Oggi affrontiamo il voto sul rendiconto e l'assestamento di bilancio dello Stato, documenti importanti in vista della NADEF e della prossima legge finanziaria.
È una coincidenza interessante nel primo anno di legislatura perché nel rendiconto abbiamo, infatti, la possibilità di confrontare i risultati dei Governi che ci hanno fatto uscire dalla crisi pandemica e dalla prima parte della crisi bellica; con quelli raccolti nell'assestamento abbiamo, invece, l'immagine di quello che gli annunci, le azioni, le proposte e le posizioni del Governo Meloni hanno generato in questi 10 mesi.
Il rendiconto mostra come anni di politiche incentrate su spinta alla crescita, investimenti e scelte coraggiose avessero portato il Paese, a dicembre dello scorso anno, ad una crescita del 3,3 per cento, con un'occupazione che segnava un più 4,3 per cento.
A crescita e occupazione si accompagnava un percorso comunque virtuoso del rapporto debito/PIL, che rientrava in un clima di stabilità dopo aver raggiunto nel 2020 il 154,9 per cento. Nel rendiconto che andiamo ad approvare c'è un miglioramento del saldo netto da finanziare, una spesa leggermente lievitata a 841 miliardi, ma inserita in un percorso di stabilizzazione ed efficientamento che ha portato il rapporto debito-PIL al 144 per cento, con un recupero di quasi 10 punti dagli scostamenti di bilancio generati nell'anno della pandemia, quando, in quest'Aula, tutti assieme, decidemmo di autorizzare gli scostamenti di bilancio di 100 miliardi che hanno consentito al Paese di tenere e di avviare una fase di ripartenza.
I numeri, quindi, hanno dato ragione ai Governi precedenti, a questo e alle scelte compiute nell'interesse del Paese, Governi di cui noi del Partito Democratico non ci vergogniamo di aver fatto parte, a differenza di chi, come Forza Italia e Lega, dimentica in quest'Aula di aver fatto parte del Governo Draghi e applaude ogni volta ai comizi scomposti della destra.
Rivendichiamo quelle scelte coraggiose che sono state fatte; siamo orgogliosi di aver contribuito a superare il paradigma rigorista in Europa e di aver portato in Italia un grande piano di investimenti per la modernizzazione del Paese.
Come Partito Democratico, ci siamo astenuti sul rendiconto del 2022, dove sono riportati i consolidati della scorsa legislatura, ma non rinunciamo a discuterne i contenuti, perché si tratta di documenti che, al di là degli aspetti ragionieristici, offrono spunti politici su cui è bene che il Parlamento si soffermi. Un esempio per tutti è quello del superbonus che da mesi è ormai al centro di una vostra campagna di comunicazione per descriverlo come la causa dei problemi di bilancio dell'Italia. Il superbonus ha sicuramente limiti e problematiche che più volte abbiamo discusso e modificato e su cui siamo intervenuti. È ancora aperto un dibattito, ma non si può negare l'effetto di rilancio sull'economia che ha avuto la scelta del superbonus nel pieno dell'uscita dalla pandemia.
L'Istat ha ipotizzato una spinta al PIL del 2,4 per cento nel biennio 2021-2022, una crescita degli investimenti nel settore delle costruzioni del 10 per cento e un incremento di circa 400.000 posti di lavoro. Peraltro, voi, signor Presidente, come Governo, non avete chiuso il superbonus, ma avete solo reso la misura regressiva, togliendo lo sconto in fattura e la cessione del credito, facendo contenti solo i più benestanti con cassetti fiscali capienti.
Mentre cercate di dare la colpa a chi vi ha preceduto, i dati dell'assestamento vi inchiodano alle vostre responsabilità. Per questo, come Partito Democratico, voteremo contro con convinzione. Siamo, infatti, entrati in una fase macroeconomica più fragile. Assistiamo a un peggioramento del saldo netto da finanziare pari a circa 3 miliardi e alla riduzione delle entrate finali.
Colpisce il dato sulla riduzione dell'IVA per circa 2 miliardi: un dato che si comprende solo se si interpreta il continuo richiamo ai cosiddetti condoni fiscali come una promessa che una parte del Paese ha perfettamente inteso.
Questo assestamento dimostra che con questo Governo aumenta l'evasione fiscale.
Davanti a tutto questo, il Paese, in virtù dell'innalzamento dei tassi di interesse, deve affrontare maggiori spese e il Governo ci dice, con l'assestamento di bilancio, che compenserà con tagli per 3,7 miliardi.
E dite senza vergogna dove opererete questi tagli: per prima cosa, riducete i trasferimenti alle amministrazioni pubbliche, quindi meno servizi ai cittadini; tagliate 3,2 miliardi per il sostegno al reddito, 106 milioni alla rivalutazione dei trattamenti pensionistici, 679 milioni per la riduzione degli sgravi contributivi e 434 milioni per i pensionamenti anticipati. A questo aggiungete l'azzeramento della spesa in conto capitale per fondi che servono a rilanciare il Paese; azzerate il Fondo per il trasferimento tecnologico; azzerate il Fondo per la ricerca e lo sviluppo industriale biomedico; azzerate i contributi agli investimenti alle imprese; azzerate il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa. Il bello, Presidente, è che il Governo ha la faccia tosta di pensare che nessuno se ne accorga, ma non sarà così.
Nel Documento di economia e finanza prospettavate una crescita, nel 2023, all'1 per cento e un rapporto debito-PIL che continuava a scendere. La Commissione europea ha già abbassato le stime di crescita allo 0,9 per cento, con un tendenziale a calare, e la Banca d'Italia ha certificato che il rapporto debito-PIL tornerà a crescere di nuovo nel 2024.
Voi, Presidente, siete un curioso ircocervo: rigoristi a Bruxelles, per compiacere i falchi conservatori, sperando che vi ammettano nel salotto buono, e in Italia antieuropei e prodighi di mance elettorali per le vostre corporazioni di riferimento.
La flat tax incrementale, le mancate riforme sui balneari e sul catasto, i tanti condoni piccoli e grandi che avete messo nella legge di bilancio, sono scelte di corto respiro, con cui sperate di prolungare la luna di miele fino alle elezioni europee, sfasciando i conti dello Stato e ipotecando il futuro delle giovani generazioni.
Siete immersi nella vostra retorica, accecati dalle misure spot contro le baby-gang e i rave, e non vedete che il Paese vive in una situazione drammatica.
Secondo il Rapporto Coop sul carrello della spesa, il 50 per cento delle famiglie italiane è preoccupato di non riuscire a arrivare a fine mese, l'inflazione resta al 7 per cento e il costo dei beni di prima necessità cresce del 9,8 per cento. Gli stipendi reali - lo dice l'OCSE - sono scesi del 7 per cento su base annua. In un quadro così drammatico, vi permettete di negare e poi rimandare sine die l'introduzione del salario minimo: una misura di giustizia sociale per 3 milioni di lavoratori che ogni giorno si alzano e vanno a lavorare, ma che restano sotto la soglia di povertà . Per voi queste non sono priorità.
Nell'assestamento si certifica, inoltre, che avete tagliato gli investimenti e state lavorando alacremente per sabotare il Piano di ripresa e resilienza dell'Italia. Ne è prova certa il fatto che abbiate accentrato tutto nelle mani del plenipotenziario Ministro Fitto. La sua relazione in Parlamento, nella sua pochezza, ha certificato la vostra rinuncia a spendere bene le risorse ottenute da noi: da noi del Partito Democratico, Presidente, insieme al Presidente Conte, perché i 209 miliardi ottenuti in Europa portano la nostra firma, la firma di Paolo Gentiloni, che voi vigliaccamente attaccate, la firma del Partito Democratico, di quei Ministri che sono stati protagonisti.
Siete così meschini che tagliate il PNRR ai comuni solamente perché non li governate. Dei 15 miliardi di rimodulazione del PNRR, 13 li prendete dagli enti locali, a cui si aggiungono i 3 miliardi e 700 milioni di tagli di spesa corrente annunciati nell'assestamento.
Grazie, Presidente. Vado a concludere, come la collega Comaroli. Per fortuna che il Governo, appena il 31 maggio scorso, diceva in quest'Aula: le amministrazioni locali hanno assicurato su tutto il territorio nazionale un intenso impegno nelle varie fasi di attuazione del Piano, contribuendo in maniera significativa ai risultati finora raggiunti. E per fortuna che gli enti locali sono stati protagonisti del PNRR. Lì andate a colpire, perché, come ci ha spiegato la collega Comaroli, il vostro obiettivo è non spendere per non pagare la parte a prestito. Ma la parte a prestito, Presidente, sappiamo tutti che ha tassi d'interesse da debito europeo e non da debito italiano. E con questi tassi di interesse, non utilizzare i fondi a prestito del PNRR è un crimine!
Presidente, concludo dicendo che, se i documenti che presentate oggi sono l'antipasto della NADEF e della legge di bilancio, ci aspettiamo una legge lacrime e sangue, e sappiamo che cercherete di nasconderla con la vostra propaganda e la vostra demagogia. Ma i numeri continueranno a darvi torto, noi continueremo a raccontarli e, a giugno, gli italiani, nelle urne, daranno il loro giudizio.