Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 29 Giugno, 2022
Nome: 
Matteo Orfini

A.C. 105-A

Grazie Presidente, prima di cominciare volevo segnalare all'onorevole Tonelli che stiamo discutendo lo ius scholae e non lo “ius schola”: lo dico perché, se avessimo approvato gli emendamenti della Lega, che richiedono la conoscenza della nostra cultura, trattandosi di latino, all'onorevole Tonelli la dovremmo levare, la cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma per sua fortuna il Partito Democratico ha bocciato quegli emendamenti e, quindi, può mantenere…

. …la sua cittadinanza. Entro subito nel tema per dire (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

 … che questa non è la legge che voleva (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

Ci tenevo a dire che questa non è la legge che il Partito Democratico avrebbe voluto. Noi avevamo lavorato e costruito un testo di legge molto più articolato, molto più complesso, lo ha ricordato la presidente Boldrini. Il Presidente Brescia - e lo ringrazio per questo - ha cercato, in uno sforzo enorme di mediazione, di ridurre i testi dai quali eravamo partiti a un testo molto scarno, molto semplice, di due semplici articoli, proprio per cercare di venire incontro a chi non ha mai voluto affrontare seriamente questa discussione.

Ci abbiamo provato in Commissione, tanto che abbiamo anche contribuito ad approvare emendamenti di una parte del centrodestra che hanno cambiato considerevolmente il testo di questa legge, inserendo elementi di innovazione importante. Eppure, ci ritroviamo all'inizio della discussione tra le polemiche: onorevole Iezzi, l'introduzione della sharia mi pare onestamente un po' forte, come il racconto di questa legge, che ha ostruzionismo. Addirittura leggo dalle agenzie che il senatore Salvini minaccia la crisi di Governo. Cosa c'entra il Governo? Stiamo discutendo su una legge di iniziativa parlamentare, che nulla c'entra con la maggioranza di Governo, ma soprattutto mi chiedo: mette più a rischio il Governo chi chiede di discutere, secondo le regole della politica e delle istituzioni, una legge di iniziativa parlamentare o chi approva in Consiglio dei Ministri provvedimenti per poi venire in Aula e votare contro i provvedimenti che ha approvato in Consiglio dei Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come avete fatto voi in più di un'occasione in questi mesi? Ci dite che non è questo il momento, d'accordo, ce lo dite da dieci anni, anzi, è la mia seconda legislatura, ma temo lo diceste anche da prima: mi pare davvero curioso che, in questi dieci anni, per la Lega e per Fratelli d'Italia non ci sia mai stato un giorno buono per discutere di cittadinanza. Non è mai il momento, c'è sempre un'altra priorità, oltre al fatto che, grazie al cielo, il Parlamento è anche organizzato per fare più cose contemporaneamente, come stiamo facendo in questi giorni, come abbiamo fatto anche oggi, occupandoci dei problemi degli italiani, quelli di cui parlate voi, in Commissione, in Aula, e affrontando i problemi di altri italiani, come stiamo provando a fare qui, oggi.

Il problema è che voi questa legge non la volete, non è che non la volete ora, non la volete né ora né domani né ieri, non la volete e non la vorrete mai. Allora, almeno risparmiateci l'ipocrisia del non è questo il momento e andiamo al nodo del problema: voi questa norma non la volete approvare.

Leggo Giorgia Meloni oggi dire che questa è una legge fuori dal mondo, un'offesa agli italiani; è la stessa Giorgia Meloni che è solita ricordarci con enfasi in varie lingue, perché l'abbiamo visto fare in italiano, in spagnolo, di essere una madre, di essere cristiana, raccontando queste caratteristiche, non come dati di fatto, ma come elementi identitari di una cultura politica che definiscono un'appartenenza politica. Io a lungo mi sono interrogato su questo e davvero faccio fatica a capire come la rivendicazione di quelle caratteristiche, di quegli elementi possa essere declinata con una così pervicace volontà di continuare a discriminare bambini e ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché quello di cui noi oggi stiamo parlando: di porre fine a un'odiosa orrenda inaccettabile discriminazione. Di questo si tratta, di bambini e di ragazzi che studiano, che giocano, che crescono, che amano, come i nostri figli e lo fanno con i nostri figli, nelle nostre scuole. Noi abbiamo messo al centro di questa proposta il ruolo della scuola, alcuni di voi ci hanno risposto che la scuola non serve a creare i cittadini, ma quale sfiducia c'è in questa frase, in questa affermazione, nel lavoro di tanti nostri bravissimi insegnanti e nel ruolo dell'istituzione scolastica, che è il luogo dove si crea la cittadinanza, dove si crea l'integrazione? Come si può pensare che quello non sia il luogo dove avvengono i processi di integrazione? Come si può parlare di sicurezza, non vedendo che è la negazione di un diritto che crea emarginazione e che, quindi, attraverso quel senso di emarginazione, quel sentirsi respinti, può produrre sacche di difficoltà e anche di ribellismo? Noi, attraverso il riconoscimento di quei diritti, oggi, cerchiamo anche di dare una risposta a quei problemi che voi avete posto.

Oggi cosa mi ha fatto davvero impressione della vostra posizione? Non è che voi siete venuti qui, sui giornali e nel dibattito fuori, a dirci semplicemente, come è legittimo, che c'è una differenza tra destra e sinistra. Secondo alcuni non ci sono più differenze, ma vediamo che c'è una grande differenza tra destra e sinistra e ne siamo tutti consapevoli.

Ho finito. Voi non ci state dicendo che siete contrari: voi ci state chiedendo di cancellare questo dibattito dall'agenda della Camera dei deputati; voi ci state dicendo che dei diritti di quei ragazzi e di quei bambini voi qui dentro non volete proprio che se ne parli e questo francamente per noi è inaccettabile e noi a questa vostra richiesta non possiamo che rispondere di no: noi faremo di tutto perché qui si discuta. A quei ragazzi e a quei bambini e a chi oggi è nelle tribune di quest'Aula ad ascoltare il nostro dibattito voglio dire due cose (ho finito davvero): innanzitutto scusateci. Scusateci - e lo dico anche per chi ha usato parole di odio nei vostri confronti - e soprattutto scusateci per non essere ancora riusciti, dopo dieci anni e anche più, a risolvere questo problema. Poi vi dico che ancora una volta proveremo a fare di tutto per riuscirci entro la fine di questa legislatura. Questo è un impegno del Partito Democratico. Ci proveremo con tutte le nostre forze e cercheremo di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).