• 27/07/2020

" Il Recovery Fund sarà la pietra tombale del populismo, perché ora non abbiamo più scuse: dobbiamo modernizzare il Paese. E per farlo serve il riformismo, non il populismo.Cose concrete e innovatrici, non chiacchiere di una grande rivoluzione che non arriva mai. Ecco il grande, straordinario spazio del Pd.  " Così Enrico Borghi, componente l'ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera e membro del Copasir , in una  una articolata  riflessione per la rivista  online  "Formiche".
"Un Pd che abdicasse alla sua vocazione maggioritaria - aggiunge Borghi - per rincorrere la fusione fredda con alcuni degli attuali alleati, immaginando Conte mallevadore, semplicemente tradirebbe la propria identità e la propria natura. Peraltro, un disegno simile aprirebbe strade e praterie alla destra facendo perdere una capacità di attrazione del nuovo, ipotetico soggetto, nei confronti di ceti produttivi, partite Iva (che sono in molti casi il proletariato 4.0) e autonomi."  Per l'esponente democratico, "Un Pd rigorosamente riformista, in grado di imporre l’agenda delle riforme, ora attuabili con il Recovery Fund, Sure e Mes, e di esprimere una leadership coerente, tornerebbe in fretta ad essere il primo partito e a superare il 30%. E al quel punto, dentro uno schema di alleanza su un programma e senza pretendere abiure o confluenze, potrebbe tranquillamente essere quello per cui è nato: la sintesi dei riformismi italiani, che non nasconde di voler guidare il governo per realizzare un programma di riforme per un’Italia più moderna e più giusta." Per Borghi "la modernizzazione del Paese, il superamento delle ataviche tare italiane può avvenire solo in un quadro riformista, con la fatica del sentiero stretto, del cambiamento costante e concreto, senza conservatorismi né rivoluzioni di salotto che lasciano tutto intatto. La sintesi dei riformismi compiuti con la nascita del Pd oggi si può saldare a nuovi fenomeni emergenti dalla società, se essi vengono trattati con rispetto e non come nuove mosche cocchiere, in un quadro da un lato di autonomia e dall’altra di capacità coalizionale. Il mondo che verrà sarà più giusto, e la lezione della pandemia sarà stata appresa, se sapremo fare tesoro di questo".