Discussione generale
Data: 
Martedì, 12 Dicembre, 2017
Nome: 
Sofia Amoddio

 

Doc. XXII-bis, n. 17

Presidente ed Onorevoli colleghi, Emanuele Scieri era un giovane avvocato di 26 anni di Siracusa. Un ragazzo di sani valori e principi intelligente serio e disciplinato, le cui attitudini riconosciute da tutti, lasciavano presagire una sicura affermazione in campo professionale.

La chiamata ad effettuare il servizio militare lo raggiunse quando già svolgeva la pratica forense. La scelta l'aveva fatta molti anni prima, durante la visita medica militare ed aveva optato per svolgere il servizio presso i paracadutisti della Folgore.

Emanuele Scieri è morto nella caserma Gamerra di Pisa il primo giorno del suo arrivo e venne ritrovato, sempre all'interno della Gamerra, tre giorni dopo.

Desidero ricordare che l'allora Ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio manifestò fiducia nelle inchieste giudiziarie, assicurando che eventuali provvedimenti disciplinari, inclusa la rimozione dei superiori gerarchici e dei responsabili della caserma “Gamerra”, sarebbero stati adottati, a conclusione delle inchieste giudiziarie.

Purtroppo le molteplici indagini della magistratura ordinaria e militare si chiusero tutte, con decreti di archiviazione.

Il Parlamento italiano, immediatamente si occupò della vicenda, non andando al di là di attività di sindacato ispettivo o conoscitive anche perché i governi di quegli anni non espressero una volontà favorevole ad istituire una Commissione d'inchiesta, procedendo così, ad una indagine conoscitiva sul fenomeno del nonnismo.

Dopo ben quattro legislature, questa Camera ha invece preso atto delle istanze di giustizia provenienti dalla famiglia e dal territorio. All'inizio di questa legislatura ben 13 comuni, non solo siciliani, hanno più volte chiesto “l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del militare di leva Emanuele Scieri”.

In una data casuale, ma particolarmente significativa, il 4 novembre 2015, giorno della festa delle Forze Armate, la Camera dei deputati ha deliberato, a larghissima maggioranza, l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del militare di leva Emanuele Scieri, che ho avuto l'onore di presiedere.

La Commissione composta da ventuno deputati, designati in rappresentanza dei gruppi parlamentari di maggioranza e minoranza, ha lavorato con intensità lasciatemelo dire, i dati sono nella relazione, alla quale rimando.

Abbiamo ascoltato 76 persone: familiari, ex militari della caserma Gamerra, esperti, consulenti, magistrati, rappresentanti di associazioni, persone detenute.

Incessantemente la Commissione ha esaminato tutti gli atti delle inchieste giudiziarie già svolte ed ha proceduto ad ulteriori indagini. L'archivio dei documenti della Commissione ha raccolto circa seimila pagine di atti, oltre i video, i filmati, ed i reperti.

Non è mai mancato ci tengo a dirlo, l'aiuto della Procura di Pisa alla quale abbiamo chiesto l'invio degli atti di indagine e la collaborazione degli attuali vertici della Folgore, sia della Brigata che della Caserma, per l'attività della Commissione. Fin da subito lo Stato Maggiore, l'amministrazione della Difesa si sono messi al servizio con l'invio dei documenti, che la commissione ha chiesto nel corso dei due anni.

Fin da subito il Governo, nella persona della Ministra della difesa, senatrice Roberta Pinotti, nella sua audizione ha rassicurato la Commissione con le seguenti testuali parole: “non troverete porte chiuse e neppure socchiuse, sono a vostra disposizione tutti gli atti anche quelli più sensibili, in possesso dell'amministrazione necessari ai lavori”.

Vorrei sottolineare i rilievi emersi in Commissione non intendono delegittimare il ruolo centrale dell'istituzione militare la Commissione ha lavorato nella ricerca della verità, sgombra da ogni pregiudizio in particolare nei riguardi di un corpo, quello della Folgore, che si è sempre distinto per il suo servizio allo Stato, anche attraverso le missioni all'estero, ma lasciatemi dire che abbiamo lavorato e depositato la relazione senza alcun timore reverenziale, perché la commissione ha ricevuto un mandato parlamentare e per dovere istituzionale ha evidenziato gli elementi obiettivi che sono emersi e che hanno permesso di individuare elementi di responsabilità che abbiamo sottoposto al vaglio della Procura della repubblica di Pisa che su istanza della commissione ha già riaperto nuove indagini.

È utile riepilogare sinteticamente quanto avvenne:

Il 13 agosto 1999, terminato il cosiddetto CAR, tutto lo scaglione 7/99 al quale apparteneva Scieri, veniva trasferito a mezzo di 2 pullman militari da Firenze a Pisa, presso la caserma Gamerra.

Durante il tragitto i caporali diedero sfogo alla loro natura irrispettosa della dignità dei componenti dello scaglione, ordinando di mantenere per l'intera durata del viaggio una posizione scomoda ed innaturale (la posizione cosiddetta della sfinge), ovvero di rimanere immobili con la schiena staccata dalla spalliera del sedile e le mani sulle ginocchia. Imposero di viaggiare con i finestrini chiusi e il riscaldamento acceso, costringendo le reclute a tenere il basco in testa nonostante la calura estiva. Sul pulman praticarono a due reclute il cosiddetto “battesimo” consistente nel colpirli con forti pugni sul petto, strappare le mostrine dalla tuta mimetica e sfregarle sul viso. Per dette violenze tre caporali vennero condannati con sentenza definitiva.

Lo scaglione arrivava alla caserma Gamerra di Pisa, intorno all'ora di pranzo; tutti vennero radunati davanti al magazzino di casermaggio. Si specifica che il magazzino di casermaggio si trova di fronte la torre dove poi viene ritrovato il cadavere di Scieri, tre gg. dopo, ai piedi di una scala.

Esaurite le formalità di rito, alle giovani reclute veniva concessa la libera uscita, che - Emanuele Scieri, , trascorreva in compagnia di alcuni commilitoni, passeggiando per il centro di Pisa.

Alle ore 22,15, Emanuele Scieri rientrava in caserma, insieme a Viberti, Gelli, Valentini e Mastrini. Anziché ritirarsi direttamente in camerata, Viberti e Scieri si incamminavano nel vialetto che costeggia il muro di cinta della caserma Gamerra, per fumare una sigaretta. Dopo pochi minuti, il Viberti decideva di rientrare in camerata, mentre Scieri, secondo il racconto di Viberti, rimaneva a telefonare, all'altezza del luogo dove poi è stato ritrovato 3 gg dopo, ai piedi della scala della torre di asciugatura dei paracadute. In seguito, dalle indagini della Procura di Pisa, emergerà che nessuna telefonata venne fatta da Scieri in quel momento.

Alle 23,45, come di regola, veniva effettuato il contrappello, nel corso del quale Emanuele Scieri, stranamente, risultava assente.

In quella occasione alcuni commilitoni (non il Viberti) segnalarono ai militari che procedevano al contrappello: che Emanuele Scieri era regolarmente rientrato in caserma; che fino a pochi minuti prima era stato visto passeggiare in compagnia del Viberti;

Trattandosi di una recluta arrivata in caserma quello stesso giorno e rientrata prima dell'orario del contrappello, i superiori avrebbero dovuto prendere in considerazione l'ipotesi di un malore improvviso o di un atto di nonnismo

Deve essere ribadito che l'esistenza di atti di nonnismo era un fenomeno presente nella caserma “Gamerra” e ben conosciuto dai vertici militari, tanto che in commissione il gen. Della Folgore Celentano ha dichiarato che gli atti di nonnismo erano all'ordine del giorno, e l'allora Colonnello Ratti , proprio il giorno in cui arrivò Scieri in caserma, fece firmare alle reclute dello scaglione 7/99, quindi anche a Scieri, un'autodichiarazione con cui si impegnavano a denunciare eventuali atti di nonnismo subiti.

I militari addetti al contrappello, quella sera, si limitarono ad annotare nell'apposito modulo del rapporto della sera la dicitura “mancato rientro”, anziché scrivere “mancata presenza al contrappello”.

Si sottolinea che nel rapportino della sera era previsto uno spazio per riportare le eventuali note o novità.

Nelle sommarie informazioni testimoniali del 04.10.99 rese alla Procura Militare di La Spezia, il sergente maggiore Simone Pugliese dichiara di aver ricevuto dal Colonnello Ratti, l'ordine di eseguire, la sera del 13 agosto '99, il contrappello nella prima Compagnia, dove era stato assegnato Scieri. Pugliese specifica che su ordine del col Ratti era rimasto nell'edificio della prima Compagnia fino a mezzanotte e trenta, perché: «quell'orario è a rischio perché qualche “nonno” in epoca passata, andava a fare qualche bravata in danno degli allievi». Le ore serali dunque, secondo le dichiarazioni di Pugliese, ma anche secondo i vertici della catena di comando, vedasi col. Ratti, erano a rischio.

Il Colonnello Fantini, audito da questa Commissione il 27.2.17 definisce totalmente scorretta la trascrizione di “mancato rientro” riportata nel “rapportino della sera” e specifica ciò che la Commissione ha sempre sostenuto: “gli addetti al contrappello avrebbero dovuto riportare quanto riferito dai commilitoni, ovvero che Emanuele Scieri era rientrato in caserma.

Il caso di Scieri è stato l'unico episodio in cui un militare entrato in caserma non si sia presentato al contrappello. Questa è una delle numerose anomalie che gettano ombre sul caso Scieri.

Tutti gli altri casi rispondevano a due casistiche precise: o il militare non si era mai presentato in caserma dopo la libera uscita; oppure si era presentato al contrappello per poi uscire di sotterfugio successivamente.

È certo che nessuno, in quella tragica notte, si attivò per cercare Emanuele all'interno della caserma.

Dopo la morte di Scieri si aprirono numerose indagini, una delle quali riguardava l'imputazione di omicidio colposo, nei confronti degli addetti al contrappello, per avere omesso le ricerche, ma anche questa indagine si concluse con un decreto di archiviazione. Eppure la Commissione ha accertato che gli stessi vertici della caserma “Gamerra” si resero conto di aver omesso le ricerche di Scieri, la stessa notte del 13 agosto. Infatti il Comandante del Centro Addestramento Paracadutismo inflisse una sanzione disciplinare -seppure simbolica, di giorni uno di consegna – al Capitano di ispezione.

Appare veramente singolare e contraddittorio che tutti gli addetti al contrappello si siano giustificati sostenendo che le ricerche sarebbero dovute scattare solamente il giorno dopo dal mancato rientro e che non avevano nessun obbligo di cercare la sera del 13 agosto la recluta, sebbene, la Commissione abbia accertato che, oltre la sanzione al capitano di ispezione, come già detto, venne inflitta anche una sanzione disciplinare al caporal maggiore , di turno la sera del 13 agosto '99, “per non aver attuato nessun intervento volto ad accertare i motivi del mancato rientro”.

Nessuno all'interno della caserma Gamerra cercò Scieri né il giorno seguente al contrappello, 14 agosto, né il 15 agosto.

Scieri venne ritrovato, per caso, da 4 militari del suo scaglione, il 16 agosto alle ore 14.10 ai piedi della scala attaccata al muro della torre di asciugatura dei paracadute.

Ma ci sono elementi rimasti oscuri nella vicenda Scieri e sui quali all'epoca le autorità inquirenti non ritennero di indagare.

1) Dalla relazione di servizio dei carabinieri del 18.8.2001 risulta in maniera inequivocabile che giorno 13.8.99 mentre Scieri si trovava, ai piedi della scala, alle ore 23.48 - nello stesso momento in cui era in atto il contrappello - dal cellulare in uso al Gen. Della Folgore Celentano venne effettuata una telefonata diretta all'abitazione dello stesso a Livorno. Gli inquirenti accertarono che tale telefonata si agganciava alla cella di Pisa”.

2) Ed ancora la giornata festiva del 15 agosto alla caserma «Gamerra», si apre in maniera insolita: alle ore 5,30 del mattino il generale Enrico Celentano, accompagnato dal colonnello Fantini, effettua un'ispezione straordinaria all'interno della caserma.

È stato lo stesso generale Celentano spontaneamente a parlarci della sua ispezione.

Alle continue domande della commissione, che ha manifestato delle perplessità su quella visita, Celentano precisa che spese l'intera notte tra il 14 ed il 15 in automobile visitando diverse caserme.

La commissione si è domandata che motivo c'era per una ispezione a Ferragosto?

Alla domanda il gen. Celentano risponde che era suo solito effettuare visite a sorpresa e quella del 15 agosto lo era.

Fermo restando che non si comprende affatto perché avrebbe dovuto visitare le caserme di notte, quando tutti i sottoposti dormono, non si comprende perché a ferragosto allorquando la caserma Gamerra di Pisa era notoriamente sotto organico - circostanza confermata anche da tutti gli altri capi militari.

In che cosa è consistita questa ispezione? Celentano risponde che con i finestrini erano abbassati percorse il perimetro della caserma, non vide nulla, non sentì nessun odore particolare che potesse denunciare la presenza, a pochi metri, del cadavere di Scieri, ormai giacente lì da alcune decine di ore.

In base alle risultanze investigative, devono escludersi tutte le ricostruzioni che la catena di comando della Folgore “suggerì” nel 1999, ovvero che Scieri si era suicidato oppure che era voluto rimanere da solo, per provare la sua efficienza fisica scalando la struttura metallica esterna della scala, in quanto da lì a qualche giorno doveva iniziare il corso di paracadutista.

Queste ipotesi contrastano sia con la personalità di Scieri, che con alcuni elementi oggettivi:

a) il posto era buio e non conosciuto da Scieri;

b) ai piedi della struttura metallica vi era una massa di materiale in disuso che non consentiva di raggiungere agevolmente i piedi della torretta;

c) Scieri era una persona ragionevole e reverente delle regole militari e, quindi, non avrebbe scalato di propria iniziativa quella struttura di sera, al buio e da solo;

d) se fosse stato da solo, per sperimentare la sua efficienza fisica, non si sarebbe mai slacciato le scarpe con il rischio di non potere fare affidamento su un sostegno sicuro in caso di difficoltà nell'ascesa della struttura metallica.

e) nel corpo di Scieri si trova una ferita al dorso del piede sinistro ed una ferita al polpaccio sinistro incompatibile con la caduta, secondo tutti i consulenti, della famiglia, della procura e della Commissione la ferita è stata provocata da terze persone presenti sul luogo.

Sulla base dei suddetti elementi è ragionevole ritenere che Emanuele Scieri, quando è stato lasciato nel cortile da Viberti, sia stato fermato da alcuni militari che lo aggredirono, prima di essere costretto ad arrampicarsi sulla scala.

Onorevoli colleghi la Commissione ha accertato:

che alla caserma “Gamerra” avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia;

che i controlli in caserma non erano sufficienti ad evitare che, perfino dopo il contrappello, diversi paracadutisti uscissero dalla Caserma scavalcando il muro di cinta; che la zona dove fu ritrovato il cadavere di Emanuele Scieri era isolata, ma presidiata dagli anziani che la utilizzavano come spazio di rifugio e di svago. Uno spazio in parte esente da regole e controlli.

La Commissione ha accertato che il primo sopralluogo non venne effettuato dal nucleo speciale dei Carabinieri – RIS - e pertanto i rilievi- fondamentali nelle prime ore di un evento così drammatico- non sono stati effettuati con le dovute precauzioni.

Dalle videoriprese dei sopralluoghi dei Carabinieri, che la Commissione ha acquisito, si evince che, in data 27 agosto 1999, militari della “Gamerra” rimuovono tavoli e suppellettili che si trovavano nell'area sotto la scala.

Cari colleghi, la presente relazione non illustra tutti gli elementi raccolti dalla Commissione, perché abbiamo secretato molti atti ed audizioni per non pregiudicare le future indagini giudiziarie che potevano riaprirsi.

Infatti, abbiamo depositato presso la Procura della Repubblica di Pisa, una formale richiesta motivata di riapertura delle indagini e risulta che Procuratore della Procura presso il Tribunale di Pisa ha chiesto ed ottenuto dal Giudice per le indagini preliminari, la riapertura del caso.

Il Procuratore della Repubblica di Pisa ha dichiarato alla stampa, il 28 settembre 2017: «la Commissione parlamentare d'inchiesta ha svolto un lavoro molto serio, approfondito che certamente é meritevole di essere ripreso anche sotto il profilo giudiziario».

Risulta altresì alla Commissione che il 7 ottobre 2017 anche il Procuratore militare dichiarava alla stampa di volere riaprire le indagini per gli aspetti di competenza.

La domanda di giustizia sul caso Scieri non si è mai sopita e con grande dignità la famiglia Scieri, gli amici, hanno sempre richiesto giustizia.

Per questo, preannuncio la presentazione di una risoluzione, a firma di tutti i componenti della Commissione, per tenere conto del lavoro svolto.

Termino col ricordare che Emanuele Scieri, un cittadino italiano, è morto nel corso dello svolgimento del servizio militare obbligatorio e a causa dello stesso.

Chiedo quindi alla Camera di fare proprie le conclusioni della relazione approvata dalla Commissione e di impegnare il Governo a promuovere e ad adottare tutte le iniziative di propria competenza, necessarie all'accertamento della verità sulla morte del militare Emanuele Scieri, con l'avvio, sussistendone le condizioni, dei relativi procedimenti previsti dalla normativa vigente; e a riconoscere, in presenza dei presupposti e dei requisiti di legge, un giusto ristoro e indennizzo ai familiari per la perdita del loro congiunto durante il servizio militare.

Concludo ringraziando quanti hanno lavorato con spirito di abnegazione: la segreteria della Commissione; i funzionari di Palazzo S. Macuto che sono stati di grande supporto al lavoro della Commissione; i finanzieri che si occupano della tenuta dell'archivio; la polizia postale di Pescara per l'aiuto alle indagini nella persona della dott.ssa Narciso; tutti i consulenti che hanno lavorato a titolo gratuito: l'ispettore della Digos di Pescara Facchino, il dirigente generale della Polizia di Stato dott. Alberto Valentinetti; ed ancora per la consulenza cinematica: il commissario della polizia scientifica di Roma Federico Boffi e l'ing. La Cava Grazia.

Ringrazio i collaboratori della commissione il dott. Emiliano Colomasi e l'avv. Francesco Bordonali, l'avv. Silvestre Costanzo.

Un doveroso ringraziamento va al comando generale della difesa, al comandante della caserma Gamerra di Pisa col. Borghesi, i quali hanno risposto sempre con solerzia ed attenzione alle richieste di atti e documenti, della Commissione.