A.C. 1830
Grazie, Presidente. Voglio iniziare questo mio intervento citando le parole del Presidente Mattarella qualche giorno fa a Cagliari, dove è stato inaugurato il nuovo anno scolastico. Il Presidente ha detto: “La scuola è movimento. Non si ferma. È una strada su cui camminare insieme, giovani e adulti”. E non c'è niente di più vero. In un mondo che cambia, la scuola, attraverso l'educazione, anticipa il futuro, anzi di più lo immagina, lo sogna, lo costruisce insieme ai bambini, ai ragazzi, alle ragazze e alla comunità educante. Lì, in prima fila, ad ascoltarlo c'era il Ministro Valditara, che ringrazio per la sua presenza qui oggi in Aula, e sicuramente avrà detto: io sto rappresentando questo movimento.
Molti sono i provvedimenti che Valditara ha portato in Aula e in Commissione, molti decreti ministeriali; l'ultimo sostituisce alle MAD gli interpelli, e chiunque sia entrato in una scuola sa il caos che questa presunta novità ha provocato. È vero, di movimento nella scuola ce n'è, peccato che sia un movimento all'indietro, perché quello che questo Governo sta facendo alla scuola italiana è riproporre un modello di scuola che speravamo di aver consegnato ai libri di storia; una scuola che separa, che separa i ricchi dai poveri, che separa chi ce la fa da chi non ce la fa, una scuola che torna a proporre i ghetti. Non vi vergognate di quello che alcuni vostri esponenti dicono apertamente?
Ma in fondo è questo quello che pensate, che gli elementi di disturbo debbano essere eliminati, confinati altrove. Ecco, anche questo provvedimento, purtroppo, è uno di quei movimenti che serve a riportare indietro la scuola; si, perché dal dopoguerra in avanti la scuola è stata altro, con la riforma della scuola media unica la scuola era diventata il luogo nel quale ci si poteva emancipare da una situazione di povertà, nel quale un ragazzo che nasceva povero poteva sperare che, valorizzando il suo irripetibile e unico talento, il proprio destino fosse diverso da quello che era stato scritto per lui nel certificato di nascita. No, questa scuola la volete cancellare, ci volete riportare indietro. Ed ecco come si spiega il contenuto di questo provvedimento.
Questo provvedimento cancella, con un tratto di penna, i giudizi descrittivi. Quando li introducemmo nel 2020 non lo facemmo per un capriccio, ma lo facemmo dopo aver ascoltato pedagogisti, scienziati, dopo avere ascoltato la scuola, gli insegnanti, gli studenti, le famiglie; lo facemmo perché, fino ad allora, era un numero a definire l'apprendimento di bambini e bambine; un numero, come una sentenza, doveva dirci a che punto era un bambino di 7 o 8 anni. Ecco, oggi voi vi rifiutate persino di fare il punto su quella riforma a quattro anni di distanza, vi rifiutate di approvare quegli emendamenti con i quali vi abbiamo semplicemente chiesto di capire cosa ha funzionato e cosa no in quella riforma, e magari di correggerne i limiti, perché no, nessuno è infallibile.
No, voi avete quella foga ideologica di dover cancellare, tornare indietro, e lo fate assumendovi una responsabilità enorme, perché d'ora in avanti quello che noi diremo a un bambino o a una bambina non sarà che è in crescita, che è in evoluzione, che ha un punto di partenza e un punto di arrivo, non descriveremo il suo percorso, non faranno questo gli insegnanti. Gli diranno che lui o lei è buona, è ottima, è distinta, è sufficiente o peggio, la sentenza inappellabile per eccellenza: caro bambino, hai 7 anni, per noi sei insufficiente. Ve la sentite di fare questo, colleghi e colleghe? È questo che state facendo, è questo che state facendo! Il Ministro Valditara se la prende, mi spiace. Purtroppo sta mettendo la firma su questo, caro Presidente, e lo sa.
Ecco, l'altro pezzo di questo provvedimento, invece, riguarda il voto in condotta. Si, perché c'è un dato vero: il disagio nei giovani cresce. Abbiamo vissuto tutti e tutte la pandemia; sociologi e psicologi ci hanno spiegato quanto ha pesato sui ragazzi quella fase così complicata. Sappiamo bene che c'è un problema di autorevolezza, vero; sappiamo che quegli assalti agli insegnanti, quelle aggressioni sono intollerabili e che noi dobbiamo difendere l'autorevolezza della scuola, ma qual è la soluzione che proponete? Investire perché la comunità educante sia sostenuta nel suo percorso? Introdurre lo psicologo scolastico, che pure ho sentito evocare negli interventi di oggi? Colleghi, risparmiatevi questa evocazione, perché all'emendamento che chiedeva di introdurlo avete votato no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e avete votato no per una ragione, perché di soldi, per la scuola, non ce ne sono; perché, da quando questo Governo si è insediato, sulla scuola non ha investito un euro.
I soldi che sta spendendo sono tutti soldi messi da noi con il PNRR: sull'edilizia, sugli asili, sui rinnovi dei contratti che il Ministro va sbandierando e le cui risorse vengono da lì, e non dai suoi investimenti, che sono zero!
Presidente, il Ministro vuole interloquire con me, decida lei se è possibile oppure no, altrimenti gli mettiamo un bel 5 in condotta, che ne pensa? Un bel 5 in condotta!
Come sa, potrà intervenire dopo, sarò lieta di ascoltarlo, altrimenti si becca il 5 in condotta che vuole dare agli studenti. Allora, dicevo, neanche un euro ma la soluzione che propongono è la bocciatura, la bocciatura, sì. Tuttavia, qualunque insegnante che ami il suo lavoro sa che un ragazzo che bocci, nella migliore delle ipotesi, te lo ritrovi l'anno dopo peggio di come l'hai lasciato, nella peggiore, va a ingrossare quelle statistiche che sono la fotografia del fallimento della società, quelle della dispersione scolastica. Ed è questo che fate: ingrossare quelle statistiche, aumentare le bocciature, non una soluzione al disagio, non un euro investito per contrastare il disagio che pure esiste. Infatti, l'autorevolezza dei docenti si recupera dando peso a quella professione. L'OCSE continua a dirci che abbiamo i docenti peggio pagati d'Europa, eppure, in legge di bilancio - ci ha detto il Ministro - sulla scuola non si investirà neppure quest'anno. Eccolo qui, quello che don Milani chiamava il grande ospedale che cura i sani e respinge i malati: questo state facendo. Una scuola che elimina gli elementi di disturbo, che pratica - come ho avuto modo di dire ieri - la cultura dello scarto, così l'ha definita Papa Francesco; quella che serve proprio ad eliminare quel disturbo che deriva da chi ha un disagio, da chi ha una difficoltà, da chi è più indietro, per lasciare in pace chi ce la fa, per lasciarlo correre libero. Non disturbare chi fa: è questo il grande slogan della nostra Presidente del Consiglio, lo slogan che, incredibilmente, volete portare anche nella scuola. Ma questa non è la scuola della nostra Costituzione, per citare di nuovo la scuola di Barbiana, don Milani vi avrebbe detto che avete più in onore la grammatica che la Costituzione, a volte a leggere i tweet del Ministro neanche la grammatica, devo dire. Ma tornando alla Costituzione, tornando alla Costituzione…. eh niente il Ministro questo 5 in condotta lo vuole proprio oggi! Tornando alla Costituzione, dai primi articoli c'è scritto cosa deve essere la scuola e negli articoli 33 e 34 c'è un manifesto che non potete distruggere. La scuola è il luogo dell'emancipazione, la scuola è aperta a tutti, è il luogo in cui capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi - e quei mezzi non sono solo economici, non sono solo economici -, devono poter raggiungere i più alti gradi dell'istruzione, non essere cancellati, eliminati, rimossi. Ecco, noi oggi difendiamo quella scuola della Costituzione e, col nostro voto contrario, qui vi diciamo “no” al progetto di riportarci indietro a quella scuola che separa, a quella scuola che cancella, a quella “scuola-ospedale” che vuole solo accogliere sani e respingere i malati. Diciamo “no” a questo processo di restaurazione di cui il Ministro Valditara è il principale esponente. Vi diciamo “no”, in nome della nostra Costituzione e questa battaglia la faremo qui e nel Paese, insieme agli studenti, alle famiglie e agli insegnanti che, con questo provvedimento, state umiliando.