Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 5 Novembre, 2020
Nome: 
Chiara Braga

Doc. XXIII, n. 4

Grazie, Presidente. La relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, approvata all'unanimità nella seduta dell'8 luglio, mette a fuoco le ricadute che l'emergenza epidemiologica ha avuto sul settore della gestione del ciclo dei rifiuti, dalla raccolta al trattamento, e su altri aspetti rilevanti dal punto di vista ambientale, che hanno caratterizzato la prima fase di gestione dell'epidemia.

Voglio ringraziare anch'io il presidente e tutti i colleghi della Commissione per il lavoro di indagine, che ha visto la Commissione interloquire in modo proficuo, in tempi particolarmente rapidi, con soggetti pubblici e privati, il Ministero dell'Ambiente, quello della Salute, l'Istituto superiore di sanità, il Servizio nazionale di protezione ambientale, il mondo associativo delle imprese di settore, la procura della cassa generale della Cassazione, in modo da fornire al Parlamento, ai decisori pubblici, al mondo produttivo e anche ai cittadini, un quadro di ciò che si è verificato, oltre ad alcune valutazioni e raccomandazioni per il futuro.

Questo risultato non sarebbe stato possibile, senza il contributo fondamentale e il supporto dei consulenti della Commissione, che voglio ringraziare per il loro operato. Una menzione particolare merita il lavoro del magistrato collaboratore della Commissione, il dottor Giuseppe Battarino. Mi consenta, Presidente, di sottolineare, anche in questa sede, la peculiarità del lavoro delle Commissioni d'inchiesta, che per loro natura chiedono competenze e professionalità di alto livello, per poter interagire con soggetti esterni, su temi che hanno una elevata complessità tecnica e giuridica. Per questo ritengo che sia un dovere di tutti noi - anche alla Presidenza chiedo di farsene carico e di farsene interprete - valorizzare in tutte le sedi, in particolare anche nell'interlocuzione col Consiglio superiore della magistratura, l'apporto fondamentale che viene dato dai magistrati che prestano servizio presso le istituzioni parlamentari, attuando un lavoro di proficua collaborazione tra istituzioni, come peraltro, nel nostro caso, prevede la stessa legge istitutiva della Commissione. Non sfugge a nessuno che la discussione di questa relazione nell'Aula avviene in un momento che vede una recrudescenza nella diffusione del virus e anche l'assunzione di nuove misure di restrizione, per contrastare gli effetti più drammatici sulla vita e la salute delle persone. L'impatto di queste scelte su molti aspetti della vita economica e sociale del Paese investe anche la gestione dei rifiuti e altri aspetti di natura ambientale. Affrontare questa nuova fase, consapevoli di quanto è avvenuto nei mesi passati e talvolta anche dei limiti delle scelte adottate, può aiutarci a gestire con più efficacia e criticità questioni che assumono in molti casi una rilevanza generale, che va oltre la sola emergenza. È bene sottolineare, come hanno fatto i colleghi, che in sé l'emergenza epidemiologica non ha aumentato in modo significativo la produzione di rifiuti, semmai, al contrario, l'ha diminuita, in ragione della temporanea sospensione di molte attività economiche. Non si sono verificate interruzioni o alterazioni rilevanti nella gestione dei rifiuti, grazie anche al lavoro delle imprese e dei lavoratori di settore, che dobbiamo ringraziare per il loro impegno. Ma è altrettanto evidente che nell'emergenza si sono acuite debolezze storiche e strutturali del sistema di gestione dei rifiuti, in primo luogo, la carenza nella dotazione impiantistica nazionale, specialmente per alcune filiere non gestite sul nostro territorio, e per quanto riguarda il trattamento e la valorizzazione della materia, secondo i principi dell'economia circolare. La crisi sanitaria ci impone di rifuggire dal tentativo di semplificazione ideologica, che ancora condiziona in maniera negativa il dibattito e la capacità della politica di costruire risposte all'altezza dei problemi, risposte che per loro natura non possono essere fornite nei tempi eccezionali dell'emergenza. Serve una politica nazionale strutturale di rafforzamento della dotazione impiantistica, che sia rivolta principalmente al recupero della materia, per recuperare appunto il valore economico dei beni che interrompono il loro ciclo di vita e per supportare lo sviluppo di una filiera industriale avanzata. Sappiamo bene che questo è il miglior modo per sottrarre spazi da attività illecite e criminali, come ci hanno ricordato il rapporto della direzione distrettuale antimafia e le parole del procuratore generale presso la Corte di Cassazione e anche di organismi internazionali, che stanno indagando il traffico illecito proprio di rifiuti sanitari.

Al mantenimento di un livello adeguato di gestione dei rifiuti solidi urbani occorre associare, quindi, il mantenimento di un impegno pieno, nel rispetto dei principi europei e nazionali in materia di economia circolare. Il nostro Paese è chiamato a intensificare gli investimenti in innovazione e ricerca e organizzazione, per cogliere le opportunità del programma Next Generation EU e accompagnare la transizione in chiave ecologica del nostro sistema produttivo. Ma non si tratta solo di usare bene le risorse economiche, che per la prima volta avremo a disposizione e che dobbiamo sapere capitalizzare con un progetto chiaro di sviluppo per il Paese. In questo settore la chiarezza dei processi autorizzatori, l'efficacia del sistema dei controlli e la rimozione di quegli ostacoli, che quotidianamente incontrano le imprese che operano nell'economia circolare, richiama a responsabilità tutta la pubblica amministrazione, a partire dal Ministero dell'Ambiente. Vediamo con una certa preoccupazione la lentezza con cui si provvede a emanare “decreti End of Waste”, a pianificare e coordinare i controlli. Per questo, chiediamo anche una rapida attuazione da parte del Ministero delle disposizioni che regolano l'operato delle agenzie di controllo ambientale. L'adeguatezza degli strumenti normativi adottati nella fase dell'emergenza è un altro punto che vale la pena sottolineare. Si è rilevata la scelta, da parte dell'Esecutivo, di limitare l'utilizzo della normazione primaria in materia ambientale, demandando alle regioni la facoltà di intervento. Gli interventi nel ciclo dei rifiuti sono in parte derivati da ordinanze regionali e sappiamo anche in queste ore quanto il tema del rapporto tra livelli istituzionali sia all'ordine del giorno. In linea generale noi crediamo che non possa esistere un'autonomia a corrente alternata, che scarica le responsabilità quando sono scomode e le chiede quando invece conviene. Dobbiamo sapere che anche il settore ambientale della gestione dei rifiuti rischia di essere conteso in questo spazio controverso. L'emergenza epidemiologica ha amplificato la richiesta di semplificazione, anche in materia di regolazione ambientale. È una sfida per tutto il nostro Paese, da esercitare con responsabilità e visione ampia. Questa emergenza ci ha obbligato a riflettere su molti aspetti della nostra vita, economica e sociale. Molti studi stanno analizzando il legame che esiste tra la diffusione di questa e altre pandemie e l'ecosistema. Uno studio, un rapporto recente scientifico, redatto dalla piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, ha confermato che la diffusione del COVID-19 è stata determinata da attività umane, che concorrono al cambiamento climatico e producono un danno sull'ambiente. La diffusione di nuovi virus in futuro potrà essere arginata, proprio riducendo l'impatto che quelle attività hanno sui nostri ecosistemi. La relazione che abbiamo prodotto ha indagato il rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio. Dai contributi dell'Istituto superiore di sanità e dell'ISPRA, che sono impegnati in un articolato progetto scientifico, è emerso che si possa ritenere sufficientemente provato il rapporto tra inquinamento atmosferico, pressione ambientale sulle popolazioni e suscettibilità maggiore dell'infezione batterica e virale, in particolare derivante da patologie croniche legate ad alta concentrazione di particolato. Signor Presidente, i temi oggetto del lavoro di indagine della Commissione ci aiutano a guardare ad aspetti ambientali ed economici non secondari, che la pandemia ci obbliga ad affrontare, poggiando le nostre valutazioni sulla solidità della conoscenza scientifica e sulla necessità di rafforzare gli strumenti di governo democratico, in un frangente così difficile per il nostro Paese e l'intera comunità internazionale. La relazione che la Commissione ha approvato offre al Parlamento e al Governo una serie di valutazioni utili. Voglio ribadirlo ancora una volta in chiusura: la nostra priorità assoluta deve continuare a essere quella di salvare le vite, ridurre l'impatto del contagio, evitare il collasso del sistema sanitario, come precondizione per la tenuta del sistema economico e sociale. Le regole che ci stiamo dando sono la soluzione, non il problema. Un approccio razionale e consapevole della complessità dei problemi ci deve guidare, nel costruire soluzioni, che tengano insieme il qui ed ora con la volontà di perseguire un modello di sviluppo davvero sostenibile e di rafforzare le politiche di prevenzione di altre emergenze future sanitarie e ambientali. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alla risoluzione unitaria presentata.