A.C. 1620-A
Grazie, signora Presidente. Colleghi e colleghe, inizio subito con il dire, signor Presidente, che è grazie alle proteste - alle proteste - delle opposizioni unite se oggi la Camera si riunisce per discutere e votare questo provvedimento, che, lo dico subito, costerà molti soldi a cittadine e cittadini, senza, per giunta, risolvere in alcun modo la gestione dell'immigrazione irregolare in Italia.
È una gestione che attualmente è il più grande insuccesso della Presidente del Consiglio Meloni, che in campagna elettorale aveva fatto promesse roboanti su blocchi navali e porti chiusi e si è trovata invece, nonostante i tanti e inutili provvedimenti che si sono susseguiti, a fare i conti con il calice amaro delle 154.000 persone arrivate nell'ultimo anno. Ricorderete, infatti, che in merito al Protocollo Italia-Albania il Governo all'inizio aveva fatto sapere, attraverso il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani, che non c'era bisogno di passare dalle Aule parlamentari. Una dichiarazione improvvida e completamente sbagliata, perché la nostra Costituzione, agli articoli 80 e 87, parla in modo molto chiaro e inequivocabile.
Una volta recuperato in extremis l'errore, cosa ha fatto ancora il Governo? Il Governo ha messo addirittura l'urgenza. Ma urgenza di cosa, visto che a metà dicembre 2023 la Corte costituzionale albanese ha sospeso la procedura parlamentare per l'approvazione dell'intesa con l'Italia, riservandosi di pronunciarsi entro tre mesi - quindi, un lauto tempo -, e quando forse si aprirà anche un ricorso presso la CEDU, la Corte europea dei diritti dell'uomo, come è stato fatto intendere? Dunque, quale fretta? No, signori: per i nostri governanti bisogna correre e sbrigarsi e così hanno imposto al Parlamento la compressione dei tempi di discussione in Commissione, una discussione, peraltro, surreale, dove noi dell'opposizione abbiamo posto solo questioni specifiche e di merito su un testo che definire lacunosa è poco - è un complimento - e alle quali questioni la maggioranza ha reagito da un lato con una totale chiusura - diciamo che stavano tutti al telefonino, così ci capiamo meglio - e dall'altro con risposte vaghissimo del Vice Ministro Cirielli, che ha dato riscontro alle nostre obiezioni, dopo tanto insistere, con una nota scritta, caratterizzata, però, da espressioni del tipo: “si avanza l'ipotesi di”, “potrebbe essere che”, “è presumibile pensare a”. Dunque, solo ipotesi interpretative su un provvedimento già all'ordine del giorno dell'Aula. Non sanno neanche loro cosa andranno a fare nei centri in Albania, non lo sanno perché è Palazzo Chigi che decide tutto a loro insaputa.
Allora, voglio qui riportare alcuni esempi delle domande più che legittime che abbiamo posto al Governo: in primo luogo, dove si farà lo screening dei migranti? Credo che sia la domanda più opportuna. Il Vice Ministro Cirielli ci ha detto che si farà a bordo della nave che ha effettuato il soccorso. Dunque, il collega della Lega, che mi ha preceduto, dovrebbe chiedere spiegazioni al Vice Ministro Cirielli se così non è. Invece, in base ad altre interpretazioni, sembrerebbe che si farà in Albania. Allora, come verranno identificati a bordo questi migranti, che, lo ricordo, non hanno i documenti di identità? Me lo dice, Sottosegretario, lei che è qui? Magari ne sa qualcosa più di noi. Per fare questo lavoro servono i mediatori culturali di diverse lingue, per poter parlare con le persone. Poi, servono anche le autorità consolari - lo sa bene - che riconoscano e confermino la nazionalità dei migranti e dubito che queste autorità siano disposte a essere presenti sulle navi italiane per confermare se il sedicente nigeriano è nigeriano, se il sedicente tunisino è tunisino, se il sedicente sudanese è sudanese (potrei continuare).
Dicevamo che il Vice Ministro Cirielli ci ha riferito in Commissione, con una nota scritta, chi sono i soggetti vulnerabili che non andranno in Albania, poiché nel testo del disegno di legge di ratifica non ce n'è menzione. A dire suo, si tratta di minori non accompagnati. Ma, Sottosegretario, come stabilite l'età a bordo? È per sapere.
Poi, i disabili e gli anziani. Anziani? Ma a che età si è anziani? Perché, magari, molti di noi sono in quella categoria, vediamo un po'. Le donne, tutte le donne, bene, però, nel Protocollo Italia-Albania si parla anche di nuovi nati: dunque, se le donne non ci vanno, non si capisce come fanno a nascere i bambini. Persone affette da gravi malattie, ma anche, poi, vittime di tratta, persone che hanno subito torture, stupri e altre forme gravi di violenza psicologica, fisica e mutilazioni genitali. Ma, allora, mi dice lei come verranno identificate queste persone, visto che non ce l'hanno scritto in faccia? E, secondo voi, una donna che è stata violentata andrà da uno sconosciuto militare della Marina a raccontargli la sua storia? Ma in che mondo vivete? Ma cosa state dicendo? Oltre al fatto, poi, che i comandanti e il personale delle navi non hanno le competenze giuridiche né sono preposti a fare questo lavoro, né a identificare le persone né, tantomeno, a riconoscerne le vulnerabilità. Voi state delineando un quadro assolutamente impercorribile.
E, poi, se lo screening si fa a bordo della nave, in acque internazionali, per individuare subito le persone non vulnerabili da mandare in Albania, come dice sempre Cirielli, nostro unico interlocutore, bisogna trasferirli subito su una seconda nave? È questa è la domanda. Quindi, che fate? Li trasferite subito in una seconda nave? E, se questa è la malaugurata ipotesi, ve lo immaginate cosa significherebbe far accostare due imbarcazioni per effettuare il trasbordo delle persone, magari con il mare in tempesta? Vuol dire sottoporre i migranti, già sfiniti dalla traversata, e il personale delle navi a un rischio altissimo di incidenti, per non parlare delle tensioni che si potrebbero creare durante le operazioni, perché, ovviamente, ci saranno delle resistenze, gente che cadrà in acqua, situazioni davvero ingestibili. Io mi auguro che non intraprenderete davvero questa strada.
Oltre a questi aspetti, signora Presidente, ci sono anche considerazioni di natura giuridica non meno importanti, a cominciare dall'articolo 4, su cui tutti gli auditi in Commissione si sono soffermati. Si dice che ai migranti si applicano, ma solo in quanto compatibili, le norme italiane ed europee sull'ammissione e la permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. Eh no, così non si può fare, signor Sottosegretario: le norme applicate fuori del territorio nazionale devono essere identiche a quelle applicate nel territorio italiano, cioè non possono essere compatibili, come dite voi, altrimenti sono illegittime.
Nel testo si introducono, poi, discriminazioni di trattamento sia tra chi è salvato in acque nazionali e chi è salvato in acque internazionali, sia tra i richiedenti asilo che giungono in Italia e quelli che, invece, vengono trasportati nei centri in Albania. Questo perché? Perché, tra queste discriminazioni, c'è anche il diritto alla difesa, perché sarà espletabile in Albania solo da remoto. Io avevo capito che voi della destra eravate molto garantisti, ma, evidentemente, solo con alcuni e non con altri.
Presidente, lei mi sollecita a concludere, io, però, devo dire che questo provvedimento costerà una fortuna ai cittadini e alle cittadine italiani, in un momento in cui, qui da noi, tanti non possono curarsi, tanti non hanno i mezzi per andare avanti. Si poteva evitare questa spesa? Sì, si potevano fare centri in Italia che sarebbero costati molto di meno, altro che 670 milioni di euro, per ospitare quanti migranti? Tremila. Voi vi rendete conto che, lo scorso anno, sulle coste italiane sono arrivati oltre 150.000 migranti? Tremila migranti al mese, cioè nulla.
In conclusione, quello che posso dire, signora Presidente, è che c'è solo una domanda: perché lo volete fare in Albania? Solo per la campagna elettorale delle europee.
Noi non possiamo accettare che i migranti vengano sottoposti a pesanti ed inutili trattamenti discriminatori, né che venga sperperato così tanto denaro pubblico e, per questo motivo, noi del gruppo del Partito Democratico voteremo convintamente contro questo provvedimento.