Grazie, Presidente. Ministro Giorgetti, le dico in tutta onestà: non la invidio. Non la invidio perché il momento - ho sentito parole altisonanti prima - è di quelli molto, molto delicati. Lei mi ha colpito quando ha utilizzato la parola “sacrificio”, mi collego al collega Fenu di prima. Lei sta parlando con una persona che si è laureata con una tesi dal titolo: “L'etica del sacrificio”, e forse siamo accomunati anche da origini di percorsi biografici similari, mio padre era un muratore e mia madre un'operaia di fabbrica. Però, Ministro, lei ha avuto il coraggio di utilizzare la parola “sacrificio”, tuttavia non ha avuto il coraggio, in questo passaggio nuovo ma programmatico che stiamo assolvendo, di effettuare una scelta o, quantomeno, di indicarci la rotta o, quantomeno, di espletare appieno la sua funzione. Evito di citare Keynes perché sono un contemporaneista, non un economista; mi viene in mente don Milani: ho la sensazione, Ministro, che voi stiate continuando a fare “parti uguali tra diseguali”; è banalissima come citazione, ma se volessi darle il contesto - lei ieri sera ci ricordava il contesto - ecco, io credo che partirei esattamente da questa riflessione, però arriviamoci, al contesto.
Questo nuovo strumento che cosa ci impegna a fare? A dar seguito a una metodologia che difficilmente, anche nella prassi parlamentare soprattutto italiana, noi facciamo fatica a sposare; chiamasi programmazione. Noi abbiamo gli strumenti di programmazione ma, in realtà, diciamocelo con tutta onestà - e non è colpa solo sua, Ministro -, c'è una prassi consolidata in questo Paese per la quale si fa fatica a fare una certa programmazione strutturata e strutturale degli interventi economici, macro economici o micro economici.
Ma io voglio ritornare al contesto, che mi ha solleticato molto i pensieri ieri sera, Ministro. Allora, noi siamo in un Paese che, atavicamente, vive sotto il 2 per cento di crescita. Lei sa meglio di me - te lo insegnano al primo giorno di università - che se un Paese è al di sotto del 2 per cento non sta crescendo. Quindi il “più” davanti è simbolico, e mi permetto di suggerire - e faccio affidamento alla sua onestà intellettuale - al Governo e alla maggioranza di Governo di smettere di raccontare in giro all'opinione pubblica che noi siamo il Paese che cresce di più in Europa, perché è falso, perché la Spagna cresce del 2 per cento, la Germania dell'1,6 per cento, la Francia dell'1,4 per cento, la Grecia del 3 per cento e l'Irlanda del 4,5 per cento. Queste sono le stime previste, io non sto dicendo che sia così, sono le stime previste. Dopodiché, se qualcuno ci viene a dire che noi siamo il Paese che cresce di più, i dati strutturali sono questi, e se non fosse così, Ministro, lei ieri, oggi e domani ci racconterebbe con chiarezza e onestà intellettuale quali sono le misure e qual è l'andamento che si vuole affrontare.
Secondo punto. Lei in queste settimane e mesi ha avuto il coraggio, un'altra volta, di utilizzare una parola intelligente, la crisi demografica, soprattutto quando ha avuto il coraggio di smascherare una bandiera del suo partito, che sono le pensioni, dicendo: guardate ragazzi, con questo piano demografico noi non riusciamo a reggere il sistema, non riusciremo mai a reggere quota 101, 102, 103, 104; non riusciremo mai ad assolvere e a dare una risposta su una delle nostre bandiere che abbiamo utilizzato in questi anni in campagna elettorale.
Però, Ministro, ritorniamo al quadro macro, PNRR e Piano Marshall, visto che oggi sentivo grandi citazioni storiografiche da parte di tutti. È possibile che non ci sia un impatto macroeconomico del più grande investimento della storia repubblicana in questo Paese, che è il PNRR? È possibile che noi non riusciamo a intravedere, a scadenza, che è dopodomani, ossia il 26, e ad avere un impatto che pure il Piano Marshall ebbe? Probabilmente, Ministro, forse state sbagliando la gestione di tutta la macchina dell'intervento straordinario del PNRR? E forse lì potevate agganciare il rilancio del Paese, cosa che non state facendo?
E ancora. L'anno scorso - anzi, più di un anno fa - abbiamo avviato l'iter della delega fiscale, e anche stamattina sentivo dire: finalmente, erano cinquant'anni che non si faceva. La delega fiscale significa studiare e sancire un nuovo patto con i cittadini e le cittadine, capire perché le persone pagano le tasse e a cosa servono le tasse che le persone pagano. Ma purtroppo - ripeto ancora don Milani - voi state smembrando il criterio della progressività per darci in pasto la flat tax che, come è empiricamente dimostrato, crea e amplia le diseguaglianze, non risolve i problemi e distribuisce il carico sempre più in maniera uguale e non differenziale rispetto allo status economico delle persone.
E ancora, Ministro. Voi avete, come tutte le democrazie occidentali, due grandi problemi che fate fatica ad affrontare, perché anche prima sentivo dire: perché la sinistra ha distrutto la sanità… è sempre colpa di qualcun altro. Siete alla terza manovra, alla terza, lo ripeto, terza. Come affrontate la questione delle pensioni e come affrontate la questione della sanità? Questi sono i grandi temi delle democrazie occidentali dati dal perdurare di un andamento demografico e dalla condizione macroeconomica, che vede la difficoltà congiunturale di tutti. Però voi esattamente su queste materie non state intervenendo.
Per non parlare della mancata visione e politica industriale. Però, Ministro, leggevo - spero di essere smentito tra qualche minuto - che lei ha pensato di tassare, riformare il valore catastale IMU per coloro che hanno usufruito del superbonus. È come se io, quando facevo l'amministratore locale, in un'altra vita, dopo aver invitato i cittadini e averli convinti a fare la raccolta differenziata, invece di dargli la premialità, li avessi bastonati perché facevano la raccolta differenziata. Allora capiamoci, capiamoci rispetto a questa cosa, e prima o poi dateceli due dati dell'impatto che il superbonus ha avuto sul PIL, dell'impatto che ha avuto sull'occupazione. No, Ministro, lei sorride, ma è così, io li vorrei vedere - noi li vorremmo vedere - i dati oggettivi e reali di quella misura. È come se i cittadini che hanno investito e hanno operato quella misura di efficientamento energetico dovessero essere puniti perché l'hanno fatta.
Per non parlare, poi, di quale sarà la condizione futuribile delle pensioni, del taglio degli enti locali e di quanto ne consegue.
Ministro, l'ho citata forse quattro volte la parola “coraggio”. Sa che cosa ci aspettavamo oggi, con questo provvedimento da lei? Lo stesso coraggio che avete avuto di buttare miliardi e miliardi sul ponte sullo Stretto, perché non è vero che i soldi non ci sono, e non è vero che non si fanno le scelte; non si vogliono fare le scelte, perché quando avete voluto fare la scelta di buttare decine di miliardi sul Ponte sullo Stretto l'avete fatto. Allora, oggi, dovete avere il coraggio di dirci la verità.
L'aspetto demografico: è nato nella vostra maggioranza - e chiudo Presidente - un gran dibattito sulla definizione dell'essere, o meno, italiani. Lei stesso lo ha sottolineato. Allora voi non potete con la mano sinistra reclamare giustamente che mancano le maestranze e la forza lavoro e con la mano destra non immaginare come reperirla.
Chiudo, e grazie per il tempo, Presidente. Ministro, da lei ci saremmo aspettati una visione - perché lo strumento è di medio termine - che pensasse alle future generazioni, non alla prossima campagna elettorale.