A.C. 441, abbinate proposte di legge nn. 1657-1694:
Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico esprime un voto contrario alla proposta di rinvio in Commissione. Innanzitutto, per una questione di metodo, che, però, è sostanza: non è la prima volta - si sta ripetendo spesso - che un provvedimento, che approda in Aula su richiesta di un partito, un gruppo dell'opposizione, non viene affrontato, non viene esaminato e viene, con la tecnica del rinvio in Commissione, affossato dalla maggioranza e dal Governo.
Ora, la maggioranza e il Governo hanno tutto il diritto e la forza dei numeri per decidere di respingere un'iniziativa politica delle opposizioni. Però hanno anche il dovere politico di metterci la faccia, confrontarsi in quest'Aula e consentire a quest'Aula di esprimersi. Ancora una volta, invece, dopo una latitanza di molti mesi, viene scelta la strada del rinvio in Commissione, che, ripeto, non è un rinvio con finalità di approfondimento, come ha cercato di rappresentare il presidente della Commissione, ma è il tentativo di affossare il provvedimento, impedendone l'analisi e la discussione in quest'Aula.
E aggiungo: in relazione a questo provvedimento, non è certo il Comitato dei nove che questa mattina ha stabilito di procedere al rinvio in Commissione. È ormai da alcune settimane, alcuni mesi, che leggiamo sui giornali che vi è stata la scelta da parte della Presidente del Consiglio, sostenuta da Fratelli d'Italia, di non approvare questo provvedimento e impedirne, quindi, la discussione in quest'Aula. Quindi, oggi, di fatto, questa scelta è coerente con ciò che pubblicamente aveva fatto trapelare il Governo, direttamente la Presidente del Consiglio, e cioè che questo provvedimento non può essere esaminato e dev'essere dunque respinto.
Ed è coerente con quello che è successo in Commissione, perché questo provvedimento non è mai stato esaminato nemmeno in Commissione. Infatti, in Commissione, alcuni mesi fa, ormai sei mesi fa, vi è stata una sola e rapidissima occasione di inizio del confronto e si è trattato del voto sul testo base, presentato - devo dire - in fretta e furia, durante la Commissione in corso, ad alcuni gruppi, ad esempio al nostro, che non era stato coinvolto, né dalla maggioranza, né dai proponenti, sulla definizione del testo, che, peraltro, è decaduto perché i partiti che lo avevano sottoscritto hanno ritirato le loro firme, cioè siamo tornati al testo originario del collega Faraone, che non è quello che è stato oggetto di un voto iniziale di apertura e di analisi in Commissione all'inizio dicembre.
Ora, l'iniziativa del collega Faraone è un'iniziativa oggettivamente importante, perché tocca un tema che suscita e merita grande attenzione e grande rilevanza: non può esservi, infatti, un'istituzione nazionale - certamente, non il Parlamento - insensibile di fronte alla gravosità dei danni che produce un errore giudiziario sulla vittima dell'errore, sulle famiglie, sugli amici. E dunque è meritoria l'iniziativa di aprire un dibattito in Parlamento. Rispetto a quella iniziativa, noi abbiamo provato a portare un contributo con alcuni emendamenti, che abbiamo presentato anche a questo testo che è arrivato in Aula e che, ripeto, non vi è stata l'occasione di affrontare.
Ovviamente, si tratta di un'iniziativa che ha un valore simbolico e - è importante - non è una modifica alle procedure, all'ordinamento giudiziario, però ha un valore simbolico perché consente al Paese, un giorno, durante l'anno, di discutere di queste tematiche. Noi abbiamo suggerito alcuni interventi correttivi e integrativi, ad esempio di coinvolgere i consigli giudiziari in un dibattito rispetto al quale i consigli giudiziari non possono rimanere estranei. Ma, ripeto, non vi è stata la possibilità di affrontare nel merito questo provvedimento: gravissimo errore compiuto dalla maggioranza, che, come correttamente ha detto il collega Faraone, ha prima sottoscritto questo provvedimento, almeno in parte, poi ha ritirato le firme e siamo tornati al testo originario.
Fatto sta che, dopo mesi e mesi di discussione spesso un po' fuorviante, emersa sui giornali e anche abbastanza distante da quello che i gruppi parlamentari, almeno il nostro, hanno detto nelle pochissime occasioni in cui ci è stato consentito esprimere una posizione in Commissione, noi arriviamo al fatto che questa proposta non solo non è stata approfondita, né analizzata, né sono stati discussi gli emendamenti delle opposizioni e alcuni della maggioranza, ma viene affossata con un metodo che parla di sostanza, cioè l'impedimento al Parlamento di discutere di un provvedimento che risulta sgradito alla Presidente del Consiglio.