Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione
Data: 
Lunedì, 19 Ottobre, 2015
Nome: 
Lorenza Bonaccorsi

A.C. 3272-A

Signor Presidente, onorevoli colleghi, riferisco anche a nome del collega Peluffo sull'ampio e denso dibattito che si è svolto presso le Commissioni cultura e trasporti sulla riforma dei modi di direzione e gestione della RAI, la cosiddetta governance. Non ripercorrerò in questa sede i dettagli dell'esposizione che ho svolto nelle Commissioni riunite lo scorso 16 settembre. Rammento soltanto che è stata ben presente alla discussione l'importanza del servizio pubblico radiotelevisivo, come garanzia – in una società democratica – del pluralismo dell'informazione e dell'effettivo esercizio del diritto a essere informati. 
Il tema del servizio pubblico, infatti, si inquadra entro l'ambito dell'articolo 21 della Costituzione, che come ben sappiamo prevede il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero. Sebbene questa legge sia solo un primo segmento di riforma dell'intero sistema radiotelevisivo, non solo noi relatori e il Governo, ma quanto ho potuto constatare dal dibattito presso le Commissioni riunite, tutti i gruppi parlamentari annettono alla governance della RAI una grande importanza. In questo senso, credo quindi che si possa smentire l'argomento per cui si tratterebbe di una «leggina» o, comunque, di un'occasione mancata. 
Costruire il servizio pubblico del futuro, perché è questo che abbiamo l'ambizione di fare, significa porre le condizioni per unagovernance che accompagni la trasformazione della RAI da broadcaster a media company, capace di essere presente e produrre contenuti per tutte le piattaforme, che sappia tenere conto delle enormi trasformazioni che hanno attraversato il sistema dei mediaaudiovisivi e radiofonici di questi anni, un servizio pubblico con una particolare attenzione all'innovazione tecnologica quindi. 
Maggioranza e Governo hanno inteso affrontare un problema vero, denso di implicazioni, ciò che peraltro è testimoniato dalla notevole mole di emendamenti che sono stati presentati e sui quali, con schiettezza, i vari gruppi parlamentari si sono confrontati. Ricordo anche che il 29 settembre 2015 si è svolto un supplemento di audizioni informali che si è, quindi, aggiunto all'indagine conoscitiva condotta dalla Commissione trasporti della Camera durata quasi un anno, e a quelle svolte dalla Commissione referente al Senato. 
Il provvedimento si compone formalmente di 5 articoli, il primo dei quali modifica l'articolo 45 del decreto legislativo n. 177 del 2005, la cosiddetta «legge Gasparri». La più importante modifica in tale contesto concerne la durata del contratto di servizio, che da triennale diviene quinquennale. Gli articoli 2 e 3 della legge, invece, contribuiscono a tratteggiare il nuovo volto degli organi di direzione della RAI. Il Consiglio di amministrazione passa da nove a sette membri e si prescrive che la sua composizione debba favorire l'uguaglianza di genere e un adeguato equilibrio tra componenti di elevata professionalità e comprovata esperienza nell'ambito giuridico, finanziario, industriale e culturale. Devono essere evitati i conflitti di interesse ed è vietato, come ovvio, il cumulo di cariche nella RAI e in società concorrenti. 
Il nuovo articolo 49 del decreto legislativo n. 177 prevede una serie di cause di ineleggibilità, legate ad attuali o recenti cariche politiche (sia nel Governo, sia nelle Assemblee elettive), e una serie di stringenti requisiti di onorabilità, tra cui mi piace segnalare anche quello che riguarda l'assenza di provvedimenti di prevenzione antimafia di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011. 
I componenti del CdA sono eletti due dalla Camera e due dal Senato, con un voto limitato a un solo candidato; uno è designato dall'assemblea dei dipendenti RAI; due sono indicati dall'azionista, su proposta del MEF. 
Queste nuove modalità di nomina dei membri del CdA assicurano la preponderanza dei membri di nomina parlamentare, coerentemente con i principi evidenziati nella giurisprudenza della 
Corte costituzionale. Durante l'esame in Commissione, è stato chiarito che i membri di elezione parlamentare presentano le loro candidature entro venti giorni dalla nomina, dopo che un apposito bando sia stato pubblicato sui siti Internet delle Camere e della RAI, almeno trenta giorni prima della nomina. La revoca dei componenti del CdA può avvenire ad opera dell'assemblea dei soci, ma diviene efficace solo se successivamente oggetto di una valutazione favorevole della Commissione parlamentare di vigilanza, che quindi si esprime con un voto. 
Il presidente del consiglio di amministrazione è nominato tra i suoi membri, sempre che abbia poi riportato il parere favorevole della Commissione di vigilanza, con la maggioranza qualificata di due terzi. A sua volta, il consiglio di amministrazione nomina l'amministratore delegato, su proposta dell'assemblea dei soci. Tale carica è triennale. 
Il nuovo articolo 49, comma 10, della «legge Gasparri» elenca in dettaglio le funzioni dell'amministratore delegato. Riteniamo, infatti, che la prima condizione per valorizzare il «ruolo industriale» della RAI è quella di dotarla di una guida chiara, riconosciuta, trasparente, efficiente, responsabilizzata: un capo azienda che sia in grado di prendere le decisioni e di essere chiamato a risponderne. Serve una guida manageriale vera, come quella di ogni altro player internazionale. Un emendamento approvato in sede referente dalle Commissioni ha portato ad attribuire all'amministratore delegato il potere di nomina dei dirigenti di primo livello, con la precisazione che per i direttori di rete, di canale e di testata, il parere del CdA è obbligatorio. Per i direttori di testata, inoltre, il parere è anche vincolante se è espresso a maggioranza dei due terzi. L'amministratore delegato propone, altresì, al consiglio di amministrazione il piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, con il quale la RAI deve conformarsi alle più ampie forme di pubblicità e trasparenza sia sulle proprie scelte di investimento e di produzione, sia sulle professionalità – sia interne, che esterne – di cui si avvale. 
In conclusione, voglio dar conto di alcune questioni su cui si è esercitata la dialettica presso le Commissioni, legata essenzialmente alla prossima scadenza della concessione del servizio alla RAI. È noto, infatti, che la concessione del servizio radiotelevisivo alla RAI scade il 6 maggio 2016 e, quindi, sarà necessario provvedere non solo al rinnovo, ma anche alla stipula di un nuovo contratto di servizio. Da questo punto di vista, il gruppo SEL – e penso, in particolare, alla collega Pannarale – ha presentato un emendamento volto a contemplare una procedura di consultazione pubblica che preceda il rinnovo della concessione.
L'onorevole Peluffo ed io, in qualità di relatori, abbiamo chiesto alla collega di ritirare l'emendamento perché stiamo riflettendo sulla formulazione di un atto di indirizzo, che possa venire incontro a questa sollecitazione. 
È stato anche avanzato il tema di un congruo periodo che deve intercorrere tra il rinnovo e la scadenza effettiva, così da non costringere le parti a lavorare con il fiato sul collo, o addirittura a rendere necessaria la proroga della concessione. Si tratta di un emendamento del collega Vacca. Anche in questo caso, avevamo chiesto il ritiro dell'emendamento, che viceversa è andato ai voti ed è stato respinto. 
I colleghi della Lega Nord hanno posto con intelligenza e sensibilità invece il tema dell'emittenza locale: anche qui – d'intesa con il Governo – come relatori abbiamo chiesto il ritiro dell'emendamento, perché a tale materia verrà dedicata un'attenzione specifica in altra sede. 
Un'altra serie di emendamenti ha interessato i contenuti della programmazione della RAI. Penso, per esempio, agli emendamenti relativi all'educazione sentimentale e a quelli volti a prevedere il divieto di pubblicità del gioco d'azzardo. Da questo punto di vista, come relatori, pur condividendone in pieno il merito, abbiamo ritenuto che si trattasse di materia riservata al contratto di servizio e non alla legge. Abbiamo, quindi, invitato i colleghi a ritirare gli emendamenti e a presentare ordini del giorno di istruzione al Governo. 
Da ultimo, ma non per importanza, affronto il tema dell'applicazione alla contrattualistica della RAI delle regole del codice degli appalti. Desidero chiarire come né il collega Peluffo, né io, né il Governo abbiamo in mente una RAI che operi in uno spazio vuoto di diritto e in modo arbitrario. Certo è, però, che la RAI si confronta su un mercato molto difficile e con una concorrenza agguerrita. Sicché la sfida da affrontare è quella di coniugare rapidità, tutela della specificità culturale e sensibilità aziendale, da un lato, con trasparenza, piena legalità e contendibilità del mercato, dall'altro. Mi sto riferendo, evidentemente, all'articolo 3 del provvedimento, che introduce nel testo della «legge Gasparri» un articolo 49-ter, che ha incontrato sia i rilievi dei colleghi, che hanno presentato diversi emendamenti, sia anche delle Commissioni in sede consultiva. 
In particolare, la Commissione ambiente e la Commissione per le politiche dell'Unione europea hanno legittimamente rimarcato come le deroghe consentite alla RAI al codice degli appalti devono essere le più circoscritte e motivate possibile. In sede referente, non c’è stato tempo per farci carico in modo conclusivo di queste preoccupazioni, ma preannunzio che, anche d'intesa con il Governo, stiamo ragionando su un emendamento che possa fungere da sintesi su tali questioni. 
Abbiamo di fronte, quindi, un percorso articolato, che comincia oggi con il rinnovo della governance e che proseguirà con la riforma del canone, con il rinnovo della concessione e del contratto di servizio. Un compito importante, per mettere la RAI nelle migliori condizioni per «informare, educare e divertire», come diceva uno dei padri della BBC. Voglio dare atto, e concludo, a tutti i colleghi delle due Commissioni di avere partecipato con attenzione e intelligenza ai lavori e auspico che il clima complessivamente collaborativo possa perdurare anche nel corso dell'esame in Assemblea.