Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 3 Luglio, 2024
Nome: 
Ubaldo Pagano

A.C. 1933

Signor Presidente, onorevoli colleghi. Noi voteremo contro questo provvedimento per le ragioni che proverò a spiegare puntualmente. Ma l'occasione mi è utile per porgere i miei auguri, nonché saluti al Ministro Fitto che, a quanto pare, a breve ci lascerà per ricoprire incarichi più prestigiosi. Siccome questa è forse l'ultima opportunità per confrontarci di persona in quest'Aula, ne approfitterei anche per fare il punto sul suo operato nei 20 mesi a Palazzo Chigi. Guardate, l'anno scorso con il decreto PNRR e l'abolizione dell'Agenzia per la coesione ci ha voluto dare un primo assaggio della sua idea di coesione territoriale, quella fondata essenzialmente su un concetto: decido io. Infatti, sulla falsariga del decido io, abbiamo visto smantellare, pezzo dopo pezzo, tutto il sistema delle politiche di coesione che, prima del suo arrivo, si reggeva su 2 colonne: la sussidiarietà e la solidarietà. Oggi di quella impalcatura - ahinoi - resta molto poco: gli enti territoriali contano sempre meno, il Governo sempre di più perché se il mantra fittiano è “decido io”, allora è meglio che nessun altro ci possa mettere il becco.

I risultati li stiamo cominciando a percepire in tutto il loro splendore diabolico. Da cosa vogliamo iniziare, dalla ZES? La miracolosa ZES unica è ancora ferma al palo: se a distruggere le 8 ZES preesistenti ci avete messo qualche giorno, per mettere in piedi la nuova struttura e farla funzionare non vi è bastato nemmeno un anno. Lo abbiamo denunciato, a ragion veduta, nei giorni scorsi in cui è stata istituita e lo ribadiamo oggi che i fatti ci danno conferma coi numeri: la ZES unica non è un errore in teoria, ma nella pratica attuazione che ne state dando; è servita soltanto per avere il pieno controllo anche degli investimenti privati nel Mezzogiorno d'Italia, direttamente dalla sua enorme stanza dei bottoni, con una struttura di missione e una cabina di regia, che ancora non sappiamo se esistono e, soprattutto, cosa fanno.

Cosa importa se il prezzo da pagare è stato gettare in fumo una miriade di progetti di investimento per centinaia di milioni già pronti a partire: il suo ego è più grande di qualsiasi opportunità di rilancio. Oggi, la ZES unica si è rivelata per quella che è: una casa di cartapesta.

Se prima potevamo garantire regole e condizioni fiscali agevolate per le imprese, oggi stiamo chiedendo a chi vuole investire di farlo completamente al buio. Sì, perché questo è il meccanismo che ha messo in piedi il Ministro. Guardate, un'impresa presenta domanda oggi per un investimento iniziato ieri, ma soltanto a fine anno conoscerà il valore del credito d'imposta: è questo il geniale meccanismo escogitato dal Ministro Fitto, le famose “nozze coi fichi secchi”, a cui però rischiano di mancare i fichi. E il risultato qual è? Che, coloro che stanno facendo e faranno investimenti, saranno gli stessi che li avrebbero fatti comunque, e tanti saluti allo stimolo di nuove iniziative e, soprattutto, all'attrazione di capitali esteri, che era un po' il mantra su cui si reggeva la logica delle zone economiche speciali.

Sul PNRR non sta andando tanto meglio, ma in quel caso, quantomeno, è stato più furbo. Sapendo già che si sarebbe giocato la carta per un posto da commissario europeo - perché le sue ambizioni erano evidenti sin dall'inizio della legislatura - ha pensato bene di rimandare tutti quegli obiettivi che era certo di non riuscire a raggiungere, scaricando la patata bollente sul suo successore, mentre sarà già lontano da qui. E quando non riusciremo a raggiungere quei target, lui sarà ricordato come il Ministro bravo che ha raggiunto i target diminuiti di performanza, mentre quello che verrà sarà crocifisso come irresponsabile. Ma non si preoccupi, perché la sua eredità ce la ricorderemo lo stesso, una rimodulazione che ci è costata una decina di miliardi, con tagli alla sanità, agli asili nido e alle infrastrutture e i numeri nella contabilità che andremo a verificare saranno impietosi. Che dire, grazie Ministro, lei è già nella storia di questo Paese.

Per non parlare del combinato disposto dei soldi che state saccheggiando ai comuni italiani, 1 miliardo e 250 milioni di spending review, con un criterio allucinante: chi ha presentato più progetti e speso meglio i soldi del Piano, dovrà restituire più soldi al Governo. Insomma, avremo semplicemente sdoganato delle operazioni immobiliari, perché la spesa corrente non permetterà di gestire quello che sarà stato creato con i fondi del PNRR.

Un paradosso incredibile che premia il demerito, come incredibile è stato lo scippo di 3 miliardi e mezzo al Fondo di perequazione infrastrutturale, risorse che sarebbero dovute andare alla sanità, ai trasporti, all'istruzione, alle reti idriche, alle aree depresse del nostro Paese e che, invece, avete cancellato nella legge di bilancio del Governo Meloni. Lo dico perché stamane lui, con un passaggio sottile, ha voluto rispondere al collega Borrelli dicendo che non è questo decreto che li ha tolti, ma una legge di bilancio; peccato che quella legge di bilancio porta la firma del Governo di cui lui fa parte.

E poi, Ministro, il capolavoro dell'autonomia differenziata, perché se è vero che il Ministro Calderoli ci ha messo la firma, è stato proprio lui a porgergli la penna; e fu così che il Mezzogiorno d'Italia, che lui, per delega, avrebbe dovuto difendere e valorizzare in ogni sua forma ed espressione, è stato lì vigliaccamente barattato sull'altare di un accordo di Governo, venduto per tenere insieme una maggioranza parlamentare, condannato a nuovi divari e disuguaglianze peggiori per assicurare la sopravvivenza al capo supremo, al secolo Giorgia Meloni, per gli amici Giorgia.

È questa la banale e vergognosa verità e se, da un lato, si assicura la massima libertà al Nord Italia, dall'altro, con i disastri fatti proprio sulla coesione, si cuce la bocca al Mezzogiorno, commissariato dal Governo centrale ora e per sempre.

Ora, in molti, in questi mesi, si sono sforzati di trovare una coerenza tra l'autonomia differenziata, al Nord, e l'accentramento delle politiche di sviluppo, al Sud. L'unico disegno capace di tenere insieme la Lega Nord è un partito accentratore come Fratelli d'Italia, è quello di spartirsi il Paese, sezionarlo. Per fortuna, la nostra democrazia ha formidabili anticorpi per resistere a questo genere di deriva e quando le italiane e gli italiani bocceranno sonoramente questo progetto fratricida, pretenderemo le vostre scuse per aver attentato al valore supremo della solidarietà, al valore supremo dell'uguaglianza, al valore supremo dell'unità nazionale, e non sono termini vuoti.

E per finire la coesione, di cui questo provvedimento rappresenta l'ultimo sciagurato tassello. Una rivoluzione senza capo né coda, voluta per principio, per strappare dalle mani degli enti territoriali il potere di decidere la traiettoria da dare al proprio sviluppo. Anzi, Ministro, se lei si fosse soffermato sui dati, però, avrebbe scoperto una realtà differente, diametralmente opposta dalla logica che lei racconta per fondare queste riforme.

Leggendo la relazione del Ministero di qualche mese fa sulle ultime due programmazioni, si scopre un fatto interessante. Si scopre, ad esempio, che sia sui pagamenti che sull'avanzamento certificato i programmi gestiti dalle regioni tanto vituperate hanno fatto molto meglio dei PON gestiti dai Ministeri. Allora, dove sarebbe la prova che le amministrazioni centrali sanno spendere meglio delle regioni? Se ci sono distacchi anche di 20 punti percentuali che bisogna tradurre in miliardi di euro non spesi, dov'è la garanzia dell'efficienza che deriva dall'accentramento che fate con questi decreti? Semplicemente non c'è.

C'è la sua parola, ma la sua parola conta davvero molto poco, come abbiamo dovuto dimostrare in questi mesi. E ce lo dimostra anche un altro dato che si trova in questo documento, ossia la percentuale di avanzamento dell'ultima programmazione. Siamo a metà percorso, e al 29 febbraio abbiamo speso solo lo 0,94 per cento dei 75 miliardi di euro totali. Non c'è che dire, Ministro, un ottimo risultato! Ma forse se solo la smetteste di ricattare le regioni che voi ritenete nemiche, ma che sono semplicemente governate da coalizioni di colore politico differente dalle vostre - guarda caso, Puglia e Campania, a cui si è aggiunta la Sardegna, le uniche tre regioni che voi non governate, che ancora non hanno firmato gli accordi di coesione e che rappresentano circa il 35 per cento della spesa totale - forse il dato migliorerebbe. Anche in questo caso, sembra che la sua sete di vendetta sia più forte di qualsiasi altra cosa.

Vorrei concludere con una domanda, signor Presidente. Con quale coraggio, dopo aver eliminato, di fatto, la parola “coesione” dalla nostra Costituzione, avete scelto di chiamare questo decreto così? Con quale coraggio, dopo aver condannato il Mezzogiorno, siete venuti in quest'Aula a chiedere la fiducia? Con quale coraggio vi fregiate del titolo di patrioti se a una patria sola ne avete preferite 20 diverse? Ministro Fitto, credo di parlare a nome di moltissime donne e uomini del Sud Italia: le auguriamo un sereno viaggio verso Bruxelles e speriamo di poterla riabbracciare per le vacanze estive e, soprattutto, speriamo che a darle il benvenuto sia un Paese di nuovo unito e libero dalla morsa di questo Governo liberticida e secessionista. Noi non sentiremo la sua mancanza.