Alle volte quando noi ratifichiamo gli accordi internazionali lo facciamo anche in modo un po' meccanico, un po' burocratico, perché, insomma, la decisione è già stata presa dal Governo, che in questo caso era il Governo precedente, dove c'erano la Lega e il MoVimento 5 Stelle, e quindi, il Parlamento lo fa in modo un po' “automatico”. Questo, però, è un accordo internazionale che può effettivamente incidere nella vita di tante persone; è un accordo internazionale che norma finalmente le molestie sui luoghi di lavoro. Che cosa sono le molestie sui luoghi di lavoro secondo l'accordo che andiamo a ratificare tra poco? È quell'insieme di pratiche e comportamenti inaccettabili o la minaccia di porli in essere, ripetutamente o in una sola occasione, che si prefigga, causi o possa comportare un danno fisico, psicologico, sessuale ed economico; questa è la definizione di molestie che avvengono sul luogo di lavoro. In sostanza, che cos'è una molestia? Sono tutte quelle attenzioni che nessuno di noi vorrebbe che venissero rivolte a una moglie, a una sorella, a una figlia.
La ratifica, sostanzialmente, riconosce queste molestie che avvengono anche in un solo episodio, anche in forma telematica, durante i viaggi di lavoro, durante i colloqui di lavoro, per tutte le forme di lavoro, inclusi gli stage, che spesso sono delle forme di lavoro molto subordinate e soggette a una possibile conferma e, quindi, più deboli, per le persone che svolgono attività di volontariato, le persone che sono coinvolte nel lavoro domestico e le persone che hanno dei rapporti di lavoro in nero (quindi, comprende tutti i rapporti di lavoro, anche i rapporti di lavoro ancora più subordinati). In Italia, lo diceva prima la collega Montaruli, sono il 9 per cento le donne che, secondo l'Istat, hanno subito una molestia di lavoro; dicendo il 9 per cento può sembrare che, insomma, sì, siano tante donne, ma è il 9 per cento: il restante, più del 90 per cento delle donne, si è salvato. In realtà, stiamo parlando di un fenomeno che riguarda un milione e 400 mila donne, molte delle quali, la stragrande maggioranza delle quali, lo ricordava prima la collega Annibali, non hanno mai denunciato.
Questa ratifica, quindi, è importante, anche se la riteniamo un passaggio come questo. Io voglio dare voce a queste donne, che spesso si sono trovate in una condizione di subordinazione e che non avevano strumenti per farsi valere. Voglio dare voce, per esempio, a Barbara, che durante il colloquio di lavoro come cameriera si è sentita chiedere se lei il servizio avrebbe voluto farlo magari senza reggiseno. Voglio dare voce a Sara, che fa la rappresentante commerciale e che troppe volte ha dovuto ricordare ai suoi clienti che lei vendeva degli oggetti di arredamento, ma che lei non era in vendita e che le attenzioni che le rivolgevano erano assolutamente inaccettabili. Voglio dare voce a quelle donne e magari anche a quegli uomini che hanno ricevuto qualche volta sul loro telefonino dei messaggi inappropriati dal capo o dal collega. Ecco, questa ratifica risponde a tutte quelle donne e anche, se ci sono, a quegli uomini che si sono sentiti umiliati e sporchi dopo aver subito delle attenzioni pesanti.
Oggi, con questa approvazione - speriamo con un'approvazione rapida da parte del Senato - noi votiamo a favore di uno strumento per loro, per stare al loro fianco, per dargli più diritti e per dargli più tutele. È grazie alla collega Boldrini che lo facciamo, che ci ha molto tenuto a farlo rapidamente, a coinvolgere le associazioni datoriali, le associazioni sindacali nella discussione della proposta di legge, ed è un peccato, onestamente - lo dico rivolgendomi ai colleghi della Lega -, che la Lega su questo si astenga. È un peccato che non voglia essere a fianco di quelle tante donne e degli uomini che hanno subito delle molestie e che, potenzialmente, potrebbero sentirsi più tutelati, più difesi da una ratifica che pone l'Italia all'avanguardia della legislazione internazionale sulla protezione contro le molestie sui luoghi di lavoro e che potrebbe aiutare tante e tanti a denunciare e a far sì che i nostri luoghi di lavoro siano luoghi di civiltà, luoghi più inclusivi, luoghi abitabili da tutti.