“Per quale ragione il pm Woodcock, nonostante fosse consapevole dell’inconsistenza investigativa della pista che prevedeva il coinvolgimento di agenti dei servizi segreti nell’inchiesta Consip, avrebbe suggerito e poi avallato l’inserimento di quella stessa pista nell’istruttoria?”. Lo chiede Alessia Morani, vicepresidente del gruppo Pd, annunciando la presentazione di un’interrogazione parlamentare.
“Le ricostruzioni giornalistiche – spiega – dell’indagine portata avanti dalla procura di Roma sul capitano del Noe Gianpaolo Scafarto allungano pesanti e gravi ombre sull’operato del pm John Woodcock. Dalle parole pronunciate da Scafarto davanti ai pm, poi confermate dalle intercettazioni riportate dai mezzi di stampa, emerge che l’inserimento nell’istruttoria della supposta interferenza di 007 rispetto alle indagini non sarebbe un errore, come si era inizialmente ipotizzato, ma una scelta deliberata di Woodcock. Si configurerebbe, in altre parole, un comportamento doloso tra i cui effetti c’era la possibilità di danneggiare il padre dell’ex-premier Matteo Renzi e quindi, indirettamente, lo stesso Renzi. A questo tipo di grave omissione, si aggiunge anche la diffusione illegale delle intercettazioni al Fatto quotidiano. Si tratta di un comportamento doppiamente illegale. L’ascolto del padre di Renzi, infatti, è avvenuto non solo per un reato che non permette il riscorso alle intercettazioni ma al di fuori del procedimento riguardante Tiziano Renzi, dal momento che, con il passaggio dell’indagine a Roma, l’unica procura eventualmente titolata a disporre una misura del genere, era appunto quella Roma. Anche in questo caso, quale sarebbe l’obiettivo del pm Woodcock, considerato che quelle intercettazioni, poi finite in un libro, non avrebbero mai potuto essere utilizzate in un processo?”.
“Il dolo nella stesura dell’istruttoria e le intercettazioni illegali rischiano di apparire come tasselli di una strategia concepita a tavolino per danneggiare una persona e, attraverso di lui, un partito politico. Hanno cioè comportato il rischio di alterare pesantemente la naturale dinamica del confronto democratico e quindi la democrazia stessa. Proprio perché nutriamo la massima fiducia nella magistratura, una fiducia confermata dalla rigorosa e ineccepibile gestione dell’indagine da parte della procura di Roma, chiediamo sia fatta piena luce sul comportamento del pm Woodcock e del capitano del Noe. Un’ombra del genere deve essere dissipata prima di tutto nell’interesse della giustizia”, conclude.