Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 19 Dicembre, 2018
Nome: 
Roger De Menech

Doc. XXV, n.  e Doc. XXVI, n. 1

 

Presidente, innanzitutto ci associamo al cordoglio della Ministra per la morte di Antonio Megalizzi. Non possiamo non sottolineare che al rientro della salma, però, ci saremmo aspettati la presenza direttamente anche del Premier Conte, perché l'episodio era talmente importante che credo meritasse questa presenza.

Non posso quindi non iniziare questo mio intervento ringraziando le donne e gli uomini che danno lustro e onore al nostro Paese, con l'impegno e la grande professionalità che dimostrano in tutte le missioni in cui l'Italia è protagonista . Grazie davvero a tutti.

Le missioni internazionali negli anni di nostro Governo sono stato un fiore all'occhiello della nostra politica estera e di difesa e mi permetto di dire che i nostri Governi hanno aumentato l'autorevolezza e la considerazione in campo internazionale del nostro Paese. Il provvedimento di oggi consente di finanziare gli ultimi tre mesi del 2018, mantenendo intatto l'impianto che era stato costruito con la deliberazione del gennaio scorso.

Nel dibattito sinora svolto abbiamo avvertito da parte delle forze di Governo la mancanza di una visione complessiva delle missioni e l'impossibilità di svolgere un dibattito incentrato sulla priorità della politica estera del nostro Paese. Nella relazione si dice, in maniera molto generica, di introdurre alcuni elementi di novità, l'ha ribadito anche lei, Ministra. Noi vorremmo capire quali sono questi elementi, quando, signora Ministra, verrà da noi a dirci nel dettaglio dove volete andare con la politica estera? In Commissione, oltre alle parole di oggi del Ministro, i colleghi Lega e 5 Stelle hanno più volte fatto cenno all'esigenza di avviare una riflessione strategica che comporti una rivalutazione delle nostre presenze nello scacchiere internazionale, ma, come abbiamo già detto, né nella relazione né nelle parole del Ministro e dei sottosegretari non appare nulla a riguardo sugli orientamenti politici che questo Governo e questa maggioranza vogliono dare alle missioni internazionali e al nostro Paese. Quindi, noi crediamo che sia giunto il momento di dirci dove volete andare e, soprattutto, di dire al Paese che non può continuare nella teoria dei rinvii, come abbiamo visto nel provvedimento precedente.

Siamo felici, invece, di sapere che nei fatti, oltre le dichiarazioni spesso inquietanti di alcuni esponenti del Governo, il nostro Paese continua nel solco disegnato dai Governi precedenti nella nostra tradizione storica, quella di essere parte integrante dell'Alleanza atlantica. Fa tirare un sospiro di sollievo sapere che nella relazione si afferma che la NATO rimane per il nostro Paese l'organizzazione internazionale di riferimento, ma questa vocazione transatlantica ed europeista, nella nostra politica estera, ideale nel quale noi crediamo fortemente, è stata più volte messa in discussione dall'azione di questo nuovo Governo, con attacchi nei confronti delle istituzioni europee, dal legame poco trasparente fra Lega e la Russia e episodi gravi – cito solo l'ultimo, l'ultimissimo, le parole del Ministro Salvini, irresponsabili accuse pesanti ad Hezbollah, che hanno messo in seria difficoltà l'operato del nostro contingente il Libano.

Ulteriore elemento contraddittorio dell'azione dell'attuale Governo è evidenziato dal richiamo all'importanza la partecipazione italiana, insieme agli altri partner europei ed atlantici, al finanziamento delle missioni ONU; poi, però, in legge di bilancio in corso di esame proprio in queste ore quando questa legge ovviamente arriverà al Senato, il contributo alle spese ONU diminuiscono e si respingono gli emendamenti e gli ordini del giorno che le opposizioni presentano per ricordarne la rilevanza.

Altro nodo politico che non affronta e che non viene affrontato dalla maggioranza sono interventi che riguardano il ritiro dall'Afghanistan. Nella scorsa legislatura, il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha ripetutamente chiesto il ritiro della missione; oggi, come su tanti altri argomenti, non è conosciuta la posizione ufficiale del Governo e nella relazione non ce n'è traccia. Ecco, in questo senso noi siamo preoccupati, perché già con la precedente Ministra, con la Ministra Pinotti avevamo annunciato un ritiro e di parte del contingente in Afghanistan e in Iraq per ricollocarlo nel Niger, ma tutto questo dentro gli accordi internazionali, mentre in questo caso, da questo Governo noi non conosciamo quale sarà il futuro.

La missione in Niger, poi, fu definita nel gennaio 2018 da un esponente oggi al Governo, Manlio Di Stefano, come un regalo ai francesi. Allora Calderoli dichiarò che mandare i nostri militari in Niger era un'enorme spesa, e di non aver capito nulla. Oggi, a pochi mesi di distanza, invece, esponenti del Governo, compreso il Ministro Trenta che è qui presente, salutano lo sblocco della missione come un grandissimo risultato di questo Governo. Ecco un'altra retromarcia. Continuiamo a credere, noi come Partito Democratico, che l'Africa rivesta un interesse strategico prioritario per la sicurezza dell'Italia che, oltre a dover gestire i flussi migratori provenienti da tale continente, deve affrontare il rischio che un rallentamento del processo di pacificazione e di consolidamento delle istituzioni politiche della Libia sfoci in nuovi fattori di minaccia per gli interessi nazionali e per la sicurezza di tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Gli interventi previsti in Africa si concentrano proprio su attività utili a incrementare la sicurezza e la stabilità internazionale, a favore di quei Paesi impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali, nella quale la missione in Niger può aiutare, in maniera molto pratica, a sostenere queste nuove strategie.

L'impegno italiano in Libia e in Niger è intimamente connesso, sul piano strategico, alla fondamentale azione a tutela dei diritti umani delle popolazioni civili, di migranti e di profughi, esercitata dalle organizzazioni internazionali presenti, che, da noi, riceveranno sempre un convinto sostegno. Anche sul complesso delle missioni che interessano lo scacchiere libico, non viene fatta alcuna considerazione politica su come affrontare il futuro, la questione dei flussi migratori, su dove e come intervenire. Ad esempio, si vorrebbe sapere quali sono gli intendimenti del Governo e della maggioranza sulla cosiddetta terza fase della missione Eunavfor Med; anzi, è stata annunciata dalla maggioranza un'approfondita revisione attorno all'“operazione Sophia”, e questo ci preoccupa in maniera importante, in scadenza il prossimo 31 dicembre 2018, salvo poi leggere nella relazione che l'Italia continuerà a promuovere tutte le iniziative per orientare e rafforzare l'alleanza verso il Mediterraneo e il Medio Oriente, dunque in netta contraddizione con la rinuncia al rinnovo di questa missione. La preoccupazione è forte ed è corroborata dalle continue dichiarazioni del Ministro degli Interni che negli ultimi mesi, al riguardo della missione Sophia, ha più volte detto di volerla fermare definitivamente. E' notizia di oggi, proprio da fonte del Ministero della Difesa, che l'eventuale uscita da “Sophia” costerebbe circa 140 milioni in più al Governo italiano e questo dobbiamo iniziare a dirlo ai cittadini. Il Mediterraneo è stato parte essenziale della nostra presidenza del G7, del nostro mandato in Consiglio di sicurezza, oltre che della nostra azione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e della NATO, facendo sì che tali organizzazioni perseguissero l'impegno comune alla lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio. Per il Partito Democratico, missioni e cooperazione per lo sviluppo fanno parte di un'unica strategia, mentre per l'attuale maggioranza sono importanti solo gli slogan: “aiutiamoli a casa loro” restano in questo senso soltanto delle parole, degli slogan. Nonostante più volte sia stato detto in Aula, dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, che l'Italia deve esercitare la propria politica estera non solo con le missioni ma anche con lo sviluppo, la legge di bilancio in approvazione non stanzia risorse aggiuntive per l'aiuto pubblico allo sviluppo e, di fatto, fa morire il Fondo Africa.

Noi del Partito Democratico ci assumiamo oggi la responsabilità con determinazione e coerenza, così come, negli ultimi cinque anni di Governo, ci siamo sempre assunti le responsabilità, mantenendo la coerenza della nostra azione politica, coerenza che ci permette di difendere sempre le scelte che facciamo, che abbiamo fatto e che faremo, senza ripensamenti, senza strumentalizzazioni, senza inversioni di marcia improvvise che gruppi di maggioranza oggi stanno facendo. Mi avvio a chiudere con una riflessione che sottolinea, ancora una volta, il pericolo vero di interpretare la politica estera e le relazioni internazionali solo ed esclusivamente poi coltivare il consenso immediato e la popolarità fine a se stessa, come fatto negli anni scorsi dalle forze politiche, che oggi governano il Paese. Usare strumentalmente questi argomenti è un atto irresponsabile, che scredita, rende più debole le nostre istituzioni nel confronto con il mondo. Nel passato si sono usate le missioni per raccogliere voti senza pensare minimamente agli interessi del Paese; per noi l'Italia, i valori della pace, la tutela dei diritti, il rispetto delle donne e degli uomini impegnati nelle missioni vengono sempre prima dell'interesse di parte: questa è la vera differenza fra noi e voi. Ed è per questo che, come fatto nel passato, anche oggi, che siamo momentaneamente all'opposizione, non ci permettiamo di strumentalizzare questi argomenti così delicati e votiamo convintamente a favore del rifinanziamento delle missioni e ci vediamo costretti, nostro malgrado, per mancanza di chiarezza, rispetto alle prospettive di futuro in particolare della missione Sophia, ad astenerci sulle premesse, perché, come spesso succede in quest'Aula in questo periodo, non chiariscono qual è la vera posizione.