Data: 
Mercoledì, 8 Maggio, 2024
Nome: 
Stefano Graziano

Doc. XXVI, n. 2 Doc. XVI, n. 3

Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei iniziare con un ringraziamento non retorico alle donne e agli uomini delle Forze armate che sono impegnati, oltre 12.000, nelle missioni internazionali.

Però, partiamo da un da un presupposto. È evidente, lo dico al Governo, che rispetto a 10 mesi fa, quando abbiamo discusso queste stesse missioni internazionali, c'è, a mio avviso, un fatto importante che è accaduto, un fatto che ha infuocato ancora di più le fiamme nel mondo, cioè la vicenda mediorientale e quello che sta accadendo a Gaza, a Rafah, che vede tutti noi con grande preoccupazione.

Poi, fatemi dire ancora una volta, noi discutiamo delle missioni internazionali cinque mesi dopo - l'anno scorso l'abbiamo discusso a luglio, oggi lo discutiamo a maggio – rispetto a quando, in realtà, sostanzialmente le missioni già sono in atto. Una discussione su questo la dobbiamo fare, perché non possiamo immaginare che noi possiamo ragionare su quella che deve essere una proiezione politica di ogni singola missione, mentre in realtà le donne e gli uomini nostri - che ringraziamo, insieme a quelli delle ONG e a tutti quelli che lavorano per le missioni internazionali di pace -, in realtà, già sono lì e stanno lavorando e operando.

Allora, l'altra cosa importante che bisogna fare - e so che, da questo punto di vista, mi pare, il Ministro ne è consapevole – è cambiare la legge n. 145 e, in qualche modo, renderla semplificata, soprattutto negli accordi intergovernativi, perché questo probabilmente ci permette di dare una forza in più, una velocità in più e una discussione vera nel merito delle singole missioni, perché non possiamo far finta che, in realtà, questa discussione, spesso, diventi burocratica. Noi abbiamo un quadro internazionale molto complesso - come tutti sanno – lì dove c'è la vicenda del Medioriente, dove c'è la vicenda - che abbiamo visto - del Mar Rosso, dove c'è la questione Serbia-Kosovo, dove c'è la vicenda ucraina.

Allora, se noi guardiamo il Nordafrica e guardiamo anche il Sahel, è abbastanza chiaro dove siamo: siamo in un mondo in fiamme. Io penso, lo dico soprattutto al Governo, che bisogna fare una riflessione seria, perché penso che da qui a un mese rischiamo di trovarci in un'altra condizione. Penso che ci vuole un'attenzione molto forte, soprattutto perché manca un'azione diplomatica che, a mio avviso, dovrebbe essere molto più forte da parte dell'Europa - che in realtà si è dimostrata completamente assente in questa partita -, ma vi è anche, mi faccia dire, un'azione debole del Governo da questo punto di vista. Non c'è un'azione vera sul piano diplomatico rispetto a quello che sta accadendo, non c'è. Perché lo dico? Perché il Partito Democratico ha condannato, in modo chiaro e forte, l'attacco di Hamas e ha altrettanto condannato la reazione del governo di Israele che ha causato un esorbitante numero di vittime civili e una catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza. Lei stamattina, Sottosegretario, è arrivato in aula dicendoci che, in realtà, riapre i finanziamenti all'UNRWA.

Innanzitutto, mi faccia dire un grazie al Presidente Mattarella per quello che ha detto all'ONU; è solo grazie a quelle parole che oggi ritorna qui, in Aula, la questione che il Partito Democratico ha detto da mesi. Voi siete stati silenti rispetto a questa cosa, che pone il tema dei diritti umani, sul quale c'è un problema. Tuttavia, mi faccia dire un'altra cosa: lei pone una questione che riguarda l'UNRWA, con delle condizioni. Penso che sia un problema questo, perché nel frattempo l'Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo sta bloccando e ha sospeso i progetti per Gaza, dove in realtà ci sono migliaia e milioni di persone affamate, in una condizione di difficoltà. Penso che questa non sia che un'operazione di facciata, ci vuole un po'di coraggio in più dal punto di vista diplomatico, ma anche dal punto di vista operativo, mi faccia dire.

Sosteniamo, come abbiamo sempre fatto, la vicenda della missione in Ucraina. Anche lì, occorre la necessità di ribadire che si eserciti un ruolo diplomatico, perché è evidente che c'è una condizione che sta cambiando. E allora, attenzione a non porre una condizione vera sulla quale dobbiamo discutere. Sulla Libia, noi abbiamo detto con chiarezza - lo abbiamo già detto l'anno scorso e lo ribadiamo quest'anno con chiarezza - che non voteremo la Scheda 42, perché ci sono molte - molte! - e diverse organizzazioni umanitarie che vanno tutte nella stessa direzione, cioè dicono di prove di torture sistematiche da parte delle autorità a capo dei centri di detenzione, tra cui figurano anche alcuni settori della Guardia libica. Allora, davanti a questo, perché il Governo continua a finanziare una missione di questo tipo? Perché questo diventa un altro elemento distorsivo di una condizione del mondo. E poi, mi faccia dire, c'è la vicenda del Piano Mattei, che è una chimera, perché nessuno sa, in realtà, che cos'è. Questo dimostra ancora una volta che, anche sulle missioni, siccome c'è, come dire, una presenza troppo parcellizzata e quindi che rende fragile, a mio avviso è importante che, forse, noi ridiscutiamo le missioni, ricaviamo e andiamo a vedere quali sono gli obiettivi e facciamo una discussione vera da questo punto di vista. Infatti, cari colleghi, se noi non mettiamo questo all'ordine del giorno e non facciamo una discussione vera, io penso che, da questo punto di vista, non facciamo un buon servizio né all'Italia, né all'Europa, né al mondo, né alle parti in cui noi, sostanzialmente, andiamo a fare una grande operazione di stabilizzazione. Infatti, tutto ciò avviene grazie alle donne e agli uomini, alla qualità delle persone che noi abbiamo, e a una caratteristica che, sì, è italiana: avere la capacità di costruire relazioni tra posizioni diverse. Però, mi faccia dire, sul Piano Mattei, noi non conosciamo quali progetti, quali Paesi, quali costi, né soprattutto quale prospettiva politica avrà sulla vicenda africana - perché ancora non lo capiamo, o forse sì - se non quella della propaganda sull'immigrazione. E allora, è qui, su tutto questo, che c'è una discussione in atto. Proviamo a mettere in atto una discussione, affinché si possa costruire politicamente un ragionamento di merito in termini di prospettiva politica. Da parte del Governo vediamo il vuoto su tutto quello che sta accadendo, perché, nonostante quello che accade, noi voteremo quelle che sono le missioni, esclusa quella libica, ma vogliamo dire con chiarezza che abbiamo bisogno di fare una discussione approfondita e non renderla burocratica, vista la carenza, soprattutto dal punto di vista sostanziale, dell'azione diplomatica del Governo, che sta mancando profondamente.