Grazie signora Presidente. Come ricordare in pochi secondi una personalità che ha attraversato un lungo arco di storia. Forse, mi sono detta, con le parole di protagonisti della sua stessa generazione, a testimonianza di contrasti duri, che lei prima, con gentilezza, ha definito contrasti non facili, e pure di un legame umano, di un rispetto, perché si riconosceva nell'altro e nell'altra una passione vera. Luciana Castellina ieri ha detto di Cossutta: carissimo avversario, compagno di speranze. Lei, che, con altri del Manifesto, fu espulsa dal Pci anche per la volontà di quel dirigente all'epoca molto potente.
O la testimonianza, ancora di ieri, del Presidente Napolitano: «Armando – scriveva Napolitano ieri – lasciò la guida della federazione di Milano e io di quella di Napoli nello stesso periodo, e a Roma, insieme, affrontammo prove complesse: la repressione di Praga e la condanna del PCI, uniti, perché Cossutta non fu mai un massimalista o un estremista». Parole vere ! E, infatti, in tempi recenti, mettendo innanzi il Paese e l'unità del centrosinistra, Cossutta ha scelto di sostenere il Governo dell'Ulivo, in rottura con il nuovo gruppo a cui apparteneva.
E, allora, di quella fotografia collettiva quale altro scatto rubare, signora Presidente, nel secondo che mi rimane ? Forse il volto – lo diceva prima Arturo Scotto – del liceale diciassettenne arrestato dai fascisti e detenuto a San Vittore. Era un ragazzo quando entra nelle Brigate Garibaldi e poi nella Milano liberata diventa, egli, leader delle fabbriche di Sesto e di Niguarda. Tanti operai come lui credevano che di là ci fosse qualcosa a sostegno di un'utopia che aveva aiutato nei momenti bui. Eppure, in lui ha convissuto, con quello, anche la spinta a innovare, perché Cossutta è potuto essere, con Rossanda, Quercioli e altri della mia città, nella loro epoca, il capo del rinnovamento contro chi non apprezzava e non voleva il Togliatti del dopoguerra.
È una storia complessa, molto complessa, e io non ho neppure un secondo per concluderla, ma per dire che è una storia densa come la storia dell'epopea che ha attraversato la democrazia del nostro Paese e forse, anche per questo, quell'uomo non ha mai potuto recidere il legame con il Partito Comunista italiano, con quel nome e con la svolta. Iniziò anche per lui un'altra storia. Lo fece per tanti di noi, lo fece per lui.
E però – e concludo – voglio ricordare qui come tutti assieme, sempre ad ogni 25 aprile, dietro lo striscione dell'ANPI ci si ritrova a Milano, lui con la sua Emi, un amore della vita, tutti lì, loro, noi, i ragazzi dopo di noi, tutti a dire che le storie, se nascono da valori buoni, si possono rigenerare nel flusso delle generazioni. Ora riposerà al Verano, accanto a Luigi Longo (era un suo desiderio).
A un altro protagonista della Repubblica che ci lascia, ai suoi figli Anna, Dario e Maura, ai suoi nipoti adoratissimi, vorrei rivolgere il mio abbraccio affettuoso e, soprattutto, esprimere il cordoglio sincero, davvero sincero, di tutto il gruppo del Partito Democratico.
Data:
Venerdì, 18 Dicembre, 2015
Nome:
Barbara Pollastrini