Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 29 Novembre, 2023
Nome: 
Maria Anna Madia

Doc. LXXXVI, n. 1-A

Grazie, Presidente. Noi oggi discutiamo dell'esame dei documenti programmatici del Governo italiano e degli strumenti di programmazione legislativa e politica dell'Unione europea: dunque, da una parte, il programma delle istituzioni europee e, dall'altra, il programma del Governo italiano. Presidente, cosa c'è in mezzo al programma europeo e al programma del Governo? C'è la politica, ci sono l'autorevolezza, la capacità, la serietà, la coerenza dei Governi nel portare avanti i cambiamenti, che poi sono le riforme, e che poi sono sempre processi. Io vorrei lasciare a quest'Aula questa prima riflessione: i cambiamenti sono processi. Io leggo, nel documento della Commissione, molti obiettivi che condivido; ad esempio, ne cito uno, non a caso: quello della battaglia, della lotta contro la violenza domestica. Non ci sarà mai, purtroppo, un giorno in cui c'è la violenza domestica e il giorno dopo in cui la violenza domestica non ci sarà più. Ma sono processi di cambiamento, sono riforme e i Governi devono saperli portare avanti, facendo fronte a due aspetti importanti. Il primo è il fattore tempo, perché spesso questi processi si scontrano contro l'urgenza dei bisogni delle persone, dei bisogni dei cittadini, che non riescono a stare dietro ai tempi necessari per le riforme. E l'altro aspetto che devono saper affrontare i Governi, sono le complessità dei processi legislativi e amministrativi, nazionali e sovranazionali, dentro cui i Governi e le maggioranze devono saper stare.

Vede, Presidente, io dico questo al netto degli sforzi giusti che si tenta di portare avanti anche per cambiare gli assetti istituzionali. E partirei dagli assetti istituzionali europei: ad esempio, penso che sarebbe necessario eliminare il diritto di veto e ho trovato un po' strano il voto che hanno fatto le famiglie politiche, dentro cui i due maggiori partiti di maggioranza stanno, rispetto all'Europarlamento e alla riforma dei Trattati, che avrebbe fatto fare passi in avanti notevoli proprio sugli assetti istituzionali europei. Così come io penso che, sempre per avere meccanismi più equilibrati e più funzionali, sarebbe necessaria, ad esempio, una sessione europea con tempi certi. Lo ricordava il collega Bruno. Il Governo ha mandato la relazione programmatica che noi oggi discutiamo a giugno del 2023, per l'anno 2023. È evidente che il Governo e il Parlamento si devono dotare di strumenti e di tempistiche diverse per dialogare sulle questioni europee.

Ma torno a quello che oggi dobbiamo affrontare, perché, sì, possiamo cambiare gli assetti istituzionali, ma il dovere dei Governi e delle maggioranze è saper stare dentro i processi decisionali legislativi e amministrativi, che oggi ci sono a condizioni date.

Dunque, quando noi parliamo di sicurezza europea e di Ucraina, di competitività, di transizione verde digitale, di democrazia, di Stato di diritto, di immigrazione, noi stiamo parlando di temi fondamentali, di temi all'ordine del giorno nel dibattito europeo e nel dibattito nazionale, nelle scelte europee e nelle scelte nazionali, di dossier strategici su cui dal nostro gruppo vi arriverà - lo dico per suo tramite, Presidente - sempre l'incitazione a chiedere e a lavorare per processi che aumentino l'integrazione europea. Però, Presidente, torniamo sempre al punto da cui sono partita e cioè alla capacità e alla serietà dei Governi di seguire i processi di riforma. È di attualità a maggior ragione oggi: sarà, purtroppo, teoria discutere di tutti quei temi fondamentali che ho elencato, e che stanno nei documenti e nelle relazioni che oggi discutiamo, se, ad esempio, fallirà il PNRR che, oggi, è il banco di prova concreto di come il Governo può riuscire a portare al nostro Paese un cambiamento nell'ambito di una cornice europea. Certamente, è stato già un grande cambiamento pensarlo e approvare il Next Generation EU, perché noi uscivamo - ce lo ricordiamo tutti - dagli anni dell'austerity, da anni che hanno danneggiato la qualità di vita dei cittadini. Però, non basta averlo pensato e approvato, oggi deve funzionare, cioè deve cambiare la vita concreta, la qualità di vita delle persone. È per questo, Presidente, e non perché noi vogliamo lo sfascio dell'Italia - è esattamente il contrario - che vi abbiamo criticato. Sì, ribadisco oggi, giornata in cui siamo contenti, ovviamente, del via libera giunto dalla Commissione europea, che noi vi abbiamo criticato e riteniamo che sia stato poco lungimirante diminuire il Piano nazionale di ripresa e resilienza, oltretutto alla luce della legge di bilancio, che oggi vediamo anche noi delle opposizioni e che è una legge con poche risorse, una legge che arriva con un'economia, la nostra, rallentata. Noi vi abbiamo criticato perché riteniamo che considerare il PNRR come un bancomat e non come un potente strumento di cambiamento per il nostro Paese sia un errore strategico. Vi erano alcuni aspetti importanti su cui l'Italia si era impegnata. Oggi, il collega Della Vedova ha ricordato quanto le riforme siano parte integrante di questo Piano. Io potrei citare anche la riduzione degli investimenti sugli asili nido e sul dissesto idrogeologico. I temi su cui l'Italia si era impegnata e che non ci sono più in questo Piano sono tanti. Comunque, con il via libera della Commissione questo Piano è all'interno di un grande tema, sì, di trasparenza ma, soprattutto, di efficienza esecutiva e noi ci auguriamo davvero che voi possiate fare bene perché - riparto da qui perché vorrei insistere su questo punto - se voi fallirete, oltre a essere un'occasione mancata del tutto - mancata in parte ma può diventarlo interamente - per la qualità di vita dei cittadini, il problema in più sarà che l'Italia non avrà la credibilità per aprire la bocca anche su altro in Europa. Qui torna l'interrogativo iniziale, cioè la politica come energia vitale, credibile, autorevole, capace e seria che unisce l'Europa e l'Italia. Per unire l'Europa e l'Italia, infatti, non bisogna battere i pugni sul muro, bisogna essere in grado, a condizioni date, di seguire e accompagnare i processi legislativi e amministrativi. Certamente - di questo discutiamo anche questa sera, in quest'Aula - con quale idea di Europa e con quale idea di Italia. Prima di tutto, io penso che sia importante soffermarsi sulla sicurezza europea. Rispetto ai documenti che discutiamo oggi, in cui già è presente e centrale, giustamente, la terribile guerra che opprime ancora il popolo ucraino, è bene che si continui il fermo impegno di sostegno politico e finanziario all'Ucraina, anche attraverso la cooperazione europea. Oggi si aggiunge anche - lo voglio almeno citare - il Medio Oriente. È chiaro che le scelte europee devono servire a ridarci le coordinate in tempi, nel mondo, che non sono più tempi tranquilli, evitando, ad esempio, che i Paesi dell'Unione europea abbiano - e, purtroppo, lo abbiamo visto recentemente - posizioni diverse tra Stati dell'Unione europea. Come si fa questo, Presidente? Accelerando sulla difesa comune europea, accelerando sulla politica estera comune europea. Noi vogliamo che sulla politica estera ci sia un'Europa in campo, un'Europa forte, un'Europa solida, e dobbiamo, però, darci gli strumenti per farlo accadere. C'è, poi, il tema delle migrazioni. Dalla tragica vicenda di Cutro fino agli sbarchi che vediamo di giorno in giorno aumentare, è un po' paradossale vedere i sovranisti al Governo che si lamentano di cosa? Di poca solidarietà europea. Vede, Presidente, su questo tema è chiaro ed evidente - lo capirebbe mia figlia - che il nostro interesse non può che essere una maggiore integrazione europea, a partire dalla riforma degli accordi di Dublino su cui anche il Presidente Mattarella ha avuto parole chiare. È un accordo superato dalla storia, è preistoria, fino però - e noi su questo siamo pronti a sfidarvi - anche al coraggio di dire che su questo tema servirebbe una cessione completa di sovranità all'Unione europea, perché altro che sovranismo, altro che isolamento. Per noi, che siamo la frontiera dell'Europa con il Mediterraneo, serve tutt'altro: serve maggiore integrazione. Poi, il grande capitolo, che ancora si discute in questi documenti programmatici, della competitività. Oggi il Ministro Fitto era in Commissione - la V e la XIV Commissione insieme - a discutere della riforma del quadro finanziario pluriennale. Io penso che oltre questo dossier strategico voi oggi, come Governo, dovete farvi carico di lavorare per chiudere rapidamente la proposta di riforma della governance economica europea, perché il rischio - non so se voi avete chiaro che rischio drammatico sarebbe per l'Italia - è quello di rimanere incastrati nelle vecchie regole, che sono state solo temporaneamente sospese. Questo dibattito è iniziato a febbraio 2020. È evidente che le vecchie regole hanno privilegiato la stabilità e non la crescita, che l'austerità - l'ho già detto, ma lo ripeto - ha fatto danni. Noi siamo partiti da un'ottima base negoziale su questa riforma, che è quella che ci ha consegnato - e lo ringrazio - il Commissario Gentiloni. Nella bozza della Presidenza spagnola abbiamo anche dei passi in avanti rispetto ai nostri interessi, noi siamo un Paese ad alto debito. Però, io penso - e se ne discuterà nel prossimo Ecofin, all'inizio di dicembre - che qui il Governo deve dimostrare la sua capacità, la sua determinazione e la sua consapevolezza di cosa significherebbe per l'Italia non cambiare queste regole e deve dimostrare, Presidente, la consapevolezza di sapere cosa produrrebbe in Italia non cambiare queste regole per la fatica che vive oggi il ceto medio impoverito, perché la precondizione per poter fare politiche economiche e sociali a sostegno del ceto medio impoverito è proprio la riforma del Patto di stabilità e crescita. Poi, potremo, certo, anche discutere sul fatto se esista ancora o no un ceto medio nel nostro Paese, ma capisco che non è questa la sede e spero lo potremo fare in altra sede. In parallelo, sempre per la competitività dell'Unione europea occorre lavorare per colmare ancora l'assenza di una capacità fiscale autonoma dell'Eurozona. Noi abbiamo la necessità di uno strumento permanente, di uno strumento che sostanzi una politica industriale europea, di uno strumento che accompagni lo sviluppo dei Paesi, che accompagni la doppia transizione - è stata citata anche da colleghi di maggioranza - digitale ed ecologica, di uno strumento, insomma, anche questo al fianco dei Paesi ad alto debito, perché altrimenti continuiamo con la deroga agli aiuti di Stato, con i Paesi con capacità fiscale che fanno aiuti di Stato, mentre quelli che non possono non li fanno e così, però, noi siamo decentrati rispetto al problema, perché il problema non è la competitività di un Paese europeo contro l'altro, il tema non è la competitività della Germania contro l'Italia o della Francia contro la Germania.

Il tema è la competitività dell'Unione europea nel suo complesso, perché noi dobbiamo fare fronte alle politiche economiche degli Stati Uniti, della Cina, cioè di grandi Paesi, a cui possiamo far fronte solo con un'Unione europea unita, che abbia una sua politica industriale.

A proposito sempre di transizione ecologica e di energia, ho ascoltato con attenzione il presidente Giglio Vigna. Presidente, il Governo ci troverà sempre al suo fianco su questi aspetti, ma quando partirà da una premessa e cioè che gli sforzi dell'Unione europea per ridurre le emissioni sono sforzi giusti, sono sforzi ambiziosi e virtuosi, e ci troverà al suo fianco quando, insieme, perché mi rendo conto che non è facile, cercheremo con questa premessa le soluzioni per accompagnare nelle transizioni le famiglie e le imprese, mai, però, per mettere in contrapposizione il sostegno all'ambiente, alla transizione ecologica, alle politiche energetiche virtuose con la tenuta del sistema produttivo e, dunque, con la tenuta sociale.

Presidente, vorrei concludere su un ultimo punto che mi sta a cuore del documento di programmazione della Commissione europea ed è il punto denominato “Promozione del nostro stile di vita europeo”, dove si parla dell'approccio globale alla salute mentale. Ecco, io penso che questo sia un aspetto fondamentale, penso che bene ha fatto la maggioranza a rifinanziare il bonus psicologo e penso che ancora altre risorse dovranno essere messe su questo strumento, che si è rivelato una riforma - perché questo significa che le riforme sono processi - intelligente, approvata nella scorsa legislatura e io voglio ringraziare il senatore Sensi per la sua determinazione, per quanto ci ha creduto e ci crede e penso che rientri in pieno proprio negli obiettivi della Commissione europea, insieme alla prevenzione dei tumori, insieme ad aspetti - perché questo significa “promozione dello stile di vita europeo” - che incidono sulle disuguaglianze anche in termini di aspettative di vita tra persone. Ed è per questo che devono essere sempre più diffusi, conosciuti e praticati.

Presidente, dopo aver elencato, nel tempo che avevo, diversi temi, concludo con la ragione di fondo per cui noi, del gruppo Partito Democratico, non potremo votare a favore della relazione di maggioranza. L'atteggiamento del Governo e della maggioranza verso l'Unione europea, a maggior ragione - ho questa percezione - ora che ci avviciniamo alle elezioni europee, racchiude tutta l'ambiguità di quella foto che abbiamo visto e che non ci è piaciuta, di Le Pen a Pontida. E non è solo un tema del secondo partito di maggioranza, perché quello era un incontro della Lega, del secondo partito di maggioranza, ma Fratelli d'Italia, al pari di tante altre forze politiche sovraniste, ha fatto la sua fortuna politica proprio alimentando sentimenti di paura e sentimenti di diffidenza verso l'Unione europea.

Presidente, questa maggioranza è una maggioranza doppia. Io, per suo tramite, continuo a chiedere ai miei colleghi che sono qui e che sostengono il Governo se vogliono veramente l'Europa della solidarietà fra Stati o se, invece, scelgono l'Europa degli interessi nazionali. Io continuo a chiedere se sono pronti a riconoscere all'Unione europea - ho citato il tema dell'immigrazione - più competenze o se ancora, con un mondo con le guerre vicine, la scelta strategica è quella dell'ognuno per sé. Presidente, purtroppo, di questa ambiguità è intrisa anche la relazione che voterà la maggioranza e che ha presentato la maggioranza.

Ora, noi abbiamo una Presidente del Consiglio che ama parlare chiaro e, allora, io vorrei che, in modo chiaro, ci dicesse se sta schierando l'Italia tra gli euroscettici o tra i sistemi democratici ed europeisti, perché, finché questa questione non sarà chiara, temo che la diffidenza generi altra diffidenza; e se le alleanze dell'Italia sono più facili con i Paesi che non rispettano la rule of law europea, temo che bisogna porsi la questione e che bisogna porsela seriamente.

Spero, in questo breve tempo, di avere contribuito comunque, anche se non voteremo la relazione di maggioranza, con dei punti fermi, con dei punti chiari, a portare il nostro punto di vista su ciò che dovrebbe essere il contributo dell'Italia e del Governo italiano per l'Europa e per l'Italia.