Grazie, Presidente. E grazie anche al Presidente Mule' per le parole che ha detto. Ci ha ricordato che oggi ricordiamo le vittime del COVID. Una giornata istituita nel 2021, non a caso nel giorno di oggi, perché corrispondeva, nell'anno precedente, al giorno in cui vi furono le immagini di Bergamo, quegli autocarri che trasportavano le bare, per essere cremate in altre province, Bergamo non era in grado di farlo. Ci rese molto chiaro il dramma che stavamo vivendo.
Ne usciremo migliori, dicevamo in quei giorni, quando la disperazione, il dolore, la tragedia, il senso di impotenza e anche una profonda solitudine colpivano persone, famiglie e comunità, quando un'intera generazione veniva falcidiata, quella dei nostri anziani, le nostre radici, quella generazione che aveva costruito molta parte del nostro Paese attuale. Ma erano anche i giorni in cui il personale sanitario, i volontari, le Forze dell'ordine, i lavoratori impegnati in attività indispensabili e i cittadini nel loro insieme erano lì a dimostrarci come si potessero superare la paura e l'individualismo, in virtù di un senso di solidarietà e di appartenenza che riusciva a vincere.
Ed era il momento in cui chi aveva responsabilità istituzionali, dal Governo nazionale alle amministrazioni locali, aveva il coraggio e la capacità di prendere decisioni non facili, difficili da spiegare ai cittadini e alle cittadine, ma indispensabili senza alcun dubbio. Erano i giorni in cui la ricerca e la scienza ci aiutarono a trovare delle soluzioni. I vaccini ci portarono fuori da una situazione davvero drammatica. Salvarono immediatamente centinaia di migliaia di persone, perché, è vero, non si sa esattamente quanti furono i morti, probabilmente non si riuscirà mai a saperlo. Sappiamo che senza vaccini sarebbero stati molti, ma molti di più, senza alcun dubbio.
La scienza ci dice che le risposte hanno bisogno ora di essere perfezionate e approfondite, perché è nostro dovere riuscire a capire quanto sia successo e, soprattutto, fare tutto ciò che ci è dato da fare per impedire che questo avvenga ancora, rifuggendo però ogni tentativo di speculazione politica, rifuggendo ogni tentativo di dare voce alla non scienza nei confronti della scienza, rifiutando ogni strizzata d'occhio di chi, su quella tragedia, vuole costruire, nell'odierno, fonte di contrapposizione, di scontro, di giudizio.
Papa Francesco, in quei giorni drammatici, ci ricordò che, peggio di quella crisi, c'era solo la possibilità di sprecarla.
Ecco, credo che noi non possiamo incorrere in questo errore, non dobbiamo sprecarla. Dobbiamo mantenere fede a quella promessa che ne saremmo usciti migliori. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alla comunità in cui viviamo, ma lo dobbiamo soprattutto le vittime del COVID, che oggi ricordiamo. Perché questo è il senso del ricordo: impegnarci a fare quello che avevamo detto che saremmo stati.