A.C. 1933
Grazie, Presidente. Lei mi perdonerà, Presidente, se ho qualche difficoltà nell'intervenire, ma ho ancora nelle orecchie il rumore fastidioso delle unghie sul vetro del collega Mascaretti, mentre cercava di spiegare all'Aula che oggi discutiamo di coesione dopo che, appena 13 giorni fa, in quest'Aula, con forzature inaccettabili, si è approvato un provvedimento che divide il Paese, in nome di un'autonomia differenziata che rende le regioni ricche più ricche e che rende il resto dell'Italia più debole.
Quindi, oggi, Presidente, discutiamo in Aula la legge di conversione del decreto Coesione, un decreto che, come abbiamo appena sentito, tocca vari temi, due su tutti: la gestione delle politiche di coesione del Paese e le politiche per il lavoro.
Leggendo l'articolato emerge chiaramente un dato: l'assenza di un progetto politico di questa maggioranza. Le misure di cui oggi discutiamo mancano di visione, di coerenza con le altre politiche che questo Governo ha presentato: una su tutte, proprio l'autonomia differenziata. Tutte queste misure, infatti, hanno un orizzonte di mesi, quando al Paese servirebbero politiche a lungo termine e una discussione su questo. Se esaminiamo il decreto troviamo - a partire dall'articolo 3, con il quale viene costituita l'ennesima cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio. questa volta per programmare la politica di coesione nel nostro Paese - una serie di misure volte a centralizzare la gestione dei fondi strutturali europei. Sempre presso Palazzo Chigi, l'articolo 4 istituisce un'altra cabina di regia per l'istituzione del Piano strategico della ZES unica del Mezzogiorno. Si definiscono i criteri per la scelta degli interventi prioritari della politica di coesione e le modalità attraverso cui avviene il monitoraggio degli stessi, ma sempre presso la Presidenza del Consiglio. Articolo dopo articolo, assistiamo a una centralizzazione completa delle responsabilità, come vediamo nei contratti di sviluppo, articolo 12, o nelle zone logistiche semplificate, articolo 13.
Il tutto alternato a misure che servono a rafforzare le risorse umane della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri, come l'articolo 6 attraverso il quale non solo viene garantito circa mezzo milione di euro per il personale non dirigenziale del Ministero delle Infrastrutture, ma anche, allo stesso Ministero, si aggiungono 4 nuovi dirigenti al Gabinetto del senatore Salvini. A questo segue il grande tema oggetto del decreto, quello del lavoro, che presenta misure che affrontano temi di grande rilevanza, come l'occupazione giovanile, quella femminile e quella del Meridione, ma anche qui sempre con un respiro corto, poche risorse e una prospettiva a breve. Si aprono finestre di pochi mesi per accedere a dei bonus che rappresentano le uniche misure per l'occupazione in molte aree del Paese, con nessuna certezza sul fatto che verranno riproposte.
Partiamo dalle politiche di coesione. Ripeto, sono passati 13 giorni da quando in questa stessa Aula questa maggioranza ha approvato il disegno dell'autonomia differenziata, con le bandiere sventolate dai banchi della Lega a celebrare una vittoria storica di chi ha spinto per la secessione delle aree più forti dell'Italia. Ma mentre ancora ricordiamo queste immagini, ci ritroviamo oggi a discutere di un decreto che centralizza tutta la politica di coesione a Palazzo Chigi. È una contraddizione che noi denunciamo dall'inizio, da quando autonomia differenziata e premierato viaggiano assieme, cioè due leggi che portano avanti due idee di Paese differente e che la maggioranza ha la presunzione che possano essere tenute assieme da un'idea politica per cui da una parte si centralizza e dall'altra si differenzia, come se queste due dinamiche, a un certo punto, non dovessero inevitabilmente andare in conflitto. Ormai è evidente che l'unico obiettivo di questa maggioranza sia il mantenimento del potere e dell'unità dell'alleanza, anche con la consapevolezza di dare direttive e normative contraddittorie e incoerenti, sapendo che più avanti questo sarà un prezzo che il Paese pagherà, ma intanto la nave va, perché il patto tra Fratelli d'Italia e Lega regge in nome di una dimensione centralistica nazionale che piace a Fratelli d'Italia, e di un provvedimento sulla differenziazione che piace alla Lega.
I fondi per la coesione europea - in realtà, lo sappiamo - sono nati dalla necessità di superare i divari tra le regioni, per arrivare ad una convergenza e valorizzare i territori. Decentramento e accentramento sono due contraddizioni in una politica di coesione, devono avere un equilibrio: protagonismo del territorio e centralizzazione dei controlli; ascolto, perequazione ed efficacia degli interventi territoriali rispetto a un'asticella che il centro alza e verifica. Ma, in realtà, ciò che fa il Governo è accentrare per gestire il potere, il cui risultato è la creazione di politiche inefficaci che si bloccano al momento dell'attuazione e che creano effetti distorsivi preoccupanti. Assistiamo così, anche oggi, all'impoverimento delle amministrazioni locali. Nel 2030 - ci dice INPS - ci saranno un milione di lavoratori pubblici in meno rispetto al 2008, di cui una larga parte in meno sarà negli enti locali. Questo vorrà dire amministrazioni pubbliche più deboli e meno proattive, nonché limitate capacità di portare avanti progetti complessi. Lo abbiamo già visto con il decreto PNRR e il decreto Sud: nel primo avete portato a Palazzo Chigi la cabina di regia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e avete sciolto l'Agenzia di coesione; nel secondo avete deciso di rendere la Zona Economica Speciale (ZES) unica per tutto il Mezzogiorno, e ne avete portato la gestione sotto il plenipotenziario Ministro Fitto, che adesso, prima di misurare il fallimento di questa strategia di accentramento, cerca di lasciarci per incarichi più prestigiosi.
Adesso, con questo decreto, vengono stabilite anche le regole che guideranno le cabine di regia da Palazzo Chigi. Non la vedete, colleghi, la contraddizione? Non la vedete la natura dell'autonomia differenziata, di cui state parlando?
La realtà, colleghe e colleghi, è che il vostro modello è l'Italia a due velocità, con il Nord che si tiene risorse e responsabilità e il Sud, ancora più debole, che si deve affidare ad un soffocante centralismo di Governo. Roma Capitale, Presidente, è capitale dell'intero Paese, non è la capitale burocratica del Sud. Voi con questo disegno, invece, confinate Roma ad essere il punto di interlocuzione solo delle aree più deboli del Paese. Con politiche di questo genere, Presidente, le diseguaglianze non possono che aumentare anziché diluirsi, la distanza tra Nord e Sud si cristallizza, la nostra produttività e la nostra crescita diminuiscono. Per mantenere il vostro accordo di potere state portando il Paese in un labirinto di specchi senza via d'uscita. Fin dall'inizio di questa discussione al Senato tutte le forze di opposizione si sono rese disponibili al dialogo, perché capiamo come il coordinamento degli investimenti comunitari e nazionali sia un tema fondamentale per il Paese. Questo è vero, ancora di più, in una fase economica globale così complessa come quella che stiamo vivendo, e avendo compreso fino in fondo come la programmazione degli anni passati è stata decisiva per far ripartire l'Italia dopo la fine del COVID-19. Qual è, invece, la vostra risposta? Accentrate a Palazzo Chigi, sotto il Ministro Fitto, con un livello di discrezionalità praticamente assoluto, non solo per la coesione, non solo per la ZES, e pensate di procedere a maggioranza nelle scelte che riguardano, invece, l'intero Paese e che riguardano il rapporto tra il centro e le autonomie del Paese.
Per fortuna, qualche nostro emendamento al Senato è stato accolto, altrimenti non ci sarebbero nel tavolo di confronto i comuni, non ci sarebbero state le province, non ci sarebbero stati i soggetti dei partenariati privati, la società civile, i sindacati e le associazioni di categoria. Ma nel complesso, rimane in piedi un impianto discriminatorio ed arrogante, in cui rimane escluso il confronto con i territori. Il Governo, infatti, pensa che il ruolo di alcune realtà locali rimanga secondario e che le decisioni si possano prendere dall'alto senza troppe perdite di tempo. Questa è la vostra autonomia che riconoscete al sistema degli enti locali, a cui togliete risorse e possibilità.
C'è da aggiungere un secondo punto. Noi abbiamo proposto un ruolo di controllo del Parlamento, dicendo: state accentrando, ma se si accentra a livello nazionale si garantisca un ruolo di contrappeso al Parlamento. Ma niente, anche qua avete bocciato le nostre proposte. Lo abbiamo capito, è troppo difficile confrontarsi con le opposizioni, che siano nei territori o che siano in Parlamento. Ma mi consenta, Presidente, di fare una considerazione. Questo Governo non affronta la questione della capacità amministrativa complessiva di mettere a terra le risorse, non propone nessun grande piano di investimenti e di assunzioni per rafforzare gli enti locali, ma definisce una linea di partenza: si propone lavoro precario e mal pagato, con piccoli interventi che hanno l'orizzonte della legislatura. Si rafforzano i numeri delle postazioni politiche, come se l'ampliamento continuo, la proliferazione degli staff intorno ai Ministri e ai Ministeri possa supplire alle debolezze della macchina amministrativa. Ma queste collaborazioni politiche per gli staff dei Ministeri servono a prendere le preferenze, le elezioni, non servono a guidare la macchina amministrativa e, in qualche caso - come abbiamo visto - sono anche scelte senza grande approfondimento e senza che il rapporto di fiducia poi sia così limpido, come abbiamo visto dopo l'inchiesta di Fanpage.
Allora, se è una buona notizia l'assunzione di 245 unità di segretari comunali e provinciali, collega Mascaretti, però dobbiamo anche dirci che abbiamo 8.000 comuni in Italia, quindi non è una misura che modifica la situazione. Sicuramente aiuta ad affrontare il ricambio generazionale ma, insomma, non siamo di fronte a provvedimenti che “spostano” per gli enti locali.
Voglio concludere, Presidente, se mi consente, soffermandomi sulle misure che riguardano l'occupazione, che sono contenute in questo decreto. Anche qui, manca un grande piano, l'abbiamo detto, per il lavoro, ci sono solo bonus con finestre di 6 mesi che non sappiamo se verranno poi riproposte; non c'è nessuna misura strutturale, il risultato sarà un caos informativo e amministrativo, che creerà solo altre diseguaglianze nella corsa a chi potrà partecipare ai bonus. Le imprese, Presidente, faranno fatica a programmare gli investimenti e i lavoratori, soprattutto i giovani e le donne, i più colpiti dal mercato del lavoro attuale, dovranno barcamenarsi tra misure che oggi sono valide e domani non si sa.
Presidente, continuare a gestire le politiche della coesione, le politiche del PNRR e le politiche degli investimenti con questa logica solo di maggioranza e solo di Governo è una visione a breve: l'avete coltivata in vista delle elezioni europee, siete forse soddisfatti di un risultato elettorale che puntella l'azione di maggioranza, ma non potete non vedere, Presidente, come venga avanti nel Paese una sfiducia verso la capacità di questo Governo di affrontare e risolvere i problemi. Ne è sintomo il vostro nervosismo, ne è sintomo il vostro silenzio nel momento in cui è stata approvata l'autonomia differenziata. La verità, Presidente, è che anche su questo provvedimento sulle politiche di coesione noi ci troviamo di fronte alla scena di una maggioranza che cerca di tenere stretto il suo patto di potere, in questo caso il protagonista è il collega Fitto, che anche oggi incassa un'altra cabina di regia e dà ai Ministeri, in cambio, altri staff, la possibilità di assumere altri collaboratori; questo patto di gestione è un patto di gestione, non ha nulla a che vedere con la coesione dell'Italia.