Rispetto al contributo di solidarietà che abbiamo proposto, credo non ci sia nulla di più strumentale che scambiare la opportuna e necessaria solidarietà che si chiede alle classi dirigenti e in primis alla politica e a chi ha redditi molto elevati, con chissà quale volontà perversa di tassare gli italiani. Abbiamo proposto un contributo per il quale chi ha di più da’ di più per sostenere chi non ha nemmeno le risorse per alimentarsi e per chi ha dovuto interrompere l’attività lavorativa e non ha altro sostentamento. Il contributo che incide solo sul reddito che eccede la fascia di riferimento è naturalmente progressivo ed è deducibile dal reddito dell’anno successivo. Non si tassa il 2019, ma il 2020 e il 2021.
Un cittadino che percepisce un reddito di 85.000 euro è chiamato a dare un contributo di 110 euro, chi ha un reddito di 135.000 euro darà un contributo di 1.400 euro, poco più di cento euro al mese. Non crediamo ci sia nulla di straordinariamente scandaloso se viene chiesta qualche decina di migliaia di euro a chi guadagna due o tre milioni di euro l’anno.
Alle opposizioni credo vada ricordato che il ministro Tremonti introdusse una misura simile nel 2008, di fronte a una crisi certamente grave ma non immediatamente drammatica per intere categorie di famiglie italiane come è la crisi che stiamo vivendo. Totalmente d’accordo naturalmente nel non comprendere i medici tra coloro che sarebbero chiamati a contribuire”.
Così Fabio Melilli, capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera.