Data: 
Martedì, 7 Febbraio, 2017
Nome: 
Guglielmo Epifani

Signora Presidente, effettivamente, con la morte di Lelio Lagorio se ne va un esponente importante della politica italiana e, segnatamente, della parte socialista. È impossibile ricordare tutte le tracce della sua biografia; voglio solo ricordare la sua scelta da giovanissimo, a diciott'anni, di andare in clandestinità e unirsi al CLN di Volterra, oppure la sua tesi di laurea, fatta con il professor Calamandrei, di cui diventò poi assistente, la sua attività professionale e accademica, il percorso politico che da Unità Popolare, una formazione guidata da Parri, Calamandrei e Codignola, lo porta, nel 1955, ad aderire al Partito Socialista Italiano guidato da Pietro Nenni. Fu il 1o sindaco di Firenze dopo Giorgio La Pira, il primo presidente della regione Toscana, fu tre volte, come è stato ricordato, parlamentare, Ministro della difesa e del turismo, non soltanto nella vicenda degli euromissili, ma anche nella strage di Ustica; fu europarlamentare e membro della presidenza dell'Unione dei socialisti europei, militò e fu dirigente del Partito Socialista dal 1955 fino alla fine del PSI e fu sempre vicino alle posizioni autonomiste di Pietro Nenni e poi di Bettino Craxi. 
Fiorentino, di madre triestina, restò sempre legato alla sua città, ai suoi valori, alla sua profonda tensione democratica. Colpivano di Lagorio i suoi modi, la sua cultura, la sua misura, il suo rispetto; quando veniva appellato come Granduca di Toscana, non c'era ironia nelle parole, ma un profondo rispetto; non perse mai nelle vicende tumultuose degli anni Ottanta e Novanta proprio queste sue caratteristiche e rimase fino alla fine fedele allo stile di un uomo che sapeva riconoscere nell'interlocutore un interlocutore e mai un avversario. Per questo il Partito Democratico lo ricorda, esprime la sua stima e il suo affetto nei confronti della sua figura e unisce il proprio cordoglio al dolore della famiglia.