Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 8 Agosto, 2024
Nome: 
Matteo Orfini

A.C. 1974

Grazie. Approfitto per dire all'onorevole Ziello che non stiamo votando un provvedimento, ma stiamo votando una proroga, quindi non c'è nulla che tuteli il settore, stiamo prorogando. Giusto per chiarezza, perché almeno sapere di cosa si sta discutendo sarebbe utile.

 “Il codice dello spettacolo sarà un provvedimento normativo molto importante (…). Noi siamo già molto avanti nella stesura di questo codice, che deve vedere la luce entro il 18 agosto, anche se io mi sono ripromesso di arrivare pronti a luglio”. Sono parole che il Sottosegretario Mazzi ricorderà, perché le ha dette lui, quando presentò agli operatori del mondo dello spettacolo il codice, che non c'è, e che oggi rinviamo. Per carità, i rinvii dei decreti, nelle leggi deleghe, sono un fatto a volte tecnico. Ci può stare. È capitato tante volte. In questo caso è qualcosa di diverso, però, perché noi non siamo di fronte a un fatto tecnico, ma a qualcosa che racconta la cifra dell'azione del Governo in questo settore, cioè il nulla. Il nulla coperto da un po' di propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), da tanti annunci e da un po'di ideologia, ma su questo tornerò.

Vedete, noi l'avevamo capito subito che si andava in questa direzione. L'abbiamo capito all'inizio di questa legislatura - è stato ricordato da tanti colleghi, poco fa, oggi pomeriggio dalla collega Orrico - quando, nella prima legge di bilancio del Governo Meloni, appena insediato, il Governo doveva mettere le risorse a copertura della riforma del welfare dei lavoratori e delle relatrici dello spettacolo, prevista, appunto, da quella legge delega, i cui decreti oggi stiamo prorogando, e il Governo di Sangiuliano e Mazzi si presentò con zero a bilancio in quella legge.

Noi risolvemmo il problema, perché - vedete - l'opposizione si fa in tanti modi e noi abbiamo sempre cercato di provare a dare un contributo propositivo e costruttivo, almeno quando si tratta di questioni concrete, come la vita e il lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Quindi trovammo le risorse: un emendamento delle opposizioni, a mia prima firma, coprì quella riforma con 100 milioni di euro; la maggioranza sostenne quell'emendamento (la seconda firma la mise il presidente Mollicone). Cento milioni di euro e voi dovevate fare solo una cosa: i decreti attuativi di quella norma. Non li avete fatti per 11 mesi. Li avete fatti in scadenza, all'ultimo momento utile, trasformando una riforma in una mancia e nemmeno spendendo tutti i soldi. Per l'incapacità di questo Governo, 100 milioni di euro, che avevamo messo per dare sollievo alle lavoratrici e ai lavoratori di questo settore, non sono stati spesi e li avete persi. Così, avete cominciato. Poi non è finita lì, perché vi è piaciuto, evidentemente, abbandonare questo settore. È stato ricordato - quello che state facendo non riguarda la legge delega, ma insomma - quello che state facendo sul cinema. Avete scatenato una guerra ideologica contro il tax credit, contro i meccanismi di finanziamento, e, per carità, c'erano dei problemi e delle cose che non funzionavano, e - chiamo ancora una volta il presidente Mollicone a testimone - noi ci siamo resi disponibili a discutere di come riformarli. Però, c'era un punto, Sottosegretario Mazzi, cioè che quella riforma, quei decreti dovevano arrivare presto, perché, sulla base di quelle norme, si fanno le produzioni e i produttori prevedono la costruzione di un film.

Però, c'era un punto, Sottosegretario Mazzi, cioè che quella riforma, quei decreti dovevano arrivare presto, perché sulla base di quelle norme si fanno le produzioni, i produttori prevedono la costruzione di un film. La semplice attesa e lentezza nella promulgazione di quelle norme, che ancora non sono arrivate e gira una bozza sbagliata, come è stato detto, ha già prodotto il crollo e la crisi delle produzioni: c'è il blocco. Ci sono decine di migliaia di lavoratori che sono rimasti senza lavoro, imprenditori che non ce la fanno ad andare avanti, perché non sanno, non è che non son bravi, gli manca il quadro normativo su cui costruire il finanziamento delle produzioni. Quei lavoratori stanno protestando. Lei dice che avete ascoltato tutti, non proprio tutti. “Siamo ai titoli di coda” è lo slogan che hanno utilizzato per lanciare al Governo un grido di aiuto e sono stati inascoltati.

Poi, c'è il capolavoro delle fondazioni lirico-sinfoniche: anche su questo abbiamo detto. I sindaci hanno scritto una lettera al Governo, chiedendo di essere ascoltati. Lei, Sottosegretario Mazzi, ha risposto dicendo: ma come fate a criticare una riforma che non conoscete? Ecco, non le è venuto il dubbio che è esattamente questo il problema? Cioè, state mettendo in piedi una riforma che riguarda i teatri d'opera - capisco Sangiuliano non conosce il tema, lei sì però - che sono figli della storia dei comuni che li ospitano. Quei teatri nascono dalla storia di quei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), da quando… No, è inutile che dice di no, perché molti di quei teatri nascono prima dello Stato, nascono quando le città e la borghesia di quelle città decisero di costruirsi il tempio laico; fecero i teatri e quei teatri sono cresciuti nel rapporto simbiotico con le loro città, tanto che larga parte di quei teatri è proprietà dei comuni, non è di Sangiuliano, del Ministero, del Governo o dello Stato, è di proprietà di quei comuni. Voi incidete sulla governance di quei teatri, costruendo un meccanismo che rompe quell'apporto.

Vedete, ci state ossessionando, in ogni documento del Ministero, in ogni dichiarazione, con la necessità di difendere l'identità nazionale. Ecco, la storia di quei teatri è un pezzo dell'identità nazionale di questo Paese e voi state pensando a una riforma che distrugge quel tratto identitario, per la semplice ragione che volete nominare chi gestisce quei teatri, volete riscrivere un'altra pagina di occupazione dei luoghi della cultura, come avete fatto col centro sperimentale, come avete fatto col libro, come avete fatto in tanti settori, come avete fatto con la Rai, con il risultato disastroso dei crolli di audience dei programmi che avete imposto, perché c'è un mercato che risponde di quello che uno fa. Lo fate perché? Perché si tratta di un mondo che voi non amate, di un mondo che voi non capite, di un mondo che, evidentemente, non riconoscete come vostro interesse.

Guardate, siccome parlate spesso di egemonia, l'occupazione è il contrario dell'egemonia. Ora, capisco che il Ministro Sangiuliano è solito commentare libri che non ha letto, ma, ve lo chiedo per cortesia, almeno lasciate stare Gramsci, perché quello che state facendo non c'entra nulla.

E non è che lo fate perché quei mondi sono di sinistra, non è neanche vero - questa è una delle ossessioni del Ministro -, lo fate perché avete paura di quei mondi che sono liberi: il mondo della cultura è libero ed è questo che vi spaventa.

All'inizio dicevo che la cifra dell'azione di questo Governo è il nulla. Io mi sono anche chiesto se, tutto sommato, questo non sia un bene, perché conoscendovi, forse è meglio il nulla che se faceste qualcosa. Però, poi ho riflettuto e ho pensato che, in realtà, questo nulla fa danni, perché, come dicevamo, mette in ginocchio i lavoratori, le imprese, desertifica il tessuto culturale del Paese. Allora, ho pensato, per chiudere questo intervento e annunciare ovviamente il nostro voto negativo, di usare un riferimento culturale a voi grato, così forse ci capiamo almeno. In questa pessima storia, lo dico anche guardando l'onorevole Mollicone, voi non siete Atreju, siete quello che Atreju combatte, cioè quel nulla che, a poco a poco, ingloba tutto e lo distrugge. Ecco, noi non vi consentiremo di portare a termine quest'opera di distruzione del mondo della cultura.