Data: 
Lunedì, 24 Ottobre, 2016
Nome: 
Donata Lenzi

Grazie Presidente. Ringrazio anche i colleghi di Sinistra Italiana, pur non presenti in Aula in questo momento, per avere voluto offrire alla discussione parlamentare il complesso tema del Servizio sanitario nazionale. Devo dire però che la loro mozione tocca punti tra di loro molto diversi, oltre a quello che è l'impianto e la sostenibilità del Servizio sanitario, e su alcuni punti specifico che farò riferimento a mozioni già portate in quest'Aula, a posizioni già assunte e in qualche caso già votate con larghissima condivisione. Mi riferisco specificatamente alle mozioni votate il 25 di luglio sul tema dei farmaci, mozioni complesse, lunghe, molto puntuali, approvate sia della maggioranza, che della minoranza, delle quali dovremmo invece rivendicare il fatto che una delle richieste lì contenute, che è quella del rifinanziamento del Fondo per i farmaci innovativi, dovrebbe trovare completa attuazione all'interno della legge di stabilità, così come ha detto il Ministro rispondendo a un question time alla Camera, il che è un segnale estremamente positivo e importante e noi auspichiamo che possa essere accolta anche la parte che invita a modificare la normativa per quanto riguarda la cura dei malati di epatite C. Quelle mozioni, lo ricordo, sono state approvate questa estate. 
Altro tema che viene affrontato, che quest'Aula ha discusso più volte, è quello delicatissimo della legge n.194 connesso adesso al tema della campagna fertility day, un po’ forzatamente connesso, perché in realtà sono tutte questioni che andrebbero tenute distinte. Il tema della 194 si scontra però con i poteri delle regioni – questo sarà un punto su cui tornerò di nuovo –, nei confronti dei quali mi sembra che qualche segnale di miglioramento ci sia, ma che rimanga un serio problema culturale, se è vero quanto è stato riportato dai giornali in merito a quello che è avvenuto in Sicilia, dove un medico si sarebbe riferito a un'obiezione di coscienza che non aveva nessuna ragion d'essere nel caso specifico. Vengo, allora, a quello che mi sembra il tema più di attualità, più rilevante, più di sistema, che è il tema del finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Stiamo discutendo delle cifre effettivamente assegnate o stiamo discutendo delle cifre attese ? Infatti, i tagli sono quelli praticati sulla carne viva, per cui avevi 110, 111 miliardi, e te ne trovi di meno, o ci riferiamo ai tagli anche con quelle che sono le aspettative che erano state delineate in un altro momento, in un altro contesto, in un'altra situazione ? 
Perché, se noi ci riferiamo al dato di fatto, allora il dato di fatto è che quest'anno, nell'anno 2017, dalle anticipazioni sempre fornite dal Ministro, il Fondo sanitario nazionale aumenta di 2 miliardi di euro. Non bastano ? Sicuramente non bastano, perché, se guardiamo alla dimensione europea, in tutti i sistemi sanitari pubblici europei, che sono, ricordiamoci, l'unico blocco continentale nel quale è possibile parlare di sistemi organizzati di sanità pubblica, in tutti questi sistemi, come dice l'ultimo reportdella Commissione europea, la spesa pubblica per assistenza sanitaria è andata ad aumentare fino al 2014, ma poi le sfide, le possibili soluzioni politiche si sono scontrate con una situazione di crisi, il contesto di invecchiamento della popolazione, il costo delle innovazioni tecnologiche e la necessità di spese di assistenza a lungo termine che forse il vecchio continente è chiamato a rimettere in discussione.
Noi torniamo, quindi, ad avere il segno più negli stanziamenti del Fondo sanitario nazionale, a rispettare l'accordo firmato quest'estate con le regioni. Sappiamo che c’è ancora un lungo percorso da fare, ma il primo passo, quello fondamentale, è stato fatto l'anno scorso, e viene ripetuto, ancora maggiorato, quest'anno. All'interno di questo quadro, noi solleviamo due questioni all'attenzione del Governo, con il quale manteniamo un dialogo positivo, quello che ci deve essere tra Parlamento ed Esecutivo. La prima questione attiene al tema del personale del Servizio sanitario nazionale: una contrazione delle assunzioni, che riguarda, in realtà, tutta la pubblica amministrazione, nell'ambito della sanità, dove l'invecchiamento del personale sanitario è superiore al dato medio di invecchiamento della PA, dove in particolare per i medici – denuncia recente del maggior sindacato ospedaliero – l'età media è 55 anni, il che preoccupa per la tenuta del futuro, ma preoccupa anche oggi, pensiamo alle notti, ai turni lunghi, alla fatica, la necessità di rispettare la normativa europea sugli orari di lavoro, questioni già affrontate nella precedente legge di stabilità che devono rimanere all'attenzione dell'Esecutivo. 
La seconda questione, invece, attiene a quello che è stato messo in cantiere per superare il limite che l'OCSE stesso, come ricordava la collega Binetti, ha indicato come uno dei limiti del Servizio sanitario nazionale, ma, devo dire, è esperienza concreta di tutti coloro che se ne occupano: il tema della moltiplicazione di diversi modelli organizzativi delle regioni. Ma non è tanto la differenza di modelli organizzativi, che, in realtà, possono poi essere ricondotti a tre o quattro grandi categorie, ma delle normative puntuali che riguardino gli orari, i farmaci cui si può accedere, la normativa sul ticket, quella sugli screening piuttosto che quella sui vaccini, che non giustifica, non ha più senso, comportamenti e diritti molto diversi da regione a regione. 
Mi permetto, però, di ricordare ai colleghi, anche dopo la discussione che c’è stata oggi, che la riforma costituzionale che viene sottoposta al voto prevede, all'articolo 117, lettera m), disposizioni generali comuni in materia di salute, in materia di sociale, e quindi tenta di riportare a livello nazionale almeno la definizione chiara non solo dei livelli essenziali di assistenza, ma degli strumenti attraverso i quali ottenere il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza.
Un passo avanti fondamentale, che viene richiesto da una larga parte di opinione pubblica, in particolar modo da quelli che sono costretti a spostarsi, di regione in regione, alla ricerca della cura migliore. I livelli essenziali di assistenza: dopo 15 anni è uscito il provvedimento, che arriverà alle Camere anche per la prima volta per acquisirne il parere. Dopo 19 anni è arrivato il nomenclatore tariffario nuovo, atteso ormai da vent'anni, che cerca di aggiornare rispetto a quelli che sono i supporti tecnologici per i pazienti in condizione di disabilità o di malattia cronica. Passi avanti significativi, che incideranno non solo sul piano dei costi, ma anche sul piano dei risparmi, perché prendere il prodotto migliore a volte può anche fare risparmiare e può finalmente adeguare una parte dei servizi sanitari prestati a quello che è l'anno 2016 in tutte le regioni italiane. 
Non sarà un processo automatico, non avverrà da subito, ci vorrà del tempo, ma siamo in grado di poter intervenire, dare suggerimenti, e mi auguro che i colleghi della Commissione collaborino a farlo. Rivendico, però, la novità di questo passo, l'importanza dei nuovi livelli essenziali di assistenza. Chiudo ricordando a tutti i colleghi che, nel predisporre la prossima legge di bilancio, questi temi, il tema di una maggiore omogeneità nazionale, il tema delle questioni che attengono al personale, i temi che attengono ancora alla lotta agli sprechi, che continuiamo a rimarcare, ma che qualche volta ci dimentichiamo di mettere in pratica, saranno di nuovo alla nostra attenzione. 
Non sarà alla nostra attenzione la scelta della direzione, dei direttori generali, dei direttori sanitari, dei direttori amministrativi, appena riformata secondo le indicazioni del Parlamento nella riforma della PA con un unico elenco nazionale, con lo scopo di sottrarre alla scelta del governatore, tra virgolette, la scelta sulla capacità, sulla professionalità dei manager, ma elencandoli in un unico elenco di livello nazionale. È appena partita, è ancora da misurare sul campo; io mi auguro, anzi, sono sicura che produrrà effetti.