? Ma devono decidere i genitori; dal punto di vista educativo, e non solo, decidono i genitori e poi ne parlano con i ragazzi. Ci sarà quello che ne parla di più e quello che ne parla di meno, ma grazie al cielo è esattamente quello che succede in tutte le famiglie di tutto il mondo, compresa l'Italia.

Poi c'è un altro tema: la centralità del Parlamento. Questo Parlamento è libero di legiferare o no? Si fanno tante polemiche spesso sull'invasività del Governo, ma, nel momento in cui c'è una legge di iniziativa popolare, che si discute da quattro anni, che cerca una maggioranza al proprio interno, siamo liberi come Parlamento di andare avanti sulla nostra strada, misurando maggioranze e minoranze, senza chiedere a nessuno l'obbligo di rispettare una linea, oppure no? Io sono tra quelli che da sempre difende la libertà e l'autonomia del Parlamento e spero che questo non sia un passaggio, in cui politicamente si prova a spostare tutto su un altro terreno per provare a non far realizzare una cosa, che io ritengo positiva, ma che, se non deve essere realizzata, si deve misurare con i numeri e non con altro. Qualcuno prima diceva - e mi avvio a concludere velocemente - e lo abbiamo sentito molto anche in questi mesi che questi ragazzi hanno già tutto e hanno addirittura le cure mediche. Vorrei vedere il contrario: o qualcuno pensa che forse sia un po' un eccesso oppure mi sembra la normalità. È chiaro che alcuni diritti fondamentali sono garantiti a tutti in questo Paese, perché in questo Paese si sono avvicendati maggioranze e Governi che hanno garantito questo, ma non è che sia scontato di per sé.

È giusto ed è stato garantito, ma non è sufficiente. La materialità non è sufficiente, c'è molto di più, c'è anche un sentirsi accettati. Questa dinamica, che è molto psicologica, per me che ho cinquant'anni vale fino a un certo punto, ma per un bambino, per un ragazzino e soprattutto per un adolescente, è fondamentale. Chi ha figli adolescenti, senza fare grandissimi sforzi, dovrebbe capirlo da solo.

Vi è poi un altro punto. Si è posto un tema, su cui io sono per riflettere. Mi riferisco a quello che è accaduto a Peschiera del Garda. A Peschiera del Garda è successa una cosa gravissima, che non può in nessun modo essere messa sotto il tappeto. È successa una cosa criminale, che deve essere condannata da tutti i punti di vista: quello che è accaduto su quei treni. Ma qui la questione è un'altra: per l'atteggiamento criminale di qualcuno, noi vogliamo criminalizzare una generazione? Vogliamo riproporre, dopo un po' di anni, la logica di Minority Report, in cui c'è qualcuno che sa già che uno potrebbe delinquere? Io credo che dobbiamo avere fiducia nei giovani: se non abbiamo fiducia nei giovani, in chi possiamo avere fiducia?

Poi vi è questo “benaltrismo”: quando non si sa cosa dire, si dice che c'è altro. Abbiamo fretta? Dobbiamo fare tante cose? Va bene, facciamo passare la legge, così guadagniamo del tempo e recuperiamo anche i quattro mesi passati, se è una questione di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In conclusione, colleghi, vorrei dire solo questo: allargare le opportunità ed aumentare i diritti è sempre un vantaggio per tutti. Poi ognuno deciderà se usarli o meno, ma già la possibilità di avere una scelta è libertà, quella libertà di cui tanto ci vantiamo, giustamente, e di cui in alcuni casi ci riempiamo la bocca. Ecco, la libertà: la libertà di dare agli altri un'opportunità per una società migliore per tutti, tutti, tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).