Data: 
Martedì, 31 Gennaio, 2017
Nome: 
Cristina Bargero

Angelo Muzio è stato deputato per tre legislature, dalla XI alla XIII, dal 1992 al 2001, e poi senatore nella XIV legislatura, dal 2001 al 2006. 
Iscritto al Gruppo di Rifondazione comunista nella XI e nella XII legislatura (rivestendo la carica di Vicepresidente del Gruppo), ha aderito a metà della XIII legislatura (ottobre 1998) al Gruppo Comunista, costituitosi all'esito della crisi del Governo Prodi II e della nascita dell'esecutivo guidato da Massimo D'Alema. 
Nella XIII legislatura, ha rivestito alla Camera la carica di deputato Questore. 
La sua esperienza di deputato, di cui qui ci occupiamo, può essere suddivisa in due fasi distinte: la prima, che va dal 1992 al 1996, ha i caratteri e il tono di una sorta di «apprendistato parlamentare»; la seconda, dal 1996 al 2001, è caratterizzata dalla messa frutto dell'esperienza fino ad allora maturata e dal compiuto dispiegamento, in veste di deputato Questore, delle sue non comuni energie e capacità politiche, ma anche della sua grande attenzione e sensibilità umana. 
Ho parlato di apprendistato parlamentare di Angelo Muzio dal 1992 al 1996, un apprendistato svolto nel solco e nel rispetto di una tradizione cara soprattutto, ma non solo, ai partiti della sinistra, che concepiva l'ingresso in Parlamento e l'avvio dell'attività parlamentare prima di tutto come una scuola di sobrietà, di rigore e di serietà di comportamento e di impegno. 
Per questo Angelo Muzio «parla poco» nell'XI e nella XII legislatura, interviene poche volte in Aula (15 volte nell'XI e 27 nella XII legislatura) e quasi sempre su questioni procedurali (dichiarazione d'urgenza di proposte di legge, questioni di costituzionalità di disegni di legge di conversione di decreti-legge, ecc.) o su argomenti circoscritti, anche se talvolta di rilievo (manovra finanziaria e delega pensionistica del Governo Amato, fiducia al Governo Dini, ecc.), come era d'uso per i giovani deputati che dovevano farsi le ossa. 
Ugualmente limitata è la sua attività di «legislatore» (una sola proposta di legge presentata come primo firmatario nell'XI legislatura e nove proposte di legge presentate nella XII), anche se in ambedue le legislature le iniziative legislative di Angelo Muzio si caratterizzano positivamente per la sua capacità di trasferire sul piano generale dell'ordinamento giuridico questioni e istanze che, nate in un ambito territoriale definito (la tragica vicenda dell'uso dell'amianto nel Monferrato o la catastrofe delle alluvioni in Piemonte della prima decade del novembre 1994), appaiono meritevoli non solo di un intervento specifico, ma di essere inquadrate in un quadro legislativo di più largo respiro e di portata generale. Così sarà nell'XI legislatura, quando partendo dal tentativo di modificare un provvedimento legislativo in corso di formazione, Angelo Muzio saprà prospettare una soluzione legislativa complessiva alla questione della cessazione dell'uso dell'amianto nelle produzioni industriali e alla bonifica su tutto il territorio nazionale dei siti inquinati. Così sarà nella XII legislatura, quando partendo dalle sollecitazioni al Governo circa la necessità di adottare tempestivamente misure a sostegno degli alluvionati piemontesi del novembre 1994, Muzio saprà prospettare una soluzione più ampia ai gravissimi problemi della manutenzione del territorio e della prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico (problemi che solo in questi ultimi anni, e ancora in modo parziale con la messa a punto di incentivi per la messa in sicurezza e l'efficientamento energetico degli edifici, e più convintamente nei mesi scorsi con l'adozione del Programma Casa-Italia sono divenuti patrimonio comune delle forze politiche di maggioranza e di opposizione e priorità dell'azione del Governo nazionale e dei governi locali). 
Più consistente, anche quantitativamente, è invece l'attività di sindacato ispettivo svolta da Angelo Muzio sia nell'XI che nella XII legislatura. Nelle 110 settimane delle due legislature (dall'aprile 1992 al maggio 1996), Angelo Muzio presenta, in qualità di primo firmatario, 198 atti di sindacato ispettivo, come a dire che ogni settimana, ogni volta che dal suo Monferrato è venuto a Roma, Muzio porta con sé, dal territorio e dalle comunità di appartenenza, una questione da sottoporre all'attenzione del Parlamento e dell'opinione pubblica, un'iniziativa di ispezione, di informazione e di sollecitazione da intraprendere nei confronti dell'operato del Governo nazionale, delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, dei soggetti pubblici e privati operanti sul territorio.
Sotto questo profilo, come spesso accade per i parlamentari non di primissima linea, la lettura degli atti di sindacato ispettivo presentati da Angelo Muzio ci restituisce un'immagine più chiara e più viva della sua personalità; ci aiuta a vederlo nella sua dimensione umana, professionale e culturale più vera, quando le esigenze derivanti dall'appartenenza a un Gruppo o a un partito appaiono attenuate ed emergono in primo piano, da un lato, la sensibilità e l'attenzione politica, la preoccupazione del singolo parlamentare di fronte ai bisogni, alle domande e alle opportunità insoddisfatte che vengono dalla società, dal territorio; dall'altro, la sua capacità di coinvolgere i colleghi parlamentari nell'espressione e nella tutela dei bisogni e degli interessi che si ritiene meritevoli di tutela. 
Farei un torto alla memoria di Angelo Muzio però, se prima di soffermarmi un poco su questo aspetto della sua attività parlamentare, non dessi conto, non accennassi almeno ad un suo intervento in Aula, quello del 12 luglio 1993, in sede di esame del già citato dl n. 169/1993 recante disposizioni urgenti per i lavoratori del settore dell'amianto. 
Si tratta di un intervento competente e appassionato che, al di là del merito specifico del provvedimento (che riconosceva alcuni benefici previdenziali ai lavoratori che erano stati esposti all'amianto per più di dieci anni), dà modo a Muzio di riproporre all'attenzione del Governo e del Parlamento, di riproporre all'attenzione del Paese, con grande partecipazione umana e ideale, la tragica vicenda delle vittime dell'amianto, dei lavoratori dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato, delle loro famiglie delle comunità di appartenenza. 
C’è indignazione in questo suo intervento in Aula, certo, per le ingiuste e inaccettabili morti provocate dall'estrazione e dall'utilizzazione a scopi industriali dell'amianto e c’è la denuncia netta di «una logica perversa, quella del profitto a tutti i costi, e di un modello di sviluppo che ha provocato morti sono le sue parole – e che genera e genererà costi all'infinito se non si saprà, sulla scorta di quanto avvenuto, porvi rimedio». Si tratta, peraltro, di una denuncia che a me pare ancor più chiara e autorevole, incontrovertibile, in ragione del riconoscimento non scontato – sia pure collocato in un ambito «storico» – dei ritardi di un sindacato «ancora debole per permettersi uno scontro sui temi salute-occupazione». 
Ma nell'intervento di Muzio c’è ben altro: da esso traspare un legame fortissimo con il territorio e un'attenzione non comune alla vicenda concreta delle persone che lo portano ad esempio a richiamare l'attenzione del legislatore sui drammatici effetti dell'amianto non solo sui lavoratori della miniera di Balangero e dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato, ma sui lavoratori di tutti i settori produttivi dove l'amianto viene impiegato (e Muzio «ci tiene», sente il bisogno, ha la sensibilità umana di elencarli uno ad uno: «la filatura e la tessitura, la produzione di ferodi per auto e di cartoni per isolamento, le acciaierie, le centrali elettriche, l'industria navale, l'edilizia, le ferrovie») e «anche oltre le mura degli stabilimenti sono le sue parole –, su chi vi vive nei pressi o lungo il percorso dei camion che trasportano il materiale». 
C’è, infine, in questo suo intervento (che ho voluto citare come emblematico della sua figura e del suo impegno politico), e lo ritroveremo nella lettura dei suoi atti di sindacato ispettivo e nello svolgimento, durante la XIII legislatura, della delicata e importante funzione di deputato Questore, l'espressione di una dote che lo accompagna sempre e lo contraddistingue positivamente: la ricerca continua di un punto di equilibrio più avanzato, la capacità di prospettare sempre una soluzione a un problema dato o, quantomeno, di prospettare, ciascuno nel proprio ruolo, un'ipotesi di confronto e di lavoro comune. E questa sua capacità che lo porta, con il riconoscimento politico che nel caso specifico gli verrà anche dal rappresentante del Governo, a focalizzarsi più che sugli aspetti di critica e di contestazione dell'operato dell'Esecutivo, sulla necessità dì ampliare – per via emendativa – la platea dei beneficiari del provvedimento, quantomeno, «a tutti i lavoratori che, nello svolgimento della loro attività, sono venuti a contatto con l'amianto o lo sono attualmente». In altra sede e occasione, con la presentazione in qualità di primo firmatario della proposta di legge n. 3509, recante norme per la bonifica delle strutture e dei territori contaminati dall'amianto, Angelo Muzio tornerà a sollecitare il legislatore a colmare i vuoti lasciati dalla legge n. 257 del 1992, ad andare anche sul piano normativo oltre il divieto di estrazione, di importazione e di lavorazione dell'amianto, per «procedere alla bonifica di tutti i siti che vedono la presenza dell'amianto», con la mappatura di tutto il territorio nazionale e con l'individuazione delle priorità d'intervento in base ai livelli di pericolosità dell'esposizione all'amianto, affidando al livello più vicino ai cittadini («non si realizzerà la bonifica – è scritto nella relazione alla proposta di legge – senza il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini»), alle ASL, «d'intesa con i comuni e in collaborazione con i comitati dei lavoratori e dei cittadini interessati», la responsabilità e il compito di effettuare il censimento della presenza di amianto sul territorio e gli indispensabili interventi di bonifica. 
Torno, ora, per un momento, alla attività di sindacato ispettivo svolta da Angelo Muzio, almeno per sottolineare che la lettura degli atti da lui presentati conferma pienamente la qualità del suo impegno parlamentare, le virtù politiche che abbiamo già posto in evidenza: il suo fortissimo legame con il territorio, un altrettanto saldo attaccamento ai valori della giustizia sociale, dell'equità, della tutela dei più deboli, la sua capacità di rappresentare bisogni e opportunità, di farsi interprete delle ragioni dello sviluppo economico e sociale, ma anche civile e culturale, del territorio di appartenenza. 
La gran parte dei suoi atti riguarda, e non potrebbe essere diversamente, le questioni del lavoro e del lavoro dipendente in particolare, del mondo dal quale egli proveniva come ex sindacalista. Ogni giorno, potremmo dire, Angelo Muzio ha richiamato l'attenzione del Parlamento sulla condizione del lavoro e dei lavoratori, sollecitando il Governo o i poteri locali ad intervenire su una situazione di crisi aziendale, sui rischi occupazionali legati ai processi di ristrutturazione in corso in un gruppo o in un'azienda, sulla necessità di approntare interventi specifici o politiche a sostegno di un'impresa o di un settore produttivo, sugli effetti perniciosi delle delocalizzazioni della produzione. Non c’è quasi azienda del territorio che non si ritrova negli atti di sindacato ispettivo di Angelo Muzio: dalla IAR di Ticineto, alla Fornace Peratore di Pontestura, dalla Morteo di Pozzolo Fornigaro, alla Philips di Alpignano, dalla Ausimont di Spinetta Marengo alla Grande Confezioni di Cuneo, dalla Vibac di Ticineto alla IBL di Coniolo. Ma, al tempo stesso, non c’è avvenimento di rilievo, non c’è domanda o bisogno sociale e territoriale insoddisfatto che non trovi posto negli atti di sindacato ispettivo di Muzio: dalle conseguenze negative di piccole e grandi calamità naturali che si abbattono sul territorio (e qui vorrei ricordare ancora una volta l'eccezionale impegno e la vicinanza umana di Angelo Muzio nei confronti degli alluvionati del novembre del 1994) ai rischi di inquinamento del suolo e dell'aria connessi allo svolgimento delle attività industriali e alle lacune ed errori nella gestione del ciclo dei rifiuti, dal mantenimento sul territorio dei servizi essenziali, da quelli scolastici a quelli socio-sanitari, all'adeguamento della dotazione infrastrutturale, dalle condizioni di lavoro degli insegnanti a quelle degli operatori degli uffici giudiziari, dalla situazione degli organici degli agenti di polizia penitenziaria nella provincia di Alessandria a quella degli agenti di pubblica sicurezza del Commissariato di Casale Monferrato. 
Legame col territorio, dunque, capacità di rappresentare bisogni e opportunità, sensibilità umana e vicinanza alla condizione dei soggetti più deboli. Ma anche qui troviamo accanto e, forse, prima ancora, della funzione di critica e di denuncia dell'operato dei pubblici poteri o di altri soggetti, quella sua non comune capacità politica di prospettare una qualche soluzione per ogni specifica situazione giudicata meritevole di intervento, di prospettare almeno un percorso di lavoro comune per affrontare o modificare in positivo, ciascuno nel proprio ruolo, una determinata situazione. 
Si tratta di qualità sempre preziose in politica e se possibile ancor più preziose in una fase storica, quella del dopo Tangentopoli, vissuta in Parlamento da Angelo Muzio, nella quale si accentua fino ad esplodere la crisi dei partiti politici intesi come depositari unici della capacità di analisi delle dinamiche sociali e di sintesi progettuale e nella quale si affaccia, insieme a un diffuso e ambiguo sentimento antiparlamentare, la crisi del Parlamento legislatore e co-governante e il rischio di una riduzione del suo ruolo e della sua funzione a luogo della rappresentazione e della semplice enunciazione di idee, di opinioni, di posizioni che si formano altrove, in luoghi sedi e soggetti privi della responsabilità democratica. 
Di fronte a questa doppia crisi, l'esempio di Angelo Muzio ci appare ancora oggi come un esempio positivo della capacità della buona politica, da un lato, di riorientare la propria azione ponendo al centro le istanze provenienti dal territorio, da cittadini che «pretendono» di essere rappresentati per vedere risolti i propri problemi e che «esigono» che lo si faccia in modo trasparente, dall'altro, di portare il proprio contributo all'obiettivo di riorientare il ruolo e la funzione del Parlamento da soggetto legislatore e co-governante a luogo della definizione delle grandi scelte e a soggetto controllore dell'equità, dell'efficacia, dell'impatto della legislazione e dell'azione dei vari livelli di governo sulla vita quotidiana dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. 
L'ultimo aspetto dell'esperienza parlamentare di Angelo Muzio al quale vorrei accennare è quello legato allo svolgimento dell'incarico di deputato Questore nella XIII legislatura o meglio, come si dice, nella sua qualità di «Questore anziano», dove si trova ad intervenire per assicurare (tale era ed è il compito del Collegio dei deputati Questori) il buon andamento dell'Amministrazione della Camera e sovrintendere alle decisioni di bilancio e di spesa. 
Anche in questo caso, la lettura degli atti parlamentari ci conferma quanto siamo venuti affermando sulla figura e sull'impegno parlamentare di Angelo Muzio: a partire dal fortissimo attaccamento ai principi e ai valori costituzionali e alle istituzioni democratiche e dalla quotidiana ricerca e prospettazione di ipotesi di lavoro comune e di soluzioni adeguate alla complessità delle questioni e delle situazioni da affrontare. 
Consolidare la democrazia, difendendo le istituzioni della rappresentanza nazionale dai luoghi comuni, dal qualunquismo e dall'antiparlamentarismo. Questa è stata la stella polare di un'azione quotidiana svolta dal collegio dei deputati Questori nella XIII legislatura, con il consenso e la guida dell'Ufficio di Presidenza, a tutela della dignità e del ruolo del Parlamento e della sua insostituibile funzione di massima espressione della sovranità popolare. Ma il perseguimento di questi obiettivi richiede anzitutto – come ebbe a dire Angelo Muzio in apertura delle discussioni in Aula dei bilanci per il 1996 e per il 1997, – che la Camera «partecipi allo sforzo di risanamento dei conti pubblici... con una manovra di riduzione del fabbisogno proprio finanziario», che i deputati accettino «qualche rinuncia necessaria» (es. la riforma dei vitalizi con l'introduzione del limite di età di 65 anni per beneficiare dell'istituto), che maturi la piena consapevolezza nella classe politica che la «riqualificazione del ruolo del Parlamento passa per il rispetto delle attese dei cittadini» e che tale rispetto è precondizione «per poter esigere il rispetto per la funzione parlamentare». 
Entro questa cornice valoriale e in un clima di forte assunzione di responsabilità politica (in quella legislatura il percorso delle riforme istituzionali arriva ad un passo dal traguardo con il lavoro della Commissione bicamerale per la riforma della Costituzione, la Camera approva la più ampia riforma del proprio regolamento dal 1971, ecc.), il collegio dei Questori avvia una profonda opera di modernizzazione delle regole, delle strutture, degli apparati posti al servizio della funzione parlamentare. Non vi è settore della vita della Camera che non venga investito da tale azione riformatrice: 
la riforma della struttura del bilancio interno, con l'indicazione degli impegni di spesa per competenza e per cassa, la decisione di procedere con determinazione alla revisione dei contratti in essere e all'espletamento di procedure di evidenza pubblica per l'affidamento dei lavori e la fornitura di beni e servizi, tendono a rendere più trasparenti e più misurabili le attività amministrative e la capacità delle strutture e degli organi parlamentari interessati di conseguire gli obiettivi di spesa prefissati; 
la riforma dell'amministrazione della Camera si pone gli obiettivi ambiziosi di un'amministrazione sempre più tesa al conseguimento degli obiettivi oltre che al rispetto delle procedure e al «perseguimento dell'efficacia e della qualità dell'attività dell'amministrazione e dei relativi controlli»; 
la decisione di procedere al cablaggio di tutte le sedi e gli uffici della Camera si propone, viene quasi da sorridere a rileggere in proposito gli atti parlamentari, di «dotare di un personal computer ciascun deputato nel corso del triennio 1996-1998», «di fornire a ciascun deputato i servizi di posta elettronica e di rassegna stampa automatizzata» e di garantire «l'accesso alla rete Internet dalle postazioni installate alla Camera in condizioni si sicurezza e di riservatezza»; 
la fissazione dell'obiettivo strategico della realizzazione di un ufficio per ogni deputato, che sconta, forse, l'oggettiva difficoltà di allora di rendersi pienamente conto che il travolgente sviluppo delle tecnologie ITC avrebbe di lì a pochi anni reso possibile avere in ogni momento «l'ufficio in tasca o in mano», dà vita ad un'imponente opera di ristrutturazione e riqualificazione delle sedi della Camera, con lo spostamento dei servizi amministrativi, del servizio del personale e del servizio informatica da Palazzo Montecitorio a Palazzo ex banco di Napoli e a Palazzo Theodoli-Bianchelli, con rifacimento e la messa a norma degli ambienti di lavoro e degli impianti elettrici, di riscaldamento e di raffrescamento dell'aria, con il cablaggio di tutti gli uffici, con la destinazione strategica di Palazzo Montecitorio a sede delle attività degli organi parlamentari e di rappresentanza e con i conseguenti interventi di ammodernamento degli impianti dell'Aula, del restauro del Velario, della realizzazione della Sala del Mappamondo, dell'approntamento del progetto per il rifacimento dell'Auletta dei Gruppi, ma anche con il restauro della facciata del Bernini e di quella del Basile e la riqualificazione urbanistica di Piazza Montecitorio e di Piazza del Parlamento.

«Dobbiamo metterci in sintonia e in armonia con 11 Paese – dirà Angelo Muzio nel corso della discussione sul bilancio interno per il 1997 –, ma l'armonia non si ottiene solo accogliendo le critiche o cronache ingenerose. Abbiamo creduto e crediamo necessario puntare sulla qualità e chiediamo a chi ci guarda senza indulgenza un giudizio, magari severo, sulle cose che stridono con l'interesse generale. Ma chiediamo anche di cogliere ciò che è difficile spiegare, ciò che non fa cronaca ma è capace di misurare il Parlamento, il nostro lavoro, la sua capacità di offrire, la volontà che anima molti di noi, un cambiamento possibile, necessario, anzi vitale per la stessa democrazia nel nostro Paese. 
Fra il 1998 e il 1999 gran parte degli obiettivi fissati all'inizio della legislatura appaiono raggiunti o in corso di raggiungimento e la riflessione sulle decisioni di bilancio e sulle iniziative di spesa appaiono più marcatamente segnate dalla necessità di consolidare nel tempo i risultati conseguiti o in via di conseguimento. Ma resta sempre chiara nelle parole del Questore Muzio la volontà di intendere il proprio impegno come capacità di rispondere ai bisogni: «Le scelte di bilancio – dirà nel dibattito sul bilancio interno per il 1999 – non sono scelte tecniche, ma politiche. Se è vero – ed è vero – che maggiore è la richiesta di realizzare una democrazia partecipata, dobbiamo saper dispiegare la nostra interlocuzione spingendoci a non ricercare giustificazione al nostro agire, scegliendo opzioni anche strategiche che individuino nei luoghi della politica un necessario elemento di realizzazione delle attese... Al termine di questo processo di ammodernamento e di sviluppo delle tecnologie al servizio della funzione parlamentare – conclude Muzio – il potenziale di lavoro di ciascun deputato sarà enormemente superiore rispetto quello attualmente disponibile. Forse, con la necessaria gradualità e badando bene a non creare difformità di trattamento, sarà effettivamente possibile trasferire su formato elettronico larga parte della nostra attività... Il nostro lavoro potrà svolgersi indifferentemente in Parlamento o fuori senza interruzione di alcuna delle funzioni permanenti che ci derivano dal mandato». 
Ci sarà tempo e luogo, qui alla Camera e fuori di qui, per approfondire la riflessione sulla figura e sull'impegno politico di Angelo Muzio, nel quadro di una più ampia riflessione del ruolo e della funzione dell'istituzione parlamentare. E forse, la stagione di riforme e di cambiamenti del modo di intendere e di svolgere la funzione parlamentare che vide protagonista Angelo Muzio nella veste di deputato Questore volge al termine o si è appena conclusa con il Referendum del 4 dicembre scorso. 
Ma non si è esaurita di certo la necessità di riflettere sul futuro del Parlamento e della funzione parlamentare, sulla rinnovata capacità del Parlamento di porsi al centro dell'ordinamento democratico, sia in termini di capacità di estendere la rappresentanza alle fasce sociali e generazionali che oggi se ne sentono ai margini o escluse, sia in termini di capacità di definire le grandi scelte legislative e di indirizzo e di farsi controllore attento dell'operato, dell'efficacia e dell'equità, dell'azione di governo a tutti i livelli. 
Lungo questo cammino, sarà sempre utile tenere a mente il concetto di rappresentanza come concretamente inteso e agito da Angelo Muzio, vale a dire come capacità della politica di dare una forma riflessiva ai termini del conflitto sociale e di dare risposta alle attese dei cittadini, confermando il Parlamento come cuore della democrazia, luogo della quotidiana ricerca del confronto e della condivisione delle scelte, del compromesso democratico, della pratica della tolleranza e della coesione sociale.