“È alle imprese agricole e alla loro capacità di misurarsi con i mercati globali con prodotti di qualità, certificati e sostenibili, che si deve il primo posto per valore aggiunto del comparto agricolo in Europa. Di cui tutti siamo contenti, figuriamoci. La propaganda governativa che vorrebbe attribuirsi il risultato è però davvero stucchevole, con il misero tentativo di mettere sotto il tappetto la polvere delle tante criticità che non sono state ancora affrontate e risolte”.
E’ quanto dichiara Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
“Basti pensare - aggiunge - all’inadeguatezze nell’affrontare, con misure resilienti e contrastanti, i mutamenti climatici che, di contro, Meloni, Salvini e Lollobrigida e pure Picchetto Frattin, continuano a negare, per continuare a sostenere i combustibili fossili, il cui esasperato utilizzo ha portato alla grave situazione di oggi con ripetuti disastri ambientali e danni al settore più vulnerabile l’agricoltura per 9 miliardi solo nel 2024. Danni che hanno fatto arretrare produzioni ed export dell’ortofrutta, con conseguente invasione dei mercati esteri a prezzi più vantaggiosi per i consumatori a detrimento della qualità e salubrità. Ed allora, ministro, certo gioiamo insieme, ma prima di mettersi una medaglia al petto e vendere fumo occupiamoci di quell’agenda piena di richieste e preoccupazioni che scrivono tutti i giorni le organizzazioni professionali agricole e le industrie della trasformazioni, a cominciare da piani strategici sul dissesto, dai ristori sulle emergenze, dai possibili dazi annunciati dall’amministrazione Trump, dalla lotta alla peste suina e le altre emergenze fitosanitarie, dalla necessità di garantire il ricambio generazionale in agricoltura anziché togliere gli incentivi, dal sostegno alle imprese per strutturare un diverso approvvigionamento energetico. Quando ci sono questi numeri nonostante tutto - conclude - servono i fatti per confermarli e migliorarli ancora e continuare a lavorare a testa bassa, non suonare la gran cassa nelle strade”.