Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 5 Dicembre, 2017
Nome: 
Colomba Mongiello

 

Doc. XXII-bis, n. 13

Grazie, Presidente. Colleghi deputati, oggi, in rappresentanza del Partito Democratico e ringraziando la collega relatrice Susanna Cenni per l'ottimo lavoro svolto, proverò a trasmettervi il senso dell'attività della Commissione d'inchiesta sui rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione per approfondire la conoscenza di questo fenomeno e indicare alcuni dei temi su cui intervenire legislativamente e amministrativamente, per garantire maggiore legalità e sicurezza nelle transazioni commerciali.

È fuor di dubbio ormai l'esistenza di una stretta correlazione tra l'espansione del business del falso e gli investimenti fatti in questo stesso campo dalla criminalità organizzata, italiana e straniera. Favorita da un quadro normativo internazionale non omogeneo, la contraffazione è cresciuta anche grazie alla sua capacità di massimizzare e moltiplicare i profitti derivanti dal lavoro nero e dalla violazione delle norme a tutela dell'ambiente.

Sono ormai sempre più evidenti gli interessi diretti in quest'attività delle mafie storiche italiane, così come emergono inquietanti tracce finanziarie che conducono a gruppi attivi del terrorismo internazionale. La filiera della contraffazione si è purtroppo evoluta e affinata nel tempo, diventando un ben oliato meccanismo di organizzazione dei suoi diversi segmenti, dalla produzione al trasporto, dalla promozione alla vendita, dal riciclaggio al reinvestimento in business legali; un sistema di controllo del mercato molto più diffuso di quanto noi possiamo immaginare, che va dalle bancarelle per strada alla grande distribuzione e al commercio on line.

Secondo l'OCSE e l'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea, il 2,5 per cento degli scambi mondiali è costituito da beni contraffatti, per un valore stimato di 338 miliardi di euro; le importazioni di merce contraffatta in Europa riguardano il 5 per cento del totale dell'import complessivo, per un valore pari a 85 miliardi di euro. L'Italia, dopo gli Stati Uniti, è il Paese più interessato al fenomeno.

Tutto ciò emerge con chiarezza dalle indagini di Guardia di finanza, carabinieri, procure di mezza Italia, direzione distrettuale antimafia, Ministero della giustizia, Ministero per le politiche agricole. Grazie al loro lavoro, sappiamo che le merci contraffatte provengono per lo più da Cina, Hong Kong, che porti controllati da società cinesi, come il Pireo, sono le porte d'accesso al ricco mercato europeo. In pratica, non c'è settore produttivo che non sia infettato dal virus della contraffazione.

Tutto ciò comporta danni economici enormi all'impresa, ai lavoratori e allo Stato. Comporta rischi anche seri per la salute dei consumatori, che ingeriscono alimenti non trattati adeguatamente o vengono a contatto con materiali di scarsa qualità e con sostanze nocive. E poi ci sono i danni ambientali derivanti dallo smaltimento illegale di rifiuti o l'incenerimento all'aperto degli scarti di lavorazione, per non parlare del lavoro illegale, lo sfruttamento, il caporalato.

Il fenomeno della contraffazione - ci hanno detto i nostri interlocutori istituzionali, gli stakeholder sociali - ha assunto la sembianza e la peculiarità di un'impresa altamente organizzata, con un mercato di riferimento internazionale e una rete produttiva e distributiva transnazionale; imprese capaci di realizzare una rete di vendita organizzata secondo un preciso e raffinato modello di marketing aziendale, orientato alla diffusione e al successo del commercio illegale, parallelo e sommerso.

La crescita delle reti strutturali del commercio internazionale ha fatto emergere con crescente chiarezza e preoccupazione le difficoltà di chi opera i controlli, di chi svolge l'indagine ai fini preventivi e repressivi, di chi giudica le condotte illegali. Come ha affermato il Ministro Orlando durante la sua audizione, la scelta di talune associazioni criminali di stampo mafioso, soprattutto appartenenti alle storiche famiglie criminali di camorra, di investire nel settore della contraffazione costituisce un dato accertato in numerosi processi celebrati in un territorio nazionale e internazionale, ed è sostanzialmente dovuta al basso rischio penale a cui vanno incontro gli associati, se comparato, ad esempio, a quello connesso con il traffico di stupefacenti e alla contemporanea elevata redditività dell'attività di contraffazione.

Ciò che serve al Paese per contrastare questo fenomeno è un progetto coerente di norme alle quali affidare la tutela della crescita sana dell'economia.

Noi abbiamo una piena responsabilità - a fronte del successo che il made in Italy suscita a livello mondiale, trainando la nostra economia a sostegno dei redditi dei produttori e dei lavoratori - anche di intervenire con incisività ed efficacia contro le organizzazioni criminali.

Occorrono azioni programmate e reazioni adeguate in grado di garantire la costruzione e la difesa di un modello capace di assicurare benessere alla collettività e carattere di distintività alle produzioni del nostro Paese.

Armonizzare le attività della Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Agenzia delle dogane e dei Monopoli, Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi sulla gestione delle informazioni investigative, con l'istituzione di una banca dati delle indagini e dei sequestri effettuati, è una necessità.

Così come la promozione, attraverso le prefetture, di accordi territoriali di contrasto dei fenomeni della contraffazione e vendita dei prodotti tutelati dalle norme di proprietà industriale, di uso illecito dei titoli di proprietà industriale e di falsa indicazione dell'origine dei prodotti, anche attraverso interventi di carattere educativo e promozionale, è un'altra necessità.

Abbiamo anche previsto nella stessa relazione filiere etiche di produzione, che vadano ad implementare la distribuzione dei prodotti e che introducano agevolazioni fiscali mirate in materia di diritto al lavoro, di ambiente, di salute e di tutela dei minori.

Resta imprescindibile la modifica dell'articolo 514 del codice penale e l'inserimento dei reati relativi alla contraffazione nei delitti contro l'industria e il commercio, che dev'essere pensata per inviare un forte segnale di contrasto non solo nei confronti dell'usurpazione del titolo, ma anche della frode che da tale usurpazione deriva. Ne consegue una maggiore tutela dei consumatori, delle associazioni di categoria, dei consorzi nel settore agroalimentare e delle associazioni che a vario titolo tutelano il prestigio del made in Italy nel mondo.

A queste proposte - noi ne abbiamo presentata una come Partito Democratico già a suo tempo - si aggiunge quella specifica relativa ai reati in campo agroalimentare contro le agromafie e l'agropirateria, elaborata dalla task force costituita per volontà dei Ministri Orlando e Martina e coordinata dal giudice Caselli, recentemente approvata dal Consiglio dei ministri.

Tutti, dico tutti, dobbiamo essere sempre più consapevoli, in qualità di consumatori, che promuovere e tutelare la legalità in economia produce giustizia sociale e migliora la qualità della vita a ciascuno di noi.

Sono fiduciosa che il lavoro svolto dalla Commissione di inchiesta sia di aiuto e sostegno all'innovazione della legislazione in materia di contraffazione, e su tale base dichiaro pertanto il voto favorevole del Partito Democratico