A.C. 1929
Grazie, Presidente. Nelle poche righe di questo disegno di legge, sotto la voce proroga, nei fatti, si cela l'ammissione di previsioni sbagliate contenute nella legge di delega fiscale. Più di un anno fa, la maggioranza parlamentare ha approvato un disegno di legge in materia fiscale che era gravemente in contrasto, come abbiamo denunciato, con i princìpi della nostra Costituzione, in tema di equità e progressività. A suo tempo avevamo denunciato questo vulnus e i tanti problemi che la delega avrebbe creato, non essendo intervenuta, di fatto, su di un sistema già per tanti versi iniquo e indebolito dall'evasione fiscale, che, sebbene ridotta negli ultimi anni, rimane una problematica gigantesca. Un sistema fiscale, peraltro, caratterizzato da un eccessivo grado di complessità degli adempimenti e da una scarsa capacità di riscossione.
Con questa delega, invece di affrontare alla radice i problemi di questo sistema, si è preferito, da un lato, intervenire con un mero maquillage normativo, peraltro, di scarsissima portata e, dall'altro, con un insieme di interventi in grado di peggiorare significativamente, sotto il profilo dell'equità, ma anche dell'efficienza e della razionalità, il sistema che - come ho avuto modo di dire - era già precario. Il nostro giudizio, in quel momento, fu profondamente negativo perché, pur intervenendo su quasi tutti i settori, si è rinunciato in partenza a qualunque idea di riordino del sistema, mantenendo, per esempio, tutti i regimi cedolari vigenti e, anzi, introducendone di nuovi, come la cedolare secca sugli affitti commerciali.
E poi, per tutti i passi indietro fatti in tema di lotta all'evasione: un capitolo pressoché inesistente nella misura in cui si è preferito legalizzare, di fatto, la dichiarazione di minori ricavi e compensi con l'introduzione del concordato preventivo biennale per i titolari di reddito d'impresa e di lavoro autonomo di minore dimensione. Proprio in queste settimane - lo ricordava il collega Fenu - abbiamo assistito al disastro - annunciato, peraltro - di questa misura, per la quale appunto abbiamo chiesto, anzi, abbiamo implorato il Vice Ministro Leo, in Commissione, di rivedere questa misura, del tutto inutile.
Quello che si è tracciato e, peraltro, istituzionalizzato, è un vero e proprio sistema corporativo, con imposte diverse per ogni categoria di contribuente e senza alcuna misura di contrasto all'evasione fiscale diffusa e al mercato nero. Non c'è alcuna seria ipotesi di copertura degli sgravi promessi e la base imponibile Irpef si riduce ulteriormente, restando, come sempre, sulla base dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
In quella delega, inoltre, sono state definite due differenti scadenze, e veniamo all'oggetto del provvedimento in discussione oggi: una, relativa all'effettiva adozione dei decreti di attuazione della legge delega, il cui termine temporale era - come è noto - di 24 mesi; l'altra, relativa all'emanazione dei testi unici, per i quali, invece, i termini richiesti erano stati molto più brevi, cioè, 12 mesi. Come è stato detto negli interventi precedenti, avevamo segnalato un po' tutti l'incongruenza tra un limite temporale di 24 mesi per l'emanazione dei decreti attuativi e un limite di soli 12 mesi per l'adozione di testi unici. È noto che il ricorso ai testi unici sia ritenuto una buona prassi, proprio perché i testi unici servono a fare ordine in materie complesse e a contenere, in un unico strumento normativo, disposizioni che, nel tempo, si sono stratificate e disperse, nel nostro ordinamento. Tutto ciò, però, deve avvenire, come buon senso richiede, a valle di un percorso articolato, scandito da tempi adeguati di esame e approfondimento della normativa vigente. Perché, altrimenti, il risultato che si genera è esattamente il contrario di quello che si vuole ottenere: cioè più confusione e disordine. Non siamo stati ascoltati: eppure, vi abbiamo segnalato una questione che non aveva niente a che fare con una partigianeria politica, ma era semplicemente di buonsenso.
Allora, suo tramite, Presidente, dico ai colleghi della maggioranza che serve poco sbandierare l'approvazione di tanti decreti con una tabella di marcia che si sta rivelando, soprattutto nelle ultime settimane, incredibilmente veloce, perché poi siete costretti a venire in Aula e a rimediare in extremis a un errore di previsione. Peraltro, se non bastassero le sessanta e passa fiducie che, in un anno e mezzo di legislatura, ci sono e vi sono state imposte, questo provvedimento conferma, ancora una volta, che la maggioranza parlamentare è ridotta a ratificare gli atti del Governo, in maniera assolutamente passiva.
Quindi, il nostro voto è contro la proroga, innanzitutto perché non possiamo onestamente accettare questo modo di fare, che è profondamente squalificante per la storia e per il prestigio del Parlamento, e poi perché ci sentiamo maggiormente responsabili dell'interesse generale dei cittadini votando nuovamente contro l'iter di una legge delega, che rimane ingiusta e iniqua, a cominciare dall'assenza di una reale lotta all'evasione fiscale e all'attacco sistematico alla disposizione costituzionale della progressività fiscale.