L’’intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina, insieme ad alcuni europarlamentari e ong hanno visitato oggi la Corte Penale Internazionale (CPI) a L'Aja. L’incontro si inserisce nel quadro delle attività promosse dall’intergruppo volte a promuovere il dialogo e la giustizia internazionale per il rafforzamento della pace nella regione.
La delegazione democratica parlamentare è composta da: Laura Boldrini, Ouidad Bakkali, Sara Ferrari, Valentina Ghio, Andrea Orlando, Rachele Scarpa Arturo Scotto e dagli europarlamentari Brando Benifei, Sandro Ruotolo, e Cecilia Strada.
Mentre per ong e associazioni hanno partecipato AOI, EDUCAID, ARCI, ACS e Assopace palestina, Un ponte per.
Nel corso della visita, i rappresentanti della delegazione hanno incontrato i vertici della Corte Penale Internazionale(CPI) con i quali sono state affrontate le questioni che maggiormente stanno impegnando la Corte nei numerosi scenari di conflitto a livello globale.
Il tema che riteniamo urgente rilevare è il pesante attacco a cui è sottoposta la Corte, in particolare a seguito dei mandati di arresto che riguardano Netanyahu, Gallant e il capo dell'ala militare di Hamas, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri.
In particolare le due leggi in discussione al Congresso Usa e la Knesset israeliana (Paesi non aderenti alla Corte), comporterebbero pesanti sanzioni e l’introduzione di specifici reati, che oltre a colpire direttamente la Corte e i suoi funzionari, renderebbero impossibile e insostenibile, economicamente e politicamente, per qualunque soggetto collaborare con l’Istituzione, isolandola e quindi minandone l’esistenza stessa.
Diventa quindi nostro impegno primario, nella speranza di trovare convergenza e trasversalità, quello della protezione della Corte che è innanzitutto una conquista della comunità internazionale da proteggere, nata nel 1998 a Roma per dare giustizia alle vittime di crimini internazionali in scenari drammatici come quello del rwanda e dell’ ex Yugoslavia.
Salvare la Corte e i procedimenti, anche perchè non esistono sanzioni selettive e le azioni che distruggono la Corte di fatto cancellano la possibilità di aver giustizia, non solo sui procedimenti che riguardano Gaza , ma comprometterebbero anche i casi che riguardano ad esempio l’Ucraina. l’Afghanistan o il Darfour per citarne solo alcuni.
Proteggere la Corte significa quindi rifiutare la concezione di un diritto internazionale “à la carte” e doppi standard o doppie morai, ma operare perchè sia applicato il diritto internazionale, ne sia garantita la reciprocità, sia garantita giustizia alle vittime.
Bisogna chiarire che senza la legalità internazionale il mondo in cui viviamo, in un momento in cui si evoca “la mentalità di guerra”, sarà sempre di più in balia della risoluzione dei conflitti con le armi e creando un clima di impunità verso i crimini di guerra e la violenza hce si abbatte principalemte sulle popolazioni civili.