Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 2 Agosto, 2022
Nome: 
Piero Fassino

A.C. 3687​

Grazie, signor Presidente. Ancorché fra poche ore cesserà l'attività della nostra Assemblea, credo che stiamo compiendo un atto che non è una normale ratifica di uno dei tanti trattati che sono stati sottoposti alla nostra attenzione. Ci rendiamo tutti conto di un atto di valenza strategica grande, che non sarebbe all'ordine del giorno se non ci fosse stata una guerra; non si può prescindere da ciò che è accaduto, una guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina che ha chiuso un lungo ciclo di trent'anni, dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi, nel quale in Europa si era costruita una condizione di concertazione che aveva garantito una relativa stabilità e una relativa sicurezza. L'aggressione russa all'Ucraina mette in mora gli Accordi di Helsinki, quegli Accordi di Helsinki che sancivano il principio della non ingerenza nella vita di ogni nazione, il principio del rispetto dell'integrità territoriale di ogni Stato, il principio dell'intangibilità dei confini, il principio del non uso della forza nella risoluzione dei contenziosi.

Tutto questo è stato spazzato via dall'aggressione di Mosca. Viene liquidato il Consiglio di cooperazione tra NATO e Russia. Lo richiamo perché in questi mesi si è molto discusso del tema della NATO, e ne stiamo discutendo anche questa sera, dimenticando che 17 anni fa venne istituito un Consiglio di cooperazione NATO-Russia esattamente per avere un luogo di concertazione dei temi della sicurezza e della stabilità nel continente.

La sicurezza europea, che noi abbiamo considerato dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi un tema sì rilevante ma non centrale rispetto ad altri, assume oggi, invece, una centralità strategica. È una sicurezza europea che è insidiata dalla riproposizione di una dottrina della sovranità limitata, che Mosca vorrebbe esercitare nei confronti dei Paesi che stanno ai suoi confini, ed è una sicurezza europea che viene insidiata, appunto, dal ritorno all'uso della forza per risolvere i contenziosi, esattamente in contrasto con quell'articolo 11 della Costituzione del nostro Paese che rifiuta l'uso della forza per risolvere i contenziosi internazionali.

Insomma, credo che dobbiamo essere consapevoli che siamo di fronte a uno scenario del tutto nuovo e del tutto diverso rispetto a quello nel quale siamo cresciuti e abbiamo maturato la nostra esperienza e siamo chiamati a fare i conti col tema della sicurezza. La sicurezza, naturalmente, è un tema che si persegue in molti modi: non è soltanto lo strumento militare lo strumento della sicurezza. La sicurezza si persegue, in primo luogo, attraverso la politica e una scelta che va fatta con molta determinazione per garantire la sicurezza in Europa è il completamento del processo di allargamento dell'Unione europea, perché questi trent'anni che abbiamo alle spalle, dalla caduta del Muro di Berlino a oggi, una cosa ce l'hanno detta: che le uniche guerre che ha conosciuto l'Europa in questi trent'anni sono avvenute in quelle aree e in quelle regioni - il Caucaso, i Balcani e oggi l'Ucraina - che sono esterne all'Unione europea ma che sono ai confini dell'Unione europea. L'instabilità e l'insicurezza di queste regioni e di queste aree è instabilità loro ma è un'instabilità che investe immediatamente la condizione di sicurezza dell'intero continente e dell'Unione europea. Quindi, una misura che è coerente con il voler dare all'Europa maggiore sicurezza e maggiore stabilità, dopo quello che è accaduto e sta accadendo in Ucraina, è la piena integrazione dei Paesi dei Balcani, dell'Ucraina e del Caucaso, sottraendo queste regioni a una condizione di permanente instabilità e con l'integrazione garantire, appunto, una stabilità e una sicurezza all'intero continente.

Affrontare il tema della sicurezza significa affrontare temi che riguardano le relazioni che l'Europa ha con altri continenti e, in particolare, affrontare i temi del bacino mediterraneo, che mai come oggi è investito da una condizione di instabilità e di insicurezza. Se immaginate un attimo la carta geografica del Mediterraneo allargato, dallo stretto di Hormuz allo stretto di Gibilterra, è una sequenza costante e continua di crisi: la criticità dell'Iran, la fragilità dell'Iraq, la guerra civile in Yemen e in Siria, l'instabilità del Libano, la vicenda libica, la vicenda tunisina, il Sahel. Abbiamo bisogno, quindi, di affrontare questo nodo, perché l'instabilità e l'insicurezza hanno nel Mediterraneo oggi un punto di particolare criticità.

Affrontare il tema della sicurezza significa dotarsi anche di un sistema europeo di sicurezza. Fino ad oggi noi abbiamo delegato - noi europei - questo tema alla NATO. Abbiamo bisogno, in complementarietà con la NATO, però di dotarci, come è stato deciso dal Consiglio europeo negli ultimi mesi, di un sistema di sicurezza che tuteli l'Europa, non per aggredire alcuno, perché l'Europa è un'istituzione di pace, ma per metterci nelle condizioni di poterci difendere di fronte a ciò che insidia la nostra sicurezza e sta anche in questa chiave il consolidamento della NATO.

Io voglio dire su questo, però, una parola molto chiara. Putin ha evocato costantemente, per spiegare e per giustificare la sua aggressione all'Ucraina, i rischi che deriverebbero alla Russia dalla NATO. Ebbene, in questi trent'anni, dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi, non c'è stato un solo atto politico e tanto meno militare della NATO che abbia insidiato la sicurezza e la stabilità della Russia. La NATO è un'alleanza di carattere difensivo che ha per obiettivo non quello di aggredire o di condurre delle guerre contro qualcuno ma di mettersi nelle condizioni di difendere lo spazio di libertà e di democrazia europeo ed euroatlantico da possibili insidie e da possibile instabilità. Il fatto - lo ha ricordato bene il collega Fornaro - che abbiano chiesto l'adesione due Paesi di forte neutralità, di forte cultura pacifista e - aggiungo - con particolare attenzione ai temi dei diritti umani, quali sono la Svezia e la Finlandia, ci dimostra come questo tema della sicurezza e della stabilità del continente è questione di particolare delicatezza e di particolare criticità, che spinge Paesi che fino ad oggi sono stati fuori da un'alleanza militare a chiedere di esserne partecipi, perché sentono e avvertono che essere fuori li rende meno sicuri e meno liberi. Io credo che tutto questo noi dobbiamo averlo presente.

Naturalmente, noi dobbiamo anche avere uno sguardo che va al di là di questa guerra, che pure, però, continua e non si riesce a fermare. Tutti avvertiamo che c'è il problema di costruire una nuova architettura di sicurezza in Europa che coinvolga tutti i Paesi del continente, una nuova architettura di sicurezza nel momento in cui gli accordi di Helsinki, che delineavano quell'architettura, sono stati vanificati e travolti dall'aggressione russa all'Ucraina. Quindi, quello che noi compiamo oggi non è semplicemente un accordo sull'ingresso della Svezia e della Finlandia nella NATO ma è una scelta per rafforzare l'Alleanza atlantica, sapendo che l'Alleanza atlantica nei prossimi anni dovrà essere uno dei protagonisti, insieme all'Unione europea e insieme alle Nazioni europee, per disegnare una nuova architettura di sicurezza in cui ogni Paese si possa riconoscere, rendendo ogni Paese sicuro della propria sovranità e della propria libertà.

Questo è il senso della ratifica che stiamo facendo, una ratifica che è pienamente coerente col sostegno che stiamo dando all'Ucraina nel difendere la propria libertà e la propria sovranità, che è coerente con l'impianto di chi pensa che ai conflitti bisogna dare una soluzione politica e non soluzioni militari… …e che è coerente con la consapevolezza che la sicurezza è un tema che ci riguarda e per il quale dobbiamo assumere le nostre responsabilità.

Abbiamo vissuto un lungo periodo, dal 1945 al 1989, nel quale c'erano due grandi Nazioni superpotenze nucleari a cui il mondo affidava il compito di gestire la sicurezza del pianeta.

Eravamo tutti consumatori di una sicurezza prodotta da altri. Siamo in un altro scenario e dobbiamo essere consapevoli che siamo consumatori della sicurezza di cui dobbiamo essere anche produttori.

Con questo spirito, io annuncio il voto favorevole del Partito Democratico sulla ratifica relativa all'allargamento nei confronti di Svezia e Finlandia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).