Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 16 Ottobre, 2024
Nome: 
Federico Fornaro

Doc. II, n. 9

Signor Presidente, colleghe e colleghi, oggi affrontiamo un tema importante: i Regolamenti sono il cuore pulsante di una democrazia parlamentare e sono anche qualcosa di più, come ci ricorda il professor Manzella. Le norme regolamentari concorrono a definire in concreto il diritto costituzionale vivente e, come tali, sono esse stesse materialmente costituzionali.

La stessa Corte costituzionale, nel 1996, ribadì come i Regolamenti siano fonti integrative del testo costituzionale. Quindi, credo che dobbiamo approcciare - mi permetto di sottolinearlo in questa sede - questo tema con il dovuto rispetto e nella consapevolezza che ci troviamo di fronte all'espressione più alta dell'autonomia delle Camere. Ecco perché è fondamentale, quando si parla delle regole del gioco, del gioco democratico, avere chiaro che l'obiettivo deve essere quello di una larga condivisione, quando si vanno a modificare i testi.

Di ciò vorrei ringraziare, per il suo tramite, Presidente, il Presidente della Camera Fontana che, nel suo ruolo anche di Presidente della Giunta per il Regolamento, ha operato e ha lavorato in questi mesi per raggiungere questo obiettivo, che spero verrà confermato dal voto che seguirà queste nostre dichiarazioni. Quale dovrebbe essere, a nostro giudizio, l'obiettivo, nel momento in cui si vanno a toccare i Regolamenti? Innanzitutto, trovare un equilibrio tra maggioranza e opposizione, nel rispetto dei ruoli democratici, nel rispetto del voto degli elettori; al tempo stesso, un corretto equilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo, tra governabilità e rappresentanza, tra ruolo dei gruppi e dei partiti e quello del singolo deputato. Come vedete, sono obiettivi importanti, sono - come dicevo all'inizio - il cuore pulsante di una democrazia parlamentare, qual è la nostra.

E per queste ragioni, voglio dirlo con forza, insieme alla collega Madia, che ringrazio, abbiamo avuto fin dall'inizio di questo lavoro, avendo poi io avuto anche il ruolo di relatore - di questo ringrazio per la collaborazione il collega Iezzi - una postura riformatrice. Cioè siamo sempre stati convinti che fosse necessario lavorare per raggiungere quei quattro obiettivi che prima ho ricordato e che, quindi, occorresse cercare, innanzitutto, una larga condivisione.

Per queste ragioni, ci ha convinti, fin dall'inizio, l'idea del doppio binario: avere una prima fase di razionalizzazione dei tempi, che è quella che viene sottoposta al nostro giudizio oggi, una fase su cui provare a raccogliere la più larga condivisione, a cui deve seguire - sottolineo il “deve” - la fase degli interventi più strutturali, a cominciare anche dalla questione delle 24 ore, ma non solo. Crediamo che occorra, così come esiste anche in altri Parlamenti, elaborare uno statuto delle opposizioni, che consenta, quindi, di avere quell'equilibrio che prima ricordavo.

C'è molto da fare da questo punto di vista, c'è molto da fare per migliorare e per raggiungere un corretto rapporto tra maggioranza e opposizione. Sugli interventi che sono sottoposti alla nostra attenzione, vorrei sottolineare che non c'è stato - e su questo mi permetterà il collega Giachetti di avere un'opinione differente dalla sua - uno spostamento, un cedimento delle opposizioni. Abbiamo provato a dare un senso e un significato a una generale razionalizzazione dei tempi. È vero, non c'è più la possibilità di intervenire per un singolo deputato in discussione generale per 30 minuti, ma non viene tolto neppure un minuto a nessun gruppo dell'opposizione, perché rimane, ovviamente, la possibilità di avere più interventi nell'ambito dei 30 minuti e, qualora intervenga un solo collega per gruppo, il tempo viene ampliato a 20 minuti.

Così come è stata tolta una fase che, di fatto, non facevamo più, quella dell'illustrazione degli ordini del giorno e abbiamo, di converso, aumentato gli spazi per la dichiarazione di voto, che passano da 5 a 8 minuti, con la possibilità di intervenire su tre ordini del giorno e non più su due.

Quindi, in realtà, si è cercato di contenere i tempi, ma dando più spazio alle questioni che riguardano i singoli contenuti degli ordini del giorno. Sugli ordini del giorno - mi si permetta una parentesi - occorrerà lavorare anche nella seconda fase. Non è solo una questione di contenuti, è una questione che riguarda il significato e il rispetto del nostro lavoro. La battuta che circola da tempo, che un ordine del giorno non si nega a nessuno, la considero umiliante per il lavoro parlamentare, mentre dovremmo fare di più e meglio per la verifica successiva, di quello che succede dopo che il Governo si è impegnato e che quell'impegno è stato approvato da quest'Aula. Ci sono, per esempio, al Senato strumenti che possono aiutarci, da questo punto di vista. Insomma, noi lo consideriamo - lo ha detto la collega Madia in discussione generale - un buon compromesso, un lavoro onesto, che è stato fatto, che non stravolge i Regolamenti, ma che prova a dare delle risposte.

Concludo, signor Presidente. Lo dico pubblicamente, c'è qualcuno che ci ha sussurrato, anche fuori di qua: ma chi ve lo fa fare? Perché, in questo momento, voi che siete opposizione, aprite alla riforma dei Regolamenti? Questo in un clima oggettivamente impregnato di eccesso di decretazione d'urgenza, che ha finito per umiliare il Parlamento, in questo monocameralismo di fatto, alternato, per cui spesso ci troviamo ad approvare decreti in seconda lettura, senza poter modificare neppure una virgola. Ecco, io vorrei rispondere pubblicamente a questa obiezione, che ha una qualche rilevanza. Chi ce lo fa fare? Guardate, colleghi, l'amore per questa istituzione, che, come ha sottolineato Enrico Letta durante la commemorazione dell'onorevole Merloni, è il luogo della rappresentanza e della sovranità popolare. Per noi, questo luogo, questo edificio rimane il tempio della democrazia. Ce lo fa fare la convinzione, che questo sia un modo per difendere la democrazia parlamentare, da tempo sotto attacco di populismi istituzionali e di nuove forme di autoritarismo.

Vorremmo difendere, attraverso i Regolamenti parlamentari, la democrazia parlamentare e la nostra Costituzione. Ce lo fa fare la convinzione che occorra ribadire, con forza, il ruolo di questa istituzione contro ricorrenti e risorgenti veleni antiparlamentari, che, in maniera carsica, hanno attraversato e attraversano la storia di questo Paese. Siamo convinti che, attraverso i Regolamenti, la Camera debba essere in grado di rispondere più e meglio ai bisogni di una società in profondo cambiamento, che chiede protezione, che chiede risposte ai problemi quotidiani.

Ebbene, lo dico in questa sede, se si vuole lavorare per una Camera moderna e, al tempo stesso, rispettosa della nostra Costituzione, della sua natura parlamentare, della natura parlamentare della nostra democrazia, noi ci siamo stati e ci saremo.