Grazie Presidente, colleghe e colleghi, esponenti del Governo, l'esame del rendiconto dello Stato al 2019 e dell'assestamento di bilancio 2020 quest'anno si svolgono in uno scenario economico e sociale che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana. Questo appuntamento aveva assunto, negli anni scorsi, più l'aspetto di un passaggio rituale per addetti ai lavori, anche a causa del suo elevato tecnicismo, piuttosto che un momento di discussione politica, nonostante si tratti di due provvedimenti particolarmente significativi nell'ambito del ciclo di bilancio. Il rendiconto generale dello Stato, infatti, è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, rende noti al Parlamento, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, i risultati della gestione finanziaria, quindi è un passaggio importante, nel quale viene consentito il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale. Il rendiconto pertanto, nel certificare la gestione dell'anno precedente, costituisce la necessaria base contabile sulla quale si adeguano le autorizzazioni di cassa dell'anno in corso, quindi l'assestamento e, al tempo stesso, si costituiscono le previsioni per l'anno successivo ovvero per la legge di bilancio del 2021. L'assestamento di bilancio dello Stato consente l'aggiornamento, a metà dell'esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche in base alla consistenza dei residui attivi e passivi accertati in sede di rendiconto dell'anno precedente. Quindi, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all'esercizio precedente. L'entità dei residui attivi e passivi sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene infatti definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto. il disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per il 2021 che il Governo presenterà nel prossimo mese di ottobre, dunque, assumerà come base di riferimento per la valutazione dei residui passivi i risultati definitivi contenuti nel rendiconto 2019, come iscritti nel disegno di legge di assestamento del bilancio per l'anno 2020. È del tutto evidente, pertanto, come il rendiconto 2019, l'assestamento 2020 e la prossima legge di bilancio del 2021 siano strettamente connessi tra loro, un legame che, al di là delle fredde cifre contabili, ha in realtà un valore altamente politico, come fortemente politico è il valore del bilancio dello Stato, non solo per il rapporto di fiducia che deve necessariamente esserci, secondo la nostra Costituzione, tra Governo e Parlamento, ma forse ancora più importante perché è l'espressione della fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni e quindi nell'approvazione del bilancio annuale, in cui si concentrano le fondamentali scelte di indirizzo politico, si decide anche della destinazione delle contribuzioni dei cittadini alle entrate dello Stato. È quel principio della rappresentazione frutto della tassazione, dal quale hanno preso vita le moderne democrazie rappresentative di cui noi siamo l'espressione nazionale. Quindi, questa divagazione - prego mi sia concessa dall'Assemblea - serve a spiegare il senso politico che c'è dietro questi due provvedimenti, al di là delle cifre che la relatrice ci ha fornito, in un quadro molto chiaro. Dobbiamo aver presente ovviamente che questa discussione sul rendiconto e sull'assestamento, che ci proietta al bilancio 2021, va collocata nell'ambito degli effetti della crisi prodotta dalla pandemia e dalle conseguenti scelte che abbiamo dovuto adottare. È bene ripercorrere quindi la situazione economica del Paese pre COVID-19, analizzare le scelte che abbiamo fatto in questo periodo e capire i loro effetti sulla futura legge di bilancio. I dati a consuntivo del 2019 facevano sperare in un futuro più roseo per le nostre finanze. Certamente, ma malgrado lo shock provocato alla nostra economia dall'epidemia, questi dati ci consentono ancora oggi di poter affermare che la finanza pubblica italiana è sostenibile. Il Governo, come è stato rivendicato proprio recentemente, a marzo, dal Ministro Gualtieri, sin dal suo insediamento, dal settembre dello scorso anno, ha avuto come obiettivo prioritario l'incentivazione dell'adempimento spontaneo degli obblighi tributari attraverso la piena attivazione di misure quali la fatturazione elettronica. A questo risultato ha contributo anche - ed è evidente - l'efficiente controllo della spesa delle pubbliche amministrazioni. Permettetemi anche di ricordare il risultato positivo della spesa per investimenti, che, anche per fare per effetto degli interventi di sblocco adottati nei primi mesi dell'azione di Governo, è tornata a crescere dopo quattro anni, segnando un aumento di quasi 3 miliardi rispetto al 2018. Il saldo primario, uno dei nostri fondamentali, di cui siamo più orgogliosi in Europa, è risultato positivo e pari all'1,7 per cento del PIL; parliamo di 31 miliardi, con una crescita di 0,2 punti percentuali rispetto al 2018, quando era all'1,5 per cento del PIL. La spesa per interessi è stata pari al 3,4 per cento del PIL, 60,3 miliardi, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2018. Il saldo di parte corrente è stato positivo e pari a 27,8 miliardi di euro, a fronte dei 16,07 miliardi del 2018. Se guardiamo i principali dati aggregati del conto economico della pubblica amministrazione, al miglioramento del saldo concorre principalmente un incremento delle entrate per circa 23 miliardi di euro, considerando che l'incremento delle spese è stato all'incirca pari a 1,3 miliardi di euro. Le entrate totali del 2019 delle amministrazioni pubbliche sono aumentate del 2,8 per cento rispetto all'anno precedente. Le entrate correnti hanno registrato una crescita del 2,8 per cento. In particolare, sono aumentate le imposte dirette, in virtù della crescita dell'IRPEF, dell'IRES e delle imposte sostitutive, mentre le imposte indirette hanno registrato un aumento per effetto principalmente della crescita del gettito IVA e dell'imposta sul lotto e le lotterie. Si, registra un più 3,2 per cento per i contributi sociali effettivi rispetto al 2018, mentre le altre entrate correnti sono aumentate dell'8,4 per cento, grazie soprattutto all'andamento positivo dei dividenti, mentre c'è stato un meno 3 per cento delle entrate in conto capitale, in parte compensato dalla crescita delle altre entrate in conto capitale.
Questi i dati principali che ho voluto richiamare. Non ignoro la pressione fiscale complessiva ancora troppo alta e il numero in aumento rispetto al 2018. Ricordiamo che il Parlamento è intervenuto, però, quest'anno con il taglio del cuneo fiscale nella legge di bilancio per il 2020, aumentando, quindi, il netto in busta paga per i lavoratori dipendenti e riducendo la pressione fiscale, cresciuta nell'esercizio precedente, mentre il rapporto debito pubblico-PIL rimaneva invariato al 134 per cento, ovviamente alla fine del 2019.
Passando al contenuto del disegno di legge di rendiconto, come ha ricordato la relatrice in questo scenario la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2019 un miglioramento di tutti i saldi rispetto alle previsioni definitive nonché rispetto ai risultati differenziali registrati nell'esercizio 2018. Non ripeterò quanto contenuto nella relazione. Ricordo giusto che il saldo netto da finanziaria presenta nel 2019 un valore positivo di circa 2,3 miliardi di euro, con un miglioramento di quasi 22,3 miliardi di euro rispetto al saldo registrato nel 2018 che si era attestato a meno 20 miliardi. Migliora il risparmio pubblico e va bene anche il dato del ricorso al mercato finanziario, mentre per quanto riguarda la gestione dei residui si evidenzia come nel 2019 il fenomeno dei residui continua a rimanere su livelli considerevoli, sia dal lato delle entrate che dal lato delle uscite.
L'altra faccia della medaglia quest'anno, purtroppo, è rappresentato dal disegno di legge di assestamento, che, ricordiamo, ha la funzione di consentire a metà esercizio un aggiornamento degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertati in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto il 31 dicembre precedente. Ricordo che per legge con l'assestamento le previsioni di bilancio formulate a legislazione vigente sono adeguate, per quanto riguarda le entrate, all'eventuale revisione delle stime del gettito, per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionali a esigenze sopravvenute e per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento in termini di cassa alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell'esercizio precedente. Lo shock che ci ha investito ha completamente ribaltato lo scenario che iniziava a delinearsi all'inizio del 2020. I dati relativi ai primi mesi dell'anno mostravano, infatti, andamenti pienamente in linea con le migliori previsioni formulate dal Governo e dagli osservatori internazionali. Il deficit era al di sotto delle aspettative e il profilo della crescita, che si era gradualmente indebolito alla fine del 2019, sulla base degli indicatori faceva ritenere che l'economia si fosse stabilmente avviata sul sentiero di una moderata ripresa.
Le stringenti misure di contenimento dell'epidemia che ci siamo trovati a dover adottare per primi tra le nazioni europee hanno avuto, purtroppo, un impatto senza precedenti sulla nostra economia. Di fronte a questo terremoto inaspettato e così potente, reso ancora più forte dal fatto che, in modo simmetrico, sono state colpite le economie di tutti i Paesi del mondo, non solo dei nostri partner europei, il Governo, con il sostegno pieno del Parlamento, ha risposto con interventi tempestivi e di una portata senza precedenti nella storia delle manovre economiche e finanziarie approvate dal Parlamento. Le variazioni di bilancio proposte con il disegno di legge di assestamento, oltre a quelle apportate con atti amministrativi nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 maggio, tengono conto degli effetti finanziari dei provvedimenti legislativi emanati successivamente all'approvazione della legge di bilancio ma, in modo particolare, delle misure straordinarie adottate per contrastare le ricadute negative dell'epidemia sulla nostra economia: il decreto-legge n. 18 del 2020, il cosiddetto “Cura Italia”; il decreto-legge n. 23 del 2020, il “decreto Liquidità”; il decreto-legge n. 34, il cosiddetto “decreto Rilancio”.
Gli effetti sulla nostra finanza pubblica, come fa presente la relazione al disegno di legge di assestamento per il 2020, sono pesanti, con un peggioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio. Per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 il Parlamento ha autorizzato il ricorso all'indebitamento attraverso l'approvazione di apposite risoluzioni relative alle richieste di scostamento di bilancio presentate dal Governo. Si registra, nel complesso, un incremento delle spese finali per oltre 179 miliardi di euro, in parte compensato da un incremento delle entrate per circa 8 miliardi di euro, e una riduzione delle entrate finali per 50,8 miliardi di euro in termini di competenza. Si sottolinea che tale proposta di riduzione interessa principalmente, per quasi 39 miliardi, le entrate tributarie ed è interamente determinata dal consistente deterioramento della previsione macroeconomica già illustrato nel Documento di economia e finanza 2020 rispetto alla precedente stima. Anche gli altri saldi - abbiamo ascoltato - evidenziano un andamento negativo, dal risparmio pubblico ai dati relativi al ricorso al mercato. Il disegno di legge di assestamento registra anche in termini di cassa un complessivo peggioramento dei saldi.
Le risorse autorizzate fino a oggi dal Parlamento, i provvedimenti presi e quelli in via di adozione in queste settimane hanno consentito fin qui di contenere, per quanto possibile, gli effetti negativi sull'economia generati dalla pandemia e le ricadute pesanti sulle famiglie e sulle imprese. L'impatto economico e finanziario è stato considerevole. Gli interventi, per dimensione e portata, non hanno precedenti. Tutte le critiche sono legittime, ma è difficile sostenere che Governo e Parlamento non abbiano tentato, con tutti gli strumenti a disposizione, di limitare i danni provocati dalla pandemia. La Banca d'Italia ha rilevato che, in assenza degli interventi adottati, la contrazione del PIL nel 2020 sarebbe stata superiore di oltre due punti percentuali. Invece, le misure adottate hanno raggiunto larghi strati della popolazione: una stima piuttosto prudenziale porta a ritenere che siano almeno 1,5 milioni i posti di lavoro salvati dalle misure adottate finora. Al 20 luglio sono state erogate, solo per la parte INPS, prestazioni stimate in un totale di 16,5 miliardi, in favore di una platea di 12,6 milioni di lavoratori. Le domande pervenute dalle banche al Fondo di garanzia sono divenute 918 mila per 61,7 miliardi di euro erogati, di cui 784 mila fino a 30 mila euro per 15,5 miliardi di euro. Da una simulazione diffusa dalla BCE nel suo Bollettino Economico emerge che in Italia, senza gli interventi a sostegno dei lavoratori, la disoccupazione sarebbe balzata al 25 per cento.
Ho citato questi dati solo con dei flash, ma penso che ci restituiscano l'immagine di quanto è stato messo in campo. Resta però - e lo sappiamo - ancora molto da fare. Nel Programma nazionale di riforma discusso in Parlamento la scorsa settimana sono delineate le politiche che il Governo intende adottare nel triennio 2021-2023 per il rilancio della crescita, l'innovazione, la sostenibilità, l'inclusione sociale e la coesione territoriale nel nuovo scenario che è determinato dal Coronavirus. Tutto questo, naturalmente, va poi collocato nell'ambito delle misure eccezionali di risposta alla pandemia adottate a livello europeo.
Oggi diamo il via libera al rendiconto dello Stato e all'assestamento, un altro passo avanti. La strada davanti a noi è ancora lunga, le difficoltà sono molte, ma abbiamo gli strumenti e le risorse per affrontarla. Come Partito Democratico, noi pensiamo di aver portato il nostro contributo a questo sforzo, in particolare nel definire un profilo europeista del nostro Governo che è stato decisivo, insieme all'azione del Presidente Conte, per arrivare a un accordo che ha dimostrato che l'Unione europea oggi è una comunità solidale che aiuta i Paesi più colpiti dalla pandemia. Questo giusto a un anno di distanza da quando qualcuno, di fronte alle difficoltà, decise di scappare dalle proprie responsabilità.