Onorevoli colleghi, signora Presidente, il Partito Democratico si esprimerà in conformità con quanto decretato in Giunta e proposto anche in questa sede dal relatore, collega Dori. La decisione deriva da diverse ragioni, che attraverso una ricognizione dei fatti, da cui scaturisce questa richiesta, vado ad esplicitare. Il procedimento penale, pendente presso il tribunale ordinario di Aosta, nei confronti di Sara Cunial, all'epoca deputata, si riferisce a fatti occorsi proprio ad Aosta, il 24 aprile del 2021, prima all'esterno di una birreria e successivamente presso una piazza vicina. L'onorevole Cunial, in quei luoghi, avrebbe avuto un diverbio con le Forze dell'ordine presenti, in particolare con agenti della Guardia di finanza. Ricordiamo che il contesto era quello di una manifestazione contro le misure restrittive anti COVID-19. È proprio per l'assembramento delle persone riunite che le Forze dell'ordine hanno inteso procedere all'identificazione dei presenti e, fra essi, dell'onorevole Cunial. La stessa onorevole Cunial parrebbe, dagli atti pervenuti alla Giunta, essersi rifiutata di fornire le generalità e di consegnare documenti, se non il tesserino da parlamentare, che però non rientrava fra i documenti che gli agenti erano in grado di ricondurre alla deputata stessa, consentendo l'identificazione.
Quindi, non solo ha rifiutato di dare indicazioni sulla propria identità, ma, in realtà, la stessa Cunial veniva attinta da un avviso di garanzia che riguardava alcuni reati che venivano contestati, cioè ai sensi dell'articolo 341-bis del codice penale, oltraggio a pubblico ufficiale, e dell'articolo 336 dello stesso codice, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. Oltraggio, perché la deputata avrebbe strappato di mano il tesserino di riconoscimento che aveva consegnato al finanziere, quello appunto da parlamentare, dichiarando che era passato già troppo tempo da quando gli era stato consegnato e proferendo al suo indirizzo la frase: “ti dovresti solo vergognare di quello che stai facendo”. Minaccia, invece, perché, in seguito, avrebbe tentato di costringere lo stesso agente a non sanzionare, per l'intervenuta violazione delle disposizioni volte al contenimento della pandemia, il titolare del birrificio, proferendo le seguenti parole: “se verrò a conoscenza che adesso vai a multare il ragazzo della birreria o gli chiudi l'attività che ha aperto da poco, ti rovino (…) dimmi come ti chiami e la matricola tua e del tuo collega”. Quindi, si tratta di una vera e propria minaccia.
Ora, il tema oggetto della discussione in Giunta non è quello di stabilire se il contesto in cui si sono svolti i fatti, che vengono appunto addebitati alla deputata, sia stato o meno oggetto della sua attività politica e parlamentare. Di ciò non abbiamo dubbi, l'onorevole Cunial si trovava ad Aosta per partecipare a una manifestazione politica sui temi che hanno maggiormente caratterizzato la sua attività in Parlamento. Piuttosto, la questione è se l'ipotizzato rifiuto di farsi identificare, nonché le frasi pronunciate, reputate dall'accusa oltraggiose e minacciose nei confronti di un pubblico ufficiale, che agiva nell'esercizio dei propri doveri di istituto, possano essere considerati opinioni espresse dalla deputata nell'esercizio della sua funzione di parlamentare. Sul punto non si può non essere d'accordo con l'opinione espressa dal relatore: non si possono considerare i fatti contestati come opinioni e non possono essere riconducibili al disposto dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione per una ragione molto semplice: anche a fronte di una copiosa giurisprudenza, le mere condotte materiali, perché di ciò si tratta nel caso che ci occupa, escludono categoricamente l'applicazione della prerogativa dell'insindacabilità.
Alla luce di ciò, anche non rilevando alcuna attinenza tra la condotta contestata alla lettera b), l'oltraggio, con l'attività svolta dall'onorevole Cunial durante la sua esperienza parlamentare, non posso che dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico nel senso della sindacabilità dei fatti contestati, affinché sia il tribunale competente a esaminare nel merito l'intera questione e a valutarla sotto il profilo della rilevanza penale.