Data: 
Giovedì, 27 Marzo, 2025
Nome: 
Rachele Scarpa

Grazie, Presidente. Abbiamo ricominciato anche noi, come gruppo del Partito Democratico, a intervenire a ogni fine seduta per sensibilizzare il Parlamento e il Governo sulla drammatica situazione di Gaza. Nella nebbia di silenzio, indifferenza e, a tratti, rassegnazione, che sembra avvolgere ormai da un anno e mezzo tutto l'Occidente democratico, quello che fregia di chiamarsi l'Occidente democratico, sembra che a volte abbiamo bisogno di storie individuali da assurgere a simbolo, di storie paradigmatiche. Anche se, quando si tratta di Palestina, sembrano non bastare più neanche quelli che, in altri contesti, chiameremmo eroi.

Non basta, dunque, la storia di Hamdan Ballal, premio Oscar, co-regista del film No Other Land, che è stato aggredito in casa propria dai coloni israeliani e che, successivamente, è stato arrestato dall'Esercito israeliano mentre si trovava all'interno dell'ambulanza dove stava ricevendo soccorso. Non basta la sua storia per raccontare la violenza sistematica e crescente dei coloni in Cisgiordania, la cacciata di oltre 40.000 persone dalle proprie case e come sia resa impossibile la vita dei palestinesi in Cisgiordania a causa degli oltre 900 check-point che sono spuntati come funghi dal 7 ottobre in poi.

Non basta la storia di Hossam Shbat, 23 anni, per raccontare dei 208 giornalisti uccisi deliberatamente dalle bombe del Governo israeliano.

Non basta la storia di Hussam Abu Safiya, medico, rimasto fino all'ultimo nell'ospedale che stava venendo evacuato per soccorrere i pazienti che non si potevano muovere da lì, per raccontare la distruzione sistematica degli ospedali, l'ultimo qualche giorno fa.

E non è bastata la storia di Hind Rajab, 6 anni, crivellata di colpi mentre si trovava all'interno dell'auto dalla quale stava cercando disperatamente di chiamare i soccorsi e di chiamare l'ambulanza, per raccontare il dramma dei bambini di Gaza, oltre 15.000 uccisi, e soprattutto il dramma dei bambini che sopravvivranno e porteranno per sempre con sé il ricordo di questo conflitto. Non basta il grido delle organizzazioni umanitarie che denunciano il blocco di oltre 63 tonnellate di aiuti umanitari all'ingresso, ai valichi che portano a Gaza e che parlano di rischio di carestia. Quindi, oltre alle bombe, si aggiunge la fame e non bastano i numeri impietosi: più di 50.000 morti dall'inizio del conflitto, dal 7 ottobre, 800 solo negli ultimi giorni. Chiedo al Governo di rompere il silenzio e l'inerzia che gettano vergogna e colpa su di noi, come Paese, rispetto alla questione della Palestina, di riconoscere lo Stato di Palestina e di mettere in campo delle azioni politiche per fermare questo massacro.