Discussione generale
Data: 
Lunedì, 14 Aprile, 2025
Nome: 
Fabio Porta

Doc. XXVI, n. 3

Doc. XVI, n. 4

 

Grazie, Presidente. Colleghi, oggi la Camera esamina e discute una questione di fondamentale importanza per il ruolo dell'Italia e del Paese nel contesto internazionale: la partecipazione alle missioni internazionali per l'anno 2025.

Viviamo in un'epoca di grandi trasformazioni, di sfide crescenti, conflitti regionali, terrorismo internazionale, crisi umanitarie, cambiamenti climatici, fenomeni interconnessi che minacciano la stabilità globale e richiedono risposte coordinate e multilaterali. L'Italia, forte della sua storia e dei suoi valori, non può sottrarsi a questa responsabilità e il Partito Democratico ribadisce con forza alcuni principi fondamentali che devono continuare a guidare il nostro impegno: il multilateralismo, la legalità internazionale e l'approccio integrato.

Vorrei sottolineare l'importanza dell'approccio multilaterale. La nostra partecipazione a missioni sotto l'egida delle Nazioni Unite e della NATO è fondamentale non solo per il prestigio del nostro Paese, ma anche per il rafforzamento di alleanze strategiche. Però, non possiamo limitarci a guardare soltanto agli aspetti militari: è fondamentale integrare le nostre azioni con strategie di sviluppo e aiuto umanitario. Le missioni devono essere accompagnate da iniziative che promuovono la ricostruzione e il dialogo perché senza una stabilità duratura i nostri sforzi rischiano di essere vani. Questo dibattito rappresenta un momento cruciale che richiede la nostra massima attenzione e responsabilità. Le missioni - lo ripeto - non sono soltanto operazioni militari o di supporto, ma rappresentano il nostro impegno a favore della stabilità globale e della lotta a sfide che oggi sono di fronte agli occhi di tutti. Esse esprimono la nostra volontà di contribuire alla costruzione della pace e della stabilità tra i popoli e gli Stati in un'ottica multilaterale, contribuendo alla lotta al terrorismo, alla radicalizzazione, ai traffici illeciti e alla soluzione soprattutto delle crisi umanitarie.

Tuttavia, è nostro dovere esaminare con rigore alcune significative criticità ad esse collegate e che abbiamo già evidenziato durante il dibattito in Commissione esteri e in Commissione difesa, richiamando l'importanza di garantire che le decisioni prese siano coerenti con i principi democratici e gli interessi del Paese. Riteniamo infatti che l'approccio proposto dal Governo presenti alcune criticità importanti che se non affrontate rischiano di compromettere l'efficacia e la sostenibilità del nostro impegno. Voglio evidenziare a questo proposito alcune questioni che ci portano ad esprimere le nostre perplessità sulla proposta del Governo come la mancanza di una strategia coerente di lungo termine, la sottovalutazione degli aspetti civili e umanitari, l'insufficiente coinvolgimento del Parlamento, la sostenibilità finanziaria e l'impatto sulle popolazioni locali. Per questa ragione abbiamo presentato una bozza di risoluzione alternativa che solleva alcune preoccupazioni legittime, legate ad una mancanza di chiarezza riguardo agli obiettivi specifici delle missioni proposte. È fondamentale che ogni missione abbia obiettivi chiari e misurabili affinché possiamo valutare la loro efficacia facendo scelte consapevoli.

È doveroso considerare le risorse a disposizione in quanto le missioni internazionali richiedono investimenti significativi non solo in termini finanziari, ma anche di personale e logistica. Poi vi è una mancanza di visione strategica complessiva che guidi la partecipazione italiana alle missioni internazionali, con decisioni prese in maniera frammentaria in risposta a stimoli immediati, oltre che qualsivoglia pianificazione di lunga durata all'insegna della ponderatezza. Pertanto, occorrerebbe che il Governo definisca una chiara strategia nazionale di politica estera e di difesa che stabilisca priorità, obiettivi misurabili e indicatori di performance per le nostre missioni.

Mi preme sottolineare che le missioni militari devono sempre essere accompagnate da sforzi diplomatici e di sviluppo. Dobbiamo garantire che le nostre azioni sul campo siano sostenute da un dialogo costante con le comunità locali e gli attori internazionali.

La cooperazione con le organizzazioni locali è fondamentale per il successo delle nostre missioni attraverso un approccio integrato.

Come Partito Democratico - lo diceva il collega Carè - abbiamo sempre sottolineato anche una sproporzione tra l'impegno militare e quello civile nelle missioni, in considerazione del fatto che gli interventi esterni rischiano di destabilizzare ulteriormente contesti già fragili, di alimentare il risentimento e di creare nuove forme di dipendenza. Chiediamo quindi al Governo di adottare un nuovo approccio che tenga conto delle specificità locali, che rispetti la sovranità dei Paesi coinvolti e che promuova la partecipazione attiva delle comunità locali alla definizione delle priorità e alla gestione degli interventi.

Troppo spesso l'attenzione si concentra sull'aspetto securitario e si trascurano gli interventi di cooperazione allo sviluppo, il sostegno alla governance locale, la promozione dei diritti umani e l'assistenza umanitaria. Noi riteniamo che un approccio integrato, che affianchi alla componente militare una forte componente civile, sia essenziale per affrontare le cause profonde dei conflitti e per costruire una pace duratura.

È preoccupante davvero il taglio delle risorse destinate alla cooperazione e allo sviluppo per il triennio 2025-2027. Questa riduzione compromette progetti essenziali, mettendo a rischio anche i nostri interventi umanitari. Proponiamo quindi un aumento significativo degli investimenti in progetti di cooperazione civile e militare e nel rafforzamento delle capacità locali.

Nello specifico delle missioni, mi preme rilevare che, per quanto riguarda la missione in Ucraina, è fondamentale che qualsiasi impiego di forze legate al cessate il fuoco segua la procedura ordinaria e coinvolga soprattutto il Parlamento. La delicatezza della situazione richiede una forte azione diplomatica, soprattutto da parte dell'Unione europea, per promuovere una pace giusta e sicura.

Allo stesso tempo non possiamo ignorare l'emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza: la ripresa dei bombardamenti israeliani ha aggravato una crisi già devastante. L'iniziativa Food for Gaza, pur annunciata con enfasi, presenta gravi lacune in termini di trasparenza sugli stanziamenti e sull'effettiva portata degli interventi. Con risorse limitate rispetto alle necessità urgenti, rischia di essere percepita come un gesto simbolico piuttosto che come un intervento risolutivo. Mentre la proroga della missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica - lo diceva il mio collega poco fa - solleva ancora una volta preoccupazioni significative perché è inaccettabile continuare a finanziare una missione senza una revisione profonda della nostra policy verso la Libia, soprattutto alla luce delle prove di torture sistematiche nei centri di detenzione gestiti da settori della guardia libica.

Infine, con riferimento alla situazione in Niger, dove c'è stato un colpo militare nel luglio del 2023, dobbiamo registrare la profonda complessità della situazione, dove il nuovo regime ha addirittura sospeso la Costituzione e instaurato relazioni bilaterali con Russia e Iran.

Per tutte queste ragioni - e concludo, Presidente - riteniamo che la proposta del Governo meriti una profonda revisione. Il Partito Democratico è pronto ad un confronto costruttivo e aperto, al fine di migliorare l'efficacia del nostro impegno. Invitiamo il Governo a rivedere alcune scelte strategiche e a rafforzare l'impegno diplomatico. Siamo convinti che l'Italia possa e debba svolgere un ruolo di primo piano nella promozione della pace e della sicurezza del mondo, ma che questo ruolo debba essere esercitato con saggezza, responsabilità e con una attenzione costante alle esigenze delle popolazioni più vulnerabili.