Data: 
Martedì, 18 Dicembre, 2018
Nome: 
Nicola Carè

Doc. XXV, n. 1 e Doc. XXVI, n. 1

Signor Presidente, signora Ministra, colleghe e colleghi, non molti rimasti, l'anno 2018, che sta per concludersi, continua la tradizione che ha visto il nostro Paese impegnato su più fronti per il mantenimento della pace, nonché della sicurezza nel Mediterraneo, nel Medioriente ed in Africa. Aiuto e cooperazione che vengono costantemente svolti anche con il supporto dell'Unione europea e della NATO. Questi organismi internazionali continuano la loro opera di sviluppo e di pacificazione con il ruolo essenziale del sistema Italia.

Quello che sta per terminare è stato un anno di consolidamento, io credo, e perfezionamento del nostro impegno militare e civile su tutti i fronti; certamente è stato basilare in Africa l'ampliamento della presenza diplomatica, riattivando l'ambasciata in Libia ed aprendone altre in Niger, Guinea e Burkina Faso. Tale attività è fondamentale poiché le ambasciate svolgono un ruolo centrale di aiuto ed assistenza dei nostri connazionali lì residenti.

È opportuno, a tal proposito, sottolineare l'importanza della missione in Niger per la sua posizione geografica strategica, essenziale per combattere efficacemente il terrorismo e per consentire stabilità a tutto il continente e a tutto il territorio in Africa. Il Niger, infatti, è il ponte prediletto dai trafficanti di esseri umani che provvedono dalla Nigeria ad inviare donne e bambini destinati a diventare pura merce umana.

Davvero tanto è stato fatto sul suolo australiano sulla scia delle attività iniziate e proseguite dal Precedente del Governo Gentiloni; contributo essenziale è stato garantito anche, inoltre, dal 2011 dall'entrata in vigore della condizione del Consiglio d'Europa sul contrasto del traffico degli esseri umani. Il continente africano rappresenta non solo il veicolo più efficace, dunque, per combattere e vincere la lotta al terrorismo, ma rappresenta, con le sue inestimabili ricchezze economiche ed umane, un'opportunità di crescita per l'Europa e soprattutto per l'Italia.

L'Africa è la casa di tantissimi dei nostri connazionali - e dico questo perché l'Africa fa parte dalla mia circoscrizione - che operano e prosperano nelle regioni. Stabilizzare i territori in guerra o le problematiche sociali ha una funzione di crescita e di garanzia per tutti coloro che, lì residenti, esportano aziende e creano ricchezza. Infatti, noi, l'Italia, siamo il terzo maggiore investitore nel continente con 11,6 miliardi di dollari, costruiamo ed esportiamo il sistema Italia con aziende prestigiose ad altissimo livello internazionale, eccellenze. Desidero citarne soltanto alcune: ENI, investimento di oltre 8,1 miliardi ed opera in oltre 16 Paesi africani con attività di esplorazione e produzione; Salini Impregilo, con grandi opere di dighe, opere di infrastrutture e strade, che vanno dall'Etiopia al Camerun (l'attività che loro svolgono in Africa costituisce oltre il 17 per cento del fatturato annuo complessivo del gruppo); Ferrero, che ha grandi impianti in Camerun e in Sudafrica, ma svolge attività in 52 Paesi africani; Enel, nello specifico Enel Green Power, focalizzata nella difficile sfida delle energie rinnovabili. E poi - lo voglio sottolineare - non è possibile tacere sull'attività preziosa di difesa dei diritti umani che il nostro Paese da sempre svolge in Libia.

Non possiamo dimenticare che tutte queste missioni estere rappresento la piena e completa visione dalla Costituzione italiana: penso all'articolo 2, che garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, o all'articolo 10 riguardante il diritto d'asilo. Sempre più si fa pressante la necessità di allargare il Mediterraneo e il suo spazio, facendo confluire in esso, dunque in un piano molto più ampio, tutte le spinose questioni ancora irrisolte concernenti il Libano, la Palestina ed Israele.

In quest'ultimo anno l'Italia ha partecipato ad oltre 35 missioni, operate in 22 Stati e in 3 differenti continenti, dall'Europa all'Asia, all'Africa. La pace non può essere raggiunta se non attraverso la cultura, cooperazione, dinamicità economica. Di questo si è fatto carico l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo: questa istituzione è la base più efficace per combattere e vincere il terrorismo che si nutre ed ha radici nell'ignoranza e nell'indigenza. Auspico pertanto una politica di continuità con l'attività dalla NATO, nel rispetto dal Patto atlantico. Una continuità della missione afgana: da anni infatti coordiniamo il PRT, alla base della ricostruzione dell'area sud-occidentale del Paese. Cambiare strategia avrebbe dei contraccolpi estremamente negativi sulla stabilità di tutta la regione intorno all'Afghanistan.

Come sappiamo, il Provincial Reconstruction Team costituisce per l'Italia un onore e anche un grande onere: un grande onore perché il nostro Paese possiede appunto un ruolo di primissimo piano, gestendo una parte di territorio grande quanto tutta l'Italia settentrionale, particolarmente prospera perché comprende anche la provincia di Herat.

Concludendo, vorrei sottolineare che in questa legge di bilancio sono del tutto ignorate le necessità di risorse aggiuntive per il Fondo Africa. Se dunque è fondamentale rendere autonomo il continente africano dalla funzione paternalistica ed assistenziale dei Paesi occidentali, non si vede come ciò possa avvenire con successo senza un aiuto economico valido e mirato affinché tale autonomia si realizzi. Sembra dunque che a prevalere sia il buonsenso, continuando a tenere operative le iniziative che i precedenti indirizzi di governo hanno compiuto con successo nel resto del mondo e nelle zone di nostra competenza di cooperazione internazionale. Quindi, per questo motivo, esprimo piena convinzione e solidarietà, come il resto del partito, verso le missioni anche per il 2019.