A.C. 2482
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, oggi di fatto ratifichiamo l'ennesimo decreto urgente che tratta eventi catastrofali nel nostro Paese. Un decreto che reputiamo non all'altezza degli eventi e delle emergenze che stiamo vivendo, a partire dalla mancanza di prospettiva e organicità, e che parte col piede sbagliato sin dal titolo: disposizioni urgenti per affrontare eventi straordinari.
Ecco, esattamente da qui nasce l'approccio sbagliato e di corto respiro di un provvedimento che aggiusta, perché di questo stiamo parlando, i decreti che precedono questo e lo fa - spero - rendendosi conto che molte delle cose che ci troviamo oggi ad approvare erano parte delle proposte che vi abbiamo rappresentato qui ormai due anni fa, se parliamo dell'ambito che riguarda i territori alluvionati, e un anno fa, se ci riferiamo ai territori dei Campi Flegrei, e che certamente erano le richieste dei territori e di chi le governa. Quali disposizioni urgenti, quindi! Si è messo mano a un quadro normativo ormai datato, prodotto per le alluvioni 2023, che, mentre voi accusavate i territori e i suoi amministratori di incompetenza e di inadeguatezza, gli stessi si trovavano a dover operare e produrre atti applicando norme complesse e farraginose sovrapponibili alla gestione ordinaria e inadeguate al ritmo necessario per portare a termine i lavori in corso e le progettazioni per mettere in sicurezza i territori e le popolazioni. Oltre all'annoso tema degli indennizzi e dei rimborsi, che qui non viene migliorato, e che ancora una volta conferma un incomprensibile tetto alla spesa per beni mobili. Bene che finalmente abbiate compreso che commissariare i governi locali non paga. Non paga elettoralmente se pensiamo alle recenti regionali in Emilia-Romagna o alle amministrative nei comuni colpiti e non paga sul fronte della ricostruzione e della prevenzione.
In questo decreto finalmente troviamo un maggior coinvolgimento delle regioni, degli enti locali e dei cittadini, confermando che forse, quando una candidata presidente di regione diceva che non c'era affatto bisogno di più responsabilità e che lei non le avrebbe volute e che bastava il lavoro della struttura commissariale, forse stava dicendo qualcosa di sbagliato, non comprendendo che agli occhi dei cittadini e delle cittadine, che vivono eventi catastrofici e che perdono tutto durante un'alluvione o vivono nella paura costante che possa arrivare una scossa più forte, c'è solo un volto che vedono e non è quello della Presidente Meloni, né di Musumeci, né di questo presidente di regione o di un altro. I cittadini vedono lo Stato, vedono la Repubblica, cercano responsabilità, onore e disciplina in coloro che sono incaricati pro tempore di prendersi cura di loro e della cosa pubblica.
Disposizioni tardive, più che urgenti quindi. Finalmente arrivano misure di semplificazione per la ricostruzione privata e pubblica, alcune agevolazioni fiscali e contributive richieste da tempo, la riarticolazione delle misure di coordinamento interistituzionale. Anche qui sarà mica che quando ci dicevate che stava procedendo tutto al meglio forse non era proprio esattamente così? Bene l'esenzione temporanea dell'IMU, alcune misure parziali sul rinforzo del personale in dotazione ai comuni (anche queste misure che vi abbiamo chiesto per mesi), misure per la semplificazione e l'accelerazione delle procedure che riguardano i contributi per la ricostruzione privata. Anche qui, forse, non era tutta colpa dei sindaci e, forse, non era tutta colpa delle piattaforme regionali. Si chiarisce il ruolo di ANAS e di RFI e si efficientano le funzioni commissariali.
Fin qui ho voluto dare merito ed essere onesta intellettualmente rispetto a migliorie in questo decreto. Anche grazie a un ripristinato - sottolineo: ripristinato - clima di leale collaborazione tra i vari livelli istituzionali si è determinato un lavoro di co-costruzione anche in questo provvedimento. Ma mi fermo qui. Grida invece vendetta quello che avete chiamato Programma straordinario di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico. Un miliardo in 10 anni. Sono un segnale insufficiente e disarticolato da una strategia nazionale necessaria, che purtroppo continuiamo a non avere, mentre da un lato riconoscete con questo provvedimento un rischio idrologico più elevato della media del Paese a un territorio, quello dell'Emilia-Romagna, che unisce la fragilità dell'Appennino a una pianura alluvionale che è stata oggetto di interventi di bonifiche per più di 200 anni. Di fronte a un evento che ha determinato 9 miliardi di danni ne stanziate uno, prelevandolo dal Fondo ricostruzione, in 10 anni.
Ecco, non è sufficiente. E sul secondo Capo che riguarda i Campi Flegrei, porzione del nostro Paese che ci preoccupa, che solo pochi giorni fa ha visto una nuova scossa di grado 4.6 e il distacco e il crollo di un costone nella località di Bacoli, anche qui disposizioni tardive. È il terzo decreto sui Campi Flegrei dopo 10.000 scosse, 130 edifici inagibili e una popolazione che vive in una seppur consapevole tensione costante. Continua a mancare una strategia chiara che non siano le dichiarazioni. Persone, territori e amministratori sono in balia di dichiarazioni di un Ministro e, non da ultimo, appunto, le zone da liberare, su cui si è espresso in maniera ambigua il Ministro Musumeci.
Decreti che hanno gocciolato piccoli provvedimenti, che hanno creato diverse categorie di sfollati in base al mese in cui si è vissuta la scossa. Ma anche qui mancano le risposte a quello che chiedono i sindaci e i territori, una strategia, un'analisi di vulnerabilità sismica degli edifici, risorse certe, semplificazione, competenze e responsabilità chiare tra i vari livelli di governo e rafforzamento della pubblica amministrazione.
E tornando al titolo “eventi straordinari”, la nostra contrarietà profonda a questo ennesimo decreto spezzatino è tutta qui. Non avete compreso davanti a quale tipologia di eventi siamo. Sia chiaro: sono tutto tranne che straordinari. Ogni anno il dato in crescita ci dice che in Italia si verificano 378 eventi climatici estremi. L'Italia è il primo Paese per morti in Europa da eventi meteo estremi. Il Climate Risk Index individua l'Italia come quinto Paese più colpito da eventi estremi al mondo, primo in Europa, terzo nel mondo nel 2022. E fra gli aspetti più impattanti ci sono le ondate di calore, la siccità, le inondazioni. Solo in questi giorni abbiamo assistito alla morte di un imprenditore di Loria, Brahim Ait El Hajjam, a San Lazzaro di Savena, e l'operaio nel vicentino in coma. Abbiamo assistito alle immagini di Bardonecchia. Anche in questo territorio abbiamo visto tempi di ritorno inediti e permettetemi di esprimere solidarietà alla sindaca di quel territorio, che ha dovuto anche lei sperimentare i tempi di ritorno delle dichiarazioni di Musumeci. Mentre si spalava il fango e si piangeva la perdita di un loro concittadino, puntualmente il Ministro non manca di esprimersi in polemica con i territori e con i sindaci, mentre loro sono occupati a mettere in sicurezza le proprie popolazioni. Un Ministro deve dare una mano alle popolazioni e agli amministratori. Le polemiche in piena emergenza non servono a nessuno, non servono alle popolazioni e alla cittadinanza. È il diritto a restare nei propri territori, restare con una prospettiva: questa è la chiamata a cui dobbiamo rispondere.
È questa la domanda di sicurezza in questa epoca storica che contrasti lo spopolamento, l'abbandono progressivo di molte zone, a partire da quelle collinari, spesso all'origine della forza devastatrice di fango e acqua. Il negazionismo climatico e l'approccio emergenziale continueranno a fare morire le persone.
Qui, Presidente, mi permetta un tributo di memoria a chi ha perso la vita in questi eventi, in questi anni, la profonda gratitudine per quell'umanità che si mosse in quelle settimane in Emilia-Romagna, in Toscana, nelle Marche e in tutto il territorio, la Protezione civile, le Forze dell'ordine. A questa memoria, dobbiamo rendere giustizia, soprattutto dobbiamo produrre provvedimenti all'altezza. Occorre un cambio di paradigma radicale, superare la necessità di interventi normativi, ripetuti ad ogni evento e, per ciascun evento, tornare più volte a correggere i decreti. Ci vuole una cultura della prevenzione che immagini e progetti i nostri territori con prospettive ventennali, prevenzione, manutenzione e investimenti…
…per la resilienza urbana, una legge-quadro sul clima e una cabina di regia. Ecco, se non sentiamo la responsabilità verso le generazioni future, che vivranno di più - come stiamo vedendo - l'impatto della crisi climatica, verso la vivibilità della nostra casa comune, verso il diritto a restare, allora questo provvedimento è più che sufficiente. Se, invece, vogliamo tornare a guardare al futuro e non aspettare che dalla cima ci travolga questa crisi a valle, beh, allora questo provvedimento non è sufficiente. Quindi, in pieno spirito repubblicano, abbiamo provato a fare proposte. Non le avete accolte. Questo decreto non è all'altezza della sfida che abbiamo davanti e il nostro partito voterà contro.