Data: 
Giovedì, 3 Luglio, 2025
Nome: 
Elly Schlein

Sono passati trent'anni dalla scomparsa di Alexander Langer, e forse oggi più che mai abbiamo bisogno del suo pensiero lungo, anticipatorio rispetto ai tempi e alle sfide dell'oggi. È impossibile non ricordare la sua grande intuizione, quando scrisse che la conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile; e quindi questa convinzione, che ha sempre tenuto unita la giustizia sociale con la giustizia climatica, con la pace e con la democrazia.

Era nato nella città più a Nord d'Italia, in una terra di confine dove la parola “pace” ha assunto per molto tempo un significato incerto e difficile. Eppure, nessuno come lui ha creduto profondamente in quella parola, nella pratica di quella parola, nella costruzione di percorsi di pace non solo come fine delle ostilità ma come dialogo, comprensione, ascolto e confronto tra le diversità. Per questa ragione, in tempi difficili per chi crede nella riconciliazione e lavora per cessare il fuoco, vogliamo ricordarlo. Perché Langer per primo ci ha detto che pace non è solo mancanza di conflitto, ma rispetto tra le persone e del creato. È stato uno dei fondatori del pensiero ecologista europeo, ma non solo. Perché ha saputo davvero cogliere anticipatamente i limiti di un modello di sviluppo che si è rivelato del tutto insostenibile e i legami inscindibili tra la democrazia, la pace, la questione climatica, la geopolitica e l'energia.

Lentius, profundius, suavius - ha ricordato anche adesso il collega Bonelli -, era il suo modo di rispondere e, anzi, di capovolgere il motto delle Olimpiadi. Quindi più lentamente, più in profondità, con più dolcezza ci invitava, anche, a interpretare il nostro ruolo in questo mondo.

Per Langer la politica non è mai stata convenienza: lo ha fatto con una militanza che l'ha visto impegnato in prima persona, senza mai anteporre il sé, per una politica dell'essere e non dell'apparire, per un lavoro comune, incessante, di costruttori di ponti. Qualcuno lo definiva “hoffnungsträger”, un portatore di speranza per superare ogni muro, ogni confine. Oggi lo vogliamo ricordare anche per aver parlato davvero per primo, con consapevolezza, di cosa vuol dire mettere in campo una conversione ecologica che emancipi le persone, perché questa emergenza climatica, che oggi pesa più che mai, che uccide persone, che uccide lavoratrici e lavoratori, è un'emergenza da cui abbiamo la responsabilità di uscire con politiche coraggiose, lungimiranti, che guardino alle responsabilità che abbiamo verso le prossime generazioni, come Alexander Langer ci ha insegnato a fare e ci ha chiesto anche di fare con l'ultimo monito che ci ha lasciato, chiedendoci di continuare in ciò che è giusto. Noi cercheremo di fare questo perché il suo pensiero lungo ancora oggi ci guida.