Presidente, colleghi, vorrei in questi pochi minuti ricordare il professor Carlo Dell'Aringa, per noi Carlo, a nome del gruppo del Partito Democratico. Vorrei, prima di tutto, che arrivasse un abbraccio commosso e sincero alla moglie Maria, ai suoi figli, ai suoi amati nipotini, che seguiva con tanta attenzione. Carlo con noi ha condiviso molto, prima come accademico, mai chiuso in una stanza ma sempre aperto all'evoluzione del dibattito sociale, poi come parlamentare del gruppo del Partito Democratico nella scorsa legislatura e membro del Governo Letta. Lo ricordo come l'antitesi della politica e della natura del dibattito di oggi: discreto e gentile in un mondo urlato; preparato ed autorevole in un contesto pieno di improvvisazione; dubbioso, aperto alle idee altrui, mai fazioso o arrogante in un ambiente dove tutti hanno false certezze; mai narcisista, in un mondo in cui ambizione ed egocentrismo tendono a prevalere sull'interesse generale. Carlo si sentiva sempre e solo un ingranaggio al servizio del bene comune, sempre alla ricerca di un progresso fatto di pazienti tessiture e cuciture, piuttosto che di strappi continui; una cultura, quella di Carlo, sempre partecipativa, mai antagonista, che considerava la relazione come un segno di forza e mai di debolezza.
Eppure Carlo Dell'Aringa era profondamente dentro lo spirito del nostro tempo, mai chiuso sul passato, sempre proiettato sul futuro. Non c'è un aspetto del welfare - lo ricordava, Presidente - del sistema pensionistico, del lavoro pubblico e privato, delle relazioni industriali, dei modelli organizzativi che non abbia studiato, approfondito e discusso. Era un eccezionale organizzatore di cultura e pensiero pubblico in una fase in cui il pensare collettivamente è entrato in crisi profonda. Non era solo un professore prestato alla politica, ma era un maestro, perché dei maestri aveva l'aspetto pedagogico e insieme paterno, l'aspetto generoso e insieme utopico.
A noi, oggi e per il futuro, rimane il sentimento più bello, che è quello della gratitudine. Grazie, Carlo