Data: 
Mercoledì, 17 Aprile, 2019
Nome: 
Roberto Giachetti

La ringrazio, Presidente. Non avrei mai immaginato, nella mia vita, di dover prendere la parola in quest'Aula per annunciare la scomparsa di Massimo Bordin, che è morto poche ore fa, a 67 anni. Massimo Bordin non solo è stato un mio amico fraterno, ma è stato anche il mio direttore e il direttore di tanti colleghi di Radio Radicale. Se volete che io risponda alla domanda su quale sia un modello di giornalismo, io penso che Massimo Bordin sia stato un modello di giornalismo. Non era solo un giornalista, ma era una persona che informava e formava, un uomo di un'intelligenza superiore che, coniugando un pozzo di cultura con una memoria straordinaria e un'ironia raffinata, era un punto di riferimento per tutti coloro che la mattina hanno avuto la fortuna di ascoltarlo.

Massimo Bordin è anche negli archivi della Camera dei deputati - non si sa - ma Massimo Bordin, quando io l'ho conosciuto ormai parecchi decenni fa, aveva lavorato con grande passione, con grande intelligenza e con grande cultura al lavoro dei radicali nella relazione di minoranza sulla loggia massonica P2 e molte delle cose che sono archiviate di quella relazione sono il frutto della collaborazione, insieme a Massimo Teodori allora deputato radicale, della sua fatica e del suo lavoro.

Conosciamo tutti Massimo Bordin per le sue rassegne stampa alla mattina. Massimo Bordin, però, era un giornalista che si è occupato di tante cose: si è occupato, per esempio, del Medioriente e, in particolare, di Israele e a Massimo Bordin va ascritta la geniale idea di occuparsi dello “Speciale Giustizia”, che ha creato lui praticamente, su Radio Radicale e che poi ha consentito nel corso del tempo - e partendo all'inizio solo da qualche processo - di poter aprire la finestra di Radio Radicale anche su tantissimi processi e ormai su quasi tutti i processi che riguardano questo Paese.

Massimo Bordin è stato una persona straordinaria, una voce libera, una persona che mancherà sicuramente - e l'ho visto leggendo le agenzie - un po' a tutti, perché era davvero un punto di riferimento, un punto di riflessione, un punto, per quanto mi riguarda, anche di ispirazione nel mio agire politico. Massimo Bordin ha voluto tenere riservata la sua malattia e ha voluto lavorare fino all'ultimo giorno in cui gli è stato possibile. Chi di noi lo conosceva si è reso conto, negli ultimi mesi, che la sua classica voce rauca e la sua tosse andavano oltre quella che era la sua normalità, anche quella per cui tutti l'avevano conosciuto, e, in particolare, quando abbiamo sentito e quando ho sentito le ultime due rassegne stampa ho capito che Massimo era lì nonostante non ce la facesse più.

Massimo ha impiegato gran parte del suo tempo per raccontare anche il nostro Paese e le ultime energie le ha spese insieme a tanti di noi, ma in prima fila per lavorare fino all'ultimo, fino all'ultimo respiro per salvare Radio Radicale. Massimo Bordin ci ha lasciato: vorrei umilmente rivolgermi a tutti i deputati, non mi rivolgo al Governo, a tutti i deputati, per fare in modo che almeno sia possibile nei prossimi giorni che non ci lasci.