Data: 
Martedì, 29 Aprile, 2014
Nome: 
Elisa Mariani

Signor Presidente, vorrei dedicare in quest'Aula un pensiero al professore Alberto Izzo, storico del pensiero sociologico venuto a mancare pochi giorni fa. 
  Alberto Izzo era nato il 27 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler prese il potere in Germania, ce lo ricordava spesso durante le sue lezioni presso la facoltà di sociologia dell'università «La Sapienza» di Roma, dove ha insegnato ad esercitare il pensiero critico per oltre trent'anni. Di origini ebree, costretto ad abbandonare l'Italia ed emigrare in Olanda per non sottostare alle leggi razziali, è stato tra i fondatori della prima facoltà italiana di sociologia. Autore di numerosissimi saggi e di un pregevole manuale su cui si sono formate le menti migliori della sociologia italiana, Alberto Izzo lascia un vuoto incolmabile e al contempo un'eredità imprescindibile per tutti coloro che hanno a cuore la libertà del pensiero da ogni forma di distorsione ideologica come amava ripetere. Pochi mesi prima della sua scomparsa avere intrapreso l'ultima, purtroppo incompiuta, avventura intellettuale: la sua autobiografia sociologica. 
  La biografia di ogni singolo individuo sembrerebbe in apparenza irrilevante ai fini della comprensione delle più vaste trasformazioni sociali. Ma la sua vita – diceva – poteva testimoniare dei passaggi più significativi della maturazione civile e democratica del nostro Paese: dalla monarchia alla Repubblica, dalla tradizione alla modernità, dall'oppressione alla libertà. 
  Forse è per questo che quando gli veniva chiesto come fosse ancora possibile lottare per migliorare il futuro di questo Paese egli rispondeva sempre: «Ho fiducia nell'Italia. L'ho vista risollevarsi da condizioni anche peggiori di quelle attuali». Il futuro appartiene al mondo del possibile. Se saremo capaci di migliorarlo lo dobbiamo anche a uomini come lui, agli insegnamenti che ci ha lasciato, alle parole come le sue.