Berruto, nuovo poltronificio per accontentare interessi di presidenti che siedono in parlamento
“La proposta del ministro Abodi è un progetto di occupazione politica del calcio, una pietra tombale sull’autonomia e la terzietà di chi andrà a verificare i bilanci delle squadre di calcio” Così il responsabile nazionale sport del Pd, Mauro Berruto, che sottolinea come: “Mentre sono in corso al Senato delle audizioni proprio sulle riforme del calcio apprendiamo dalla stampa che il Ministro Abodi ha deciso di istituire un’agenzia, fatta di nomine politiche, per controllare i conti delle società di calcio, scavalcando in un colpo solo il Parlamento, il Coni, la FIGC e azzerando la Cosovic. E a coloro i quali l’intento pare positivo, perché certo i bilanci di molte società di calcio sono drammatici, occorre ricordare che persone indicate dalla politica dovrebbero giudicare i conti di presidenti o amministratori delegati che siedono in Parlamento fra i banchi della maggioranza”.
Il democratico Berruto sottolinea inoltre che: “Una parte del calcio, quella entrata pesantemente in politica in modo diretto sedendo in Senato, chiede sconti fiscali, denaro, pubblicità delle scommesse sportive e ora qualcuno suggerisce di far controllare i propri bilanci da organismi a loro volta controllati da propri colleghi. Se la coerenza fosse ancora un valore un passaggio del genere imporrebbe che cariche politiche, come quelle di senatore o deputato, diventassero incompatibili con la presidenza o un ruolo apicale di un club calcistico. Il Min. Abodi invoca la “terzietà”, principio fondamentale, ma contemporaneamente il più disatteso dal suo operato che continua invece a muoversi sul corporativismo e sulla richiesta di agire in difesa di singoli interessi o privilegi: sconti, rateizzazioni, magari con emendamenti nottetempo. La politica pretenda serietà e risanamento dall’azienda calcio, usando meglio ciò che esiste e non con operazioni che sanno di nuovi poltronifici, di zero terzietà, di zero rispetto delle istituzioni, politiche e sportive. Come, e di questo poco si parla, zero resta la visione, zero gli investimenti sui settori giovanili, zero le strategie per tutelare quel “made in Italy” che tanto piace in altri ambiti: i calciatori italiani e la squadra nazionale. Forse questo calcio non ha ancora toccato il fondo, ma ne è sempre più vicino”.